Durante la celebrazione della Messa del 16 dicembre 1898 fu colpito da una paralisi improvvisa e cadde in una lunga agonia che si protrasse per otto giorni. Si spense il 24 dicembre dello stesso anno, dopo aver sopportato sofferenze atroci. Nei mesi successivi alla sua morte si verificarono eventi straordinari presso la sua tomba: il sepolcro cominciò a brillare e, tra i fedeli che vi si raccoglievano in preghiera, si moltiplicarono guarigioni ritenute inspiegabili. La tomba del monaco, che secondo le testimonianze trasudava un liquido simile a sangue mischiato ad acqua, attirò così persone da tutta la vallata e appartenenti a diverse religioni.
San Charbel é definito il "Padre Pio" del Libano, un taumaturgo, la sua fama è legata principalmente ai numerosi miracoli attribuitigli dopo la sua morte.
E Papa Leone XIV oggi è proprio qui a rendere grazie a questo santo.
Al suo arrivo, dopo un percorso in papamobile sotto la pioggia, all’ingresso principale del Monastero, il Papa viene accolto dal Superiore del Convento e dal Superiore Generale dei Maroniti, che lo accompagnano nel cortile del Monastero. Prima di entrare nella cappella che custodisce la tomba di San Charbel. Dopo il canto d’ingresso, un momento di preghiera silenziosa davanti alla tomba, il canto e l’accensione di una lampada votiva e il Saluto di benvenuto da parte del Superiore Generale dell’Ordine Libanese Maronita, Rev. Abate Mahfouz Had.
“Rendo grazie a Dio che mi ha concesso di venire pellegrino alla tomba di San Charbel. I miei Predecessori – penso specialmente a San Paolo VI, che lo ha beatificato e canonizzato – l’avrebbero tanto desiderato”, dice subito il Papa nel suo saluto in lingua francese.
“Carissimi, che cosa ci insegna oggi San Charbel? Qual è l’eredità di quest’uomo che non scrisse nulla, che visse nascosto e taciturno, ma la cui fama si è diffusa nel mondo intero?”, chiede il Pontefice.
“Vorrei riassumerla così: lo Spirito Santo lo ha plasmato, perché a chi vive senza Dio insegnasse la preghiera, a chi vive nel rumore insegnasse il silenzio, a chi vive per apparire insegnasse la modestia, a chi cerca le ricchezze insegnasse la povertà. Sono tutti comportamenti contro-corrente, ma proprio per questo ne siamo attratti, come l’acqua fresca e pura per chi cammina in un deserto. In particolare, a noi vescovi e ministri ordinati, San Charbel richiama le esigenze evangeliche della nostra vocazione. Ma la sua coerenza, tanto radicale quanto umile, è un messaggio per tutti i cristiani. E poi c’è un altro aspetto che è decisivo: San Charbel non ha mai smesso di intercedere per noi presso il Padre Celeste, fonte di ogni bene e di ogni grazia. Già durante la sua vita terrena molti andavano da lui per ricevere dal Signore conforto, perdono, consiglio. Dopo la sua morte tutto questo si è moltiplicato ed è diventato come un fiume di misericordia”, continua il Papa nel suo saluto.
“Anche per questo, ogni 22 del mese, ci sono migliaia di pellegrini che vengono qui da diversi Paesi per passare una giornata di preghiera e di ristoro dell’anima e del corpo. Sorelle e fratelli, oggi vogliamo affidare all’intercessione di San Charbel le necessità della Chiesa, del Libano e del mondo. Per la Chiesa chiediamo comunione, unità: a partire dalle famiglie, piccole chiese domestiche, e poi nelle comunità parrocchiali e diocesane, fino alla Chiesa universale. Comunione, unità. E per il mondo chiediamo pace. Specialmente la imploriamo per il Libano e per tutto il Levante. Ma sappiamo bene – e i santi ce lo ricordano – che non c’è pace senza conversione dei cuori. Perciò San Charbel ci aiuti a rivolgerci a Dio e a chiedere il dono della conversione per tutti noi. Carissimi, come simbolo della luce che qui Dio ha acceso mediante San Charbel, ho portato in dono una lampada. Offrendo questa lampada affido alla protezione di San Charbel il Libano e il suo popolo, perché cammini sempre nella luce di Cristo. Grazie a Dio per il dono di San Charbel! Grazie a voi, che ne custodite la memoria. Camminate nella luce del Signore!”, conclude il Papa.
La visita non termina qui, infatti il Papa visita il museo del Monastero, che custodisce reperti storici e reliquie.
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