L’Africa come primo obiettivo di viaggio, a partire dall’Algeria di Sant’Agostino. Ma anche l’America Latina, con le mete già note allo studio di Argentina, Uruguay e Perù. Lo sguardo al Venezuela.
Il presidente libanese Joseph Aoun ha rimarcato la straordinaria diversità religiosa del Libano, e il fatto che, in quel piccolo fazzoletto di terra, le religioni riescano oggi a vivere in uno spazio di dialogo, stabilito in maniera istituzionale con la divisione dei poteri apicali dello Stato, ma vissuta quotidianamente dalle persone. La diversità religiosa non riguarda però solo il rapporto tra le fedi. Anche nella stessa Chiesa cattolica, ci si trova con sette diverse Chiese cattoliche, espressione della varietà mediorientale e di una stratificazione storica che non ha eguali.
“Beati gli operatori di pace”. L’esordio di Leone XIV davanti al corpo diplomatico e alla società civile di Beirut racconta già, in qualche modo, il senso del passaggio del pontefice nella Terra dei Cedri, nel “Paese messaggio”, secondo l’espressione di Giovanni Paolo II. Un messaggio di pace che si lega idealmente al messaggio di unità della prima tappa del viaggio, laddove, insieme al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, ha anche ribadito che nessuna religione può fare la guerra in nome di Dio. Un messaggio che il Papa unisce ad un diritto che sembrava messo da parte in questi ultimi anni: quello di restare nella propria terra, prima ancora che di migrare.
possibilità, di un grande evento ecumenico a Gerusalemme nel 2033, quando sarà l’Anno Santo della Redenzione. Nel breve volo che da Istanbul lo porta a Beirut, Leone XIV ha parlato con i giornalisti in un breve, ma denso, botta e risposta. Nelle sue parole, il senso del viaggio in Turchia, le prospettive diplomatiche discusse con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, con un focus sulla situazione di Gaza e sull’Ucraina, e, appunto, la prospettiva di un altro grande viaggio ecumenico.