In un paese che può diventare fondamentale per la pace sia in Medio Oriente che in Ucraina il Papa parla di famiglia umana e del rischio delle mentalità consumistiche.
E al piccolo gregge cattolico in un paese sempre più islamico dice che la piccolezza è la logica della Chiesa, e il pensiero corre a Benedetto XVI.
Il Papa incontra in privato i capi delle Chiese, e visita un convento, firma la dichiarazione congiunta con Bartolomeo I e lasciando la Turchia verso il Libano parla con i giornalisti e ribadisce che solo la soluzione dei due stati può risolvere la questione israleo-palestinese "cerchiamo con le due parti di essere una voce mediatrice che possa aiutare ad avvicinarci a una soluzione con giustizia per tutti".
E lo stesso per l' Ucraina, il Papa spera che il lavoro del presidente turca possa essere utile.
E lancia la notizia di un incontro "nell’anno 2033, duemila anni della Redenzione, della Resurrezione di Gesù Cristo, che evidentemente è un evento che tutti i cristiani vogliamo celebrare. È stata accolta l’idea, l’invito ancora non lo abbiamo fatto ma la possibilità è di celebrare per esempio in Gerusalemme nel 2033 questo grande evento della Resurrezione".
Alle autorità libanesi dice di non lasciarsi vincere dal pessimismo, e che per la riconciliazione ci vuole lo sguardo verso il futuro. Ai giovani, tentati di lasciare la propria terra dice che "il vero principio di vita nuova è la speranza che viene dall’alto: è Cristo! Gesù è morto e risorto per la salvezza di tutti". Quando nel 2012 era stato Benedetto XVI a parlare loro era tempo di primavere arabe, oggi la situazione è tragicamente diversa. Ma Leone XIV parla di carità perché "la carità parla un linguaggio universale, perché parla ad ogni cuore umano".che "non è un ideale, ma una storia rivelata nella vita di Gesù e dei santi, che sono nostri compagni tra le prove della vita".
Poi la vista ai malati di mente, la preghiera al devastato porto di Beirut e la messa conclusiva con il monito a "riconoscere i dettagli nascosti, le tracce di Dio in una storia apparentemente perduta".
E nel congedo ancora dice "nessuno creda più che la lotta armata porti qualche beneficio. Le armi uccidono, la trattativa, la mediazione e il dialogo edificano. Scegliamo tutti la pace come via, non soltanto come meta".
Poi in aereo le domande si allargano a tutti i processi di pace, agli incontri, ai messaggi ricevuti e il Papa dice: "il nostro lavoro principalmente non è una cosa pubblica che dichiariamo per le strade, è un po’ dietro le quinte".
Una indicazione chiara di stile come la indicazione di uno dei suoi libri preferiti La pratica della presenza di Dio”. "È un libro davvero semplice, di qualcuno che non firma neanche con il suo cognome, fratel Lawrence, scritto molti anni fa. Ma descrive un tipo di preghiera e spiritualità con cui uno semplicemente dona la sua vita al Signore e permette al Signore di guidarlo".
Semplicità e fermezza ma soprattutto la discrezione di un monaco.
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