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Convertitevi perché Dio è vicino. II Domenica di Avvento

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

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Il Vangelo di questa seconda domenica di Avvento ci presenta una figura che domina questo tempo santo: Giovanni Battista, che si presenta come una voce che risuona nel deserto (Mt 3,1-12): una voce, però, particolare: non attira l’attenzione su di sé, ma la orienta su di un Altro; non intrattiene, ma scuote; non seduce, ma invita alla conversione.

Giovanni appare “nel deserto della Giudea”. Il deserto, nella Bibbia e nella spiritualità cristiana, ha una grande importanza. Esso non è solo un luogo geografico, ma il luogo dell’incontro con Dio, perchè il Signore si rivela e parla dove l’uomo fa silenzio e smette di coprirsi di rumori. Il messaggio di Giovanni è chiaro, asciutto, radicale: «Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino». Non dice “convertitevi perché siete cattivi” ma “convertitevi perché Dio è vicino”. La conversione non nasce dalla paura, ma dalla vicinanza di Dio. È la gioia di preparare la casa per un Ospite atteso. Convertirsi significa cambiare direzione, tornare a rimettere Dio al centro delle propria vita. Giovanni, quindi, ci aiuta a comprendere che l’Avvento non è tempo di sentimentalismi, ma di decisioni: è il tempo che il Signore ci dona per operare le scelte che davvero contano per la vita.

L’evangelista Matteo ci presenta  Giovanni con pochi tratti essenziali: un uomo vestito di peli di cammello, con una cintura di cuoio ai fianchi, che si nutre di locuste e miele selvatico. Il suo stile di vita testimonia un distacco vissuto, una libertà incarnata, una verità abitata. L’Avvento ci domanda la stessa coerenza: ridurre il superfluo, alleggerire il cuore, vivere con sobrietà, perché solo chi vive leggero può correre incontro a Cristo.

Giovanni scuote, richiama, converte. Le folle accorrono e i potenti lo temono. Eppure proprio nel momento di massimo successo personale, egli dice: «Colui che viene dopo di me è più forte di me… Io non sono degno di portargli i sandali». Ecco la grandezza del Battista: non si sostituisce a Cristo, non si appropria della missione, Il vero profeta non attira l’attenzione su di sè, ma conduce a Gesù. E questa è la missione di ogni battezzato. Il vero discepolo non si mette al centro, ma lascia che Cristo diventi centro. Ci troviamo così’ di fronte ad un’altra sfida dell’Avvento: smettere di riempire la vita di “io” e lasciare spazio al “Tu” di Dio. Lasciare che sia Lui a guidare, a illuminare, a dare forma alla nostra vita.

Giovanni parla anche di giudizio e dice: «Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». È un’immagine che non deve spaventarci. Essere battezzati “in Spirito Santo e fuoco” dal Salvatore che verrà, significa lasciare che Cristo ci immerga nel suo Spirito, che è luce per comprendere, forza per cambiare, calore per amare. Si tratta di  un’immersione che continua lungo tutta la vita

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Giovanni Battista, dunque, è davvero il modello dell’Avvento: ci invita al silenzio che ascolta; ci richiama alla conversione che rinnova; ci offre uno stile di sobrietà che libera; ci insegna l’umiltà che prepara la via al Signore; ci mostra la forza del fuoco dello Spirito che purifica.

E noi come possiamo vivere tutto questo in modo concreto? Possiamo, per esempio, sostituire qualche momento davanti alla televisione o allo smartphone con la lettura di un buon libro di spiritualità, o con la vita di un santo che ci ispiri e ci accompagni. Sono scelte piccole, ma reali, che aprono spazio a Dio e liberano il cuore. Così, quando il Signore verrà — perché verrà — ci troverà pronti ad accoglierlo, con una vita che ha imparato a brillare della sua luce.

 

 

 

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