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Papa Leone ai libanesi, la vostra presenza qui è una vocazione

L'incontro interreligioso in Piazza dei Martiri a Beirut

Il Papa piantuma l' olivo |  | Vatican Media
Il Papa piantuma l' olivo | Vatican Media
Papa Leone XIV |  | Vatican Media
Papa Leone XIV | Vatican Media
Papa Leone XIV all'incontro interreligioso |  | AIGAV
Papa Leone XIV all'incontro interreligioso | AIGAV
Piazza dei Martiri |  | Vatican Media
Piazza dei Martiri | Vatican Media
Papa Leone XIV |  | Vatican Media
Papa Leone XIV | Vatican Media

"Come le radici dei cedri e degli ulivi penetrano in profondità e si estendono ampiamente sulla terra, così anche il popolo libanese è sparso in tutto il mondo, ma unito dalla forza duratura e dal patrimonio senza tempo della vostra terra natale. La vostra presenza qui e nel mondo arricchisce la terra con il vostro patrimonio millenario, ma rappresenta anche una vocazione. In una globalità sempre più interconnessa, siete chiamati a essere costruttori di pace: a contrastare l’intolleranza, superare la violenza e bandire l’esclusione, illuminando il cammino verso la giustizia e la concordia per tutti, attraverso la testimonianza della vostra fede". Papa Leone XIV lo dice in Piazza dei Martiri a Beirut.

La piazza è un simbolo della resistenza libanese e che prende il suo nome nel 1931, con il ricordo dei patriotiche vennero impiccati durante la rivolta contro i turchi, nel periodo della Prima Guerra Mondiale. La statua della piazza porta ancora i segni dei proiettili della Guerra del Libano. Il monumento è dello scultore italiano Marino Mazzacurati inaugurato nel 1960.

Il Papa Riprende Ecclesia in Medio Oriente, che Benedetto XVI ha firmato proprio a Beirut, per parlare di dialogo "in questo luogo straordinario dove minareti e campanili stanno fianco a fianco, eppure entrambi si slanciano verso il cielo, testimonia la fede duratura di questa terra e la persistente dedizione del suo popolo all’unico Dio".

Una terra culla delle religioni abramitiche, e dove si è guardato all' "arduo cammino e la incessante ricerca del dono prezioso della pace. Talvolta l’umanità guarda al Medio Oriente con un senso di timore e scoraggiamento, di fronte a conflitti così complessi e di lunga data. Eppure, in mezzo a queste lotte, si può trovare speranza e incoraggiamento quando ci concentriamo su ciò che ci unisce: la nostra comune umanità e la nostra fede in un Dio di amore e misericordia". La missione del Libano è "testimoniare la verità duratura che cristiani, musulmani, drusi e innumerevoli altri possono vivere insieme, costruendo un paese unito dal rispetto e dal dialogo".

Il Papa ricorda i 60 anni della Dichiarazione Nostra Aetate, e le pagine del Vangelo che portano Gesù nella regione della Decapoli, a Tiro e Sidone. E il nucleo del dialogo interreligioso è "la scoperta della presenza di Dio al di là di ogni confine e l’invito a cercarlo insieme con riverenza e umiltà".

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Paese dei cedri e dell'olivo che con "la sua lunga vita e la straordinaria capacità di prosperare anche negli ambienti più difficili simboleggia resistenza e speranza, nonché quel perdurante impegno, che è necessario per coltivare una convivenza pacifica".

Olio come balsamo per le ferite, come luce per "illuminare i nostri cuori attraverso la fede, la carità e l’umiltà". Cedro e olivo con radici che "si estendono ampiamente sulla terra" come il popolo libanese "sparso in tutto il mondo, ma unito dalla forza duratura e dal patrimonio senza tempo della vostra terra natale".

Ai libanesi il Papa dice: "siete chiamati a essere costruttori di pace: a contrastare l’intolleranza, superare la violenza e bandire l’esclusione, illuminando il cammino verso la giustizia e la concordia per tutti, attraverso la testimonianza della vostra fede". E conclude con lo sguardo a Maria Nostra Signora del Libano, venerata nel suo santuario a Harissa con la "statua della Vergine con le braccia aperte, per abbracciare tutto il popolo libanese. Possa questo amorevole e materno abbraccio della Vergine Maria, Madre di Gesù e Regina della Pace, guidare ciascuno di voi, affinché nella vostra patria, in tutto il Medio Oriente e in tutto il mondo, il dono della riconciliazione e della pacifica convivenza possa scorrere «come i ruscelli che scorrono dal Libano», portando speranza e unità a tutti".

Nel suo saluto Ignatius Youssef III Younan patriarca della Chiesa Siro Cattolica ha ricordato: "I nostri popoli, prima di tutto, desiderano ardentemente la stabilità politica, una pace costruttiva e una genuina fraternità umana tra tutti i cittadini. Siamo convinti che la visita di Sua Santità ci incoraggerà a rafforzare il nostro impegno incrollabile a vivere insieme in uno spirito di sincero dialogo interreligioso, dicendo la verità con carità e rispetto reciproco, pur rimanendo fedeli alle nostre radici nelle nostre terre d'origine". Altri patriarchi e rappresentati islamici hanno salutato il Papa ripetendo il principio della convivenza.

Il canto del Vangelo e del Corano, i canti, un piccolo documentario e le voci con sfumature politiche di alcune rappresentati hanno condotto al termine della cerimonia quando il Papa e gli altro hanno piantumato un olivo.

E dopo l'incontro di questa mattina con vescovi, sacerdoti, religiosi e operatori pastorali ad Harissa,  il Papa ha avuto un colloquio privato con i quattro patriarchi cattolici del Libano: Ignazio Yosef Younan, patriarca siro-cattolico di Antiochia; Raphael Bedros Minassian, patriarca armeno-cattolico di Cilicia; Bechara Boutros al-Rahi, patriarca maronita cattolico, e Yosef Absi, patriarca melchita. Con loro c'erano anche Louis Raphael Sako, patriarca caldeo di Baghdad, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, e il patriarca cattolico di Alessandria dei Copti, Ibraham Isaac Sidrak. Uno degli argomenti discussi è stata la data comune per la Pasqua. Tutti insieme formano il Consiglio dei Patriarchi Cattolici d'Oriente, con sede in Libano.

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Hanno poi pranzato in privato, raggiunti da tre patriarchi non cattolici: Aram I, Catholicos di Cilicia degli Armeni; Ignatius Aphrem II, Siro-Ortodosso di Antiochia (venuto a Nicea); John X, Patriarca Greco-Ortodosso di Antiochia. È stata una conversazione cordiale e amichevole.

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