Bkerké , lunedì, 1. dicembre, 2025 18:33 (ACI Stampa).
L'incontro. E dove c'è incontro c'è Cristo. Oggi, papa Leone XIV ha continuato il suo viaggio nel Libano, seconda tappa del Viaggio apostolico, con un incontro atteso dai giovani della terra del Libano. Giunge al Patriarcato di Antiochia dei Maroniti, dopo l'incontro interreligioso in piazza dei Martiri a Beirut. Al suo arrivo lo accoglie il Patriarca di Antiochia dei Maroniti, il cardinale Béchara Boutros Raï: il piazzale antistante il palazzo del Patriarcato, lo scenario. Ma ad attenderlo sono loro, soprattutto i giovani: 15.000 giovani che cantano ed esprimono la loro gioia nell'incontrare il papa. “Gesù Cristo, tu sei la mia vita” è l'inno che fa da introduzione al giro che il papà svolge in golf-cart tra la folla festante di giovani. Il papà sorride, è contento davvero di essere assieme a loro. Una volta salito sul palco il papa riceve dalle mani di alcuni giovani alcuni simboli: una scultura che raffigura delle mani, delle pietre, dei passaporti, dei cedri e la bandiera libanese, il Bambino Gesù, simbolo della fede, della rinascita di Gesù, simbolo della rinascita anche del Libano.
E' il momento del saluto di benvenuto del Patriarca di Antiochia dei Maroniti, il cardinale Béchara Boutros Raï. Un discorso che “a nome dell'Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici del Libano, ea nome della gioventù libanese” dà il “più cordiale benvenuto” al pontefice. E continua: "Vi salutiamo con le parole del Vangelo delle Beatitudini: «Beati gli operatori di pace». Benvenuti in Libano, questo Paese piccolo per superficie, ma grande per la sua missione, una terra santa dove Dio ha voluto che si incontrassero l'Oriente e l'Occidente e si intrecciassero culture, confessioni e civiltà. Benvenuti nella terra dei cedri, testimoni silenziosi che elevano i loro rami verso l'infinito come salmi che sgorgano dalla terra verso le alte sfere celesti". Parole che accolgono il pontefice, “il Papa della vicinanza, il Papa dell'ascolto e della misericordia, il Papa della pace, che ricorda al mondo che la luce è sempre più forte delle tenebre e che la voce della Chiesa sarà sempre voce di speranza e non di paura, voce di pace e non di violenza”.
Segue, allora, la Lettura del Vangelo di Giovanni, capitolo 14: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. (...) Vi lascio la mia pace, vi dò la mia pace». Dopo, una presentazione scenica in 5D. Successivamente, la parola ai giovani, Anthony e Maria, due volontari, che hanno parlato della loro esperienza durante l'esplosione del porto di Beirut del 4 agosto 2020. E, soprattutto, una testimonianza di vita anche in mezzo alla morte: "Ogni persona era semplicemente un essere umano che aiutava un altro essere umano, libanesi che stavano fianco a fianco. La nostra forza da sola non ha portato avanti questo lavoro. La forza di Dio ci ha sostenuto mentre davamo tutto ciò che avevamo. In mezzo alla devastazione, abbiamo sentito quanto Dio fosse presente tra noi e come una speranza resiliente continuasse a crescere, fondata sulla nostra fede nella risurrezione di Cristo e sulla nostra certezza che la luce vince sulle tenebre e la vita supera la morte”. Poi, quella di una giovane donna, Elie che ha parlato del suo Libano, terra senza garanzie: "Il crollo economico mi ha privato di tutto ciò per cui avevo lavorato. Ho studiato lavorando, ho guadagnato ogni centesimo con impegno e ho risparmiato per anni per iniziare a plasmare il mio futuro. Poi tutto è crollato. L'economia è crollata e ho perso ogni centesimo che avevo in banca. In un attimo, il mio lavoro, i miei sacrifici ei miei sogni si sono disintegrati, e mi sono ritrovato di nuovo al punto di partenza”. E, infine, la testimonianza di una donna giovane accompagnata dalla madre: hanno parlato di incontro, di dialogo interreligioso. Quello possibile, unica via di pace per i popoli. E poi le domande di due giovani che interrogano il pontefice, che parlano al mondo: “Come possiamo noi, oggi, giovani, preservare la nostra pace interiore e la forza della nostra fede, e rimanere "saldi nella speranza", come ci chiama a fare il Vangelo?” e l'altra, "Vediamo sempre più famiglie disgregarsi e le amicizie diventare superficiali, vuote ea volte puramente digitali o virtuali. In questa realtà, come possiamo preservare le nostre relazioni affinché possano non essere sincere, vere e fondate sull'amore genuino?". Domande che fanno riflettere, testimonianze che fanno meditare. Tutti.








