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Papa Leone XIV: "La piena comunione dei cristiani è una delle priorità della Chiesa cattolica"

apa Leone XIV si è recato presso la Chiesa Patriarcale di San Giorgio per assistere alla celebrazione della Divina Liturgia, presieduta dal Patriarca Bartolomeo I

La benedizione ecumenica |  | Elias Turk EWTN La benedizione ecumenica | | Elias Turk EWTN

Dopo la visita alla Cattedrale Armena Apostolica ad Istanbul, Papa Leone XIV si è recato presso la Chiesa Patriarcale di San Giorgio per assistere alla celebrazione della Divina Liturgia, presieduta dal Patriarca Bartolomeo I.

“Il nostro pellegrinaggio nei luoghi dove si tenne il primo Concilio ecumenico nella storia della Chiesa- ha detto il Papa nel discorso pronunciato al Fanar - si conclude con questa solenne Divina Liturgia, nella quale abbiamo commemorato l’Apostolo Andrea che, secondo l’antica tradizione, portò il Vangelo in questa città. La sua fede è la nostra: la stessa definita dai Concili ecumenici e professata oggi dalla Chiesa”.

“La fede professata nel Credo Niceno-Costantinopolitano – ha osservato Leone XIV - ci unisce in una comunione reale e ci permette di riconoscerci come fratelli e sorelle. Ci sono stati molti malintesi e persino conflitti tra cristiani di Chiese diverse in passato, e ci sono ancora ostacoli che ci impediscono di essere in piena comunione, ma non dobbiamo tornare indietro nell’impegno per l’unità e non possiamo smettere di considerarci fratelli e sorelle in Cristo e di amarci come tali”.

Il Papa, ricordando il cammino tracciato da Atenagora e da Paolo VI, ha aggiunto: “alla luce di questo cammino già intrapreso, molti sono stati i passi compiuti anche a livello ecclesiologico e canonico e, oggi, siamo interpellati a impegnarci maggiormente verso il ripristino della piena comunione”.

Al Patriarca Bartolomeo il Papa ha  assicurato l’impegno a “perseguire la piena comunione tra tutti coloro che sono battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, nel rispetto delle legittime differenze, è una delle priorità della Chiesa cattolica e in modo particolare del mio Ministero di Vescovo di Roma, il cui ruolo specifico a livello di Chiesa universale consiste nell’essere al servizio di tutti per costruire e preservare la comunione e l’unità”.

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Oggi – ha detto ancora il Pontefice – “le nostre Chiese sono chiamate a rispondere insieme agli appelli che lo Spirito Santo rivolge loro. Innanzitutto, in questo tempo di sanguinosi conflitti e violenze in luoghi vicini e lontani, i cattolici e gli ortodossi sono chiamati ad essere costruttori di pace. Si tratta certamente di agire e di porre delle scelte e dei segni che edificano la pace, ma senza dimenticare che essa non è solo il frutto di un impegno umano, bensì è dono di Dio. La pace si chiede con la preghiera, con la penitenza, con la contemplazione, con quella relazione viva col Signore che ci aiuta a discernere parole, gesti e azioni da intraprendere, perché siano veramente a servizio della pace”.

Leone XIV ha anche parlato della crisi ecologica che “richiede un’autentica conversione spirituale per cambiare direzione e salvaguardare il creato. Cattolici e ortodossi siamo chiamati a collaborare per promuovere una nuova mentalità in cui tutti si sentano custodi del creato che Dio ci ha affidato”.

Il Papa poi non ha dimenticato infine la sfida “dell’uso delle nuove tecnologie, specialmente nel campo della comunicazione. Consapevoli degli enormi vantaggi che esse possono offrire all’umanità, cattolici e ortodossi devono operare insieme per promuoverne un uso responsabile al servizio dello sviluppo integrale delle persone, e un’accessibilità universale, perché tali benefici non siano solo riservati a un piccolo numero di persone e a interessi di pochi privilegiati”.

Come successori degli Apostoli Andrea e Pietro – ha detto nell’omelia il Patriarca Bartolomeo – “ci sentiamo legati da vincoli di fraternità spirituale che ci obbligano a lavorare diligentemente per proclamare al mondo il messaggio della salvezza. La Sua visita di oggi non può essere ridotta a eventi di mero protocollo, ma al contrario esprime in modo molto concreto e personale il nostro profondo impegno nella ricerca dell’unità cristiana e la nostra sincera aspirazione al ripristino della piena comunione ecclesiale”.

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