Leone XIV spiega poi che il viaggio in Libano nasce come corollario del viaggio in Turchia per il 1700esimo di Nicea, e che comunque durante il viaggio nella Terra dei Cedri ha avuto “incontri personali con rappresentanti di diversi gruppi che rappresentano in realtà l'autorità politiche, persone e gruppi che hanno anche qualcosa da vedere con i conflitti interni o anche internazionali nella regione”. È un modo elegante per non citare direttamente Hezbollah, di cui gli era chiesto nella domanda.
E infatti il Papa aggiunge. “Il nostro lavoro principalmente non è una cosa pubblica che dichiariamo per le strade”. Piuttosto, si lavora “dietro le quinte” e “continueremo a cercare di convincere le parti a lasciare le armi e la violenza e venire insieme al tavolo di dialogo e cercare risposte a soluzioni che non sono violente ma che possono essere più efficaci e migliori per il popolo”.
A Leone XIV viene poi chiesto a che punto è nella sua “curva di apprendimento” nel suo nuovo “lavoro”. Il Papa ricorda che lui pensava di ritirarsi a un punto, e che comunque quando gli hanno chiesto, durante le congregazioni generali, se si sentiva un candidato, lui aveva detto che “tutto è nelle mani di Dio”, e che questo lo crede profondamente.
Indica il libro “The Practice of the presence of God” come uno dei modi per conoscere meglio il suo profilo. Leone XIV si descrive come una persona che “si fida di Dio” e lo ha fatto anche quando si trovava in mezzo a grandi sfide in Perù, “durante anni di terrorismo”, dicendo sempre a Dio: “Signore, mi affido a te. Tu guida la strada”.
Il Papa chiosa di essere “divertito da come i giornalisti interpretino la mia faccia”, perché “non sempre siete corretti”. “Ero al Giubileo dei giovani con oltre un milione di ragazzi lì. Ieri sera, una piccola folla. È sempre meraviglioso per me. Penso a me, queste persone sono qui perché vogliono vedere il Papa. Ma mi dico poi: sono qui perché vogliono vedere Gesù Cristo, vogliono vedere un messaggero di pace. Io credo che quell’entusiasmo è di ispirazione, e spero di non essere mai stanco di apprezzare tutto quello che quelle persone mostrano”.
Questione della pace in Europa. La Santa Sede – sottolinea Leone XIV – non ha partecipazione diretta sui temi dell’escalation, non è membro della NATO. Ma ricorda di aver chiesto tante volte il cessate il fuoco, e di aver sostenuto il dialogo invece della guerra, e nota che ora si sta aumentando la produzione di armi, e che c’è anche il tema dell’energia adesso che viene la guerra.
Leone XIV nota che “è evidente che da una parte il Presidente degli Stati Uniti pensa che possa promuovere un piano di pace che vorrebbe fare e che almeno in un primo momento è stato senza Europa. Però la presenza dell’Europa è importante. Quella prima proposta è stata modificata anche in base a quanto l'Europa stava dicendo in particolare. E penso che il ruolo dell’Italia potrebbe essere molto importante precisamente per la capacità che l’Italia ha di essere intermediaria in un conflitto che esiste tra diverse parti”.
Aggiunge Leone XIV: “Io potrei suggerire che la Santa Sede possa anche incoraggiare questo tipo di mediazione e che cerchiamo insieme una soluzione che veramente possa offrire pace, una giusta pace, in questo caso in Ucraina.”
Capitolo viaggi. Leone XIV dice che spera di realizzare un viaggio in Africa, e prima di tutto “spero di andare in Algeria per visitare i luoghi della vita di Sant'Agostino, ma anche per continuare il discorso del dialogo e costruzione di ponti fra il mondo cristiano e il mondo musulmano”, considerando che “Sant’Agostino aiuta molto come ponte, perché in Algeria è molto rispettato come figlio della patria”.
Quindi, c’è l’America Latina. Argentina e Uruguay “stanno aspettando una visita del Papa”, ma ci vorranno anche altri Paesi vicini e il Perù, ovviamente.
Il Papa guarda con attenzione la situazione in Venezuela. Dice che si studia la situazione a livello di conferenza episcopale con il nunzio. Stiamo cercando modi di calmare la situazione, cercando prima di tutto il bene del popolo, perché tante volte chi soffre in queste situazioni è il popolo, non solo le autorità”.
E aggiunge: "Le voci provenienti dagli Stati Uniti cambiano abbastanza frequentemente; a volte bisogna vedere. Da un lato, sembra che ci sia stata una conversazione telefonica tra i due presidenti. Dall'altro, c'è il pericolo, la possibilità di qualche operazione, qualche attività, persino di invadere il territorio venezuelano. Non so di più... Di nuovo, penso che sia meglio cercare vie di dialogo, persino pressioni – pressioni economiche – ma cercando un altro modo per portare un cambiamento, se è quello che decidono di fare negli Stati Uniti..."
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.
Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.
Ancora, sul tema del dialogo interreligioso. Leone XIV sottolinea che tutte le conversazioni in Turchia e Libano, “incluse quelle con molti musulmani”, sono state “precisamente concentrate sul tema della pace e del rispetto del popolo di diverse religioni”.
Leone XIV sottolinea di sapere che “non è sempre stato il caso”, che “in Europa, ci sono paure, spesso generate da persone che sono contro l’immigrazione e cercano di tenere fuori persone che possono essere di un’altra religione, un’altra nazione, un’altra razza”, e per questo “dobbiamo lavorare insieme”.
Sottolinea il Papa: “Uno dei valori di questo viaggio è proprio di attirare l’attenzione del mondo sulla possibilità che il dialogo e l’amicizia tra musulmani e cristiani è possibile. Credo che una delle grandi lezioni che il Libano può insegnare al mondo sia mostrare una terra dove l’Islam e la cristianità sono entrambi presenti e rispettati, ed è possibile vivere insieme, essere amici”.
Il Papa richiama “le storie, le testimonianze che abbiamo ascoltato”, che dimostrano come “cristiani e musulmani, che hanno entrambi avuto i villaggi distrutti, possono lavorare insieme”, e sono lezioni da ascoltare anche in Europa e Nord America, e questo ci può dire di essere “forse un po’ meno paurosi e cercare strade per promuovere il dialogo autentico e il rispetto”.
Capitolo sinodo, e in particolare il Sinodo tedesco. Il cammino sinodale – afferma Leone XIV – “non è esclusivo della Germania”, perché la Chiesa ha espresso “la sua sinodalità negli ultimi anni”, e ci sono “ci sono grandi somiglianze, ma anche marcate differenze” tra il modo in cui il cammino “si è sviluppato in Germania e il modo in cui potrebbe continuare a esistere nella Chiesa universale. Da un lato, direi che c'è spazio, certamente per il rispetto dell'inculturazione, il fatto che in un luogo e con modalità diverse si viva in un certo modo e in altri luoghi, non significa che ci sarà una rottura o una frattura”, ma “allo stesso tempo, sono consapevole che molti cattolici in Germania ritengono che certi aspetti del Sinodo, il modo in cui è stato celebrato in Germania fino ad ora, non rappresentino la loro speranza per la Chiesa o il loro modo di vivere la Chiesa”.
Secondo il Papa, “c'è quindi bisogno di un ulteriore dialogo di ascolto all'interno della Germania stessa, affinché nessuno venga escluso, affinché la voce di coloro che sono più potenti non metta a tacere o soffochi la voce di coloro che, pur essendo molto numerosi, non hanno un luogo in cui esprimersi, e affinché le proprie voci e altre espressioni di partecipazione ecclesiale vengano ascoltate contemporaneamente”.