Roma , sabato, 6. dicembre, 2025 10:00 (ACI Stampa).
Domenica scorsa siamo entrati pienamente nel tempo dell’Avvento che prepara al Natale. Domani l’Ufficio Nazionale per la pastorale della Salute della Cei propone un concerto evento per riflettere sui temi della vita nascente. Un racconto, in parole e musica, per celebrare Maria, simbolo di coraggio e fiducia nella vita, trait d’union tra Cristianesimo e Islam. “Il Magnificat di Maria” è il tema del concerto che si terrà alle 18, alle Corsie Sistine di Santo Spirito in Sassia a Roma. “Maria – spiega don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio CEI – rappresenta l’elemento di congiunzione tra la terra e il Cielo e l’aspetto più sorprendente è la straordinaria umanità di questa donna la quale, prescelta per una missione più grande e umanamente impossibile, accetta e si affida, affrontando le paure e le angosce suscitate dal fatto di aver accolto con coraggio la proposta divina e le sue conseguenze”. Durante la serata, anche due testimonianze di donne coraggiose, una ebrea e una palestinese. Entrambe, sottolinea don Angelelli, “ci ricordano che la figura femminile, per sua natura intrinseca, lotta con caparbietà anche nelle situazioni più estreme con quell’istinto che nasce dalla vocazione materna, istinto talmente superiore all’umano da potersi ricondurre direttamente al Dio che è padre e madre di tutti”.
Tanti anche gli appuntamenti nelle parrocchie e diocesi italiane in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione ma anche tanti i messaggi che arrivano per questo tempo di Avvento dai vescovi che domenica scorsa hanno aperto il nuovo anno liturgico.
“La liturgia di questo primo tempo di Avvento – ha detto domenica scorsa in cattedrale, il vescovo di Como, card. Oscar Cantoni - ci dispone a concentrarci sulla possibilità di andare oltre il presente, per proiettarci verso il futuro, quando il Signore Gesù tornerà nella gloria, per condurci verso la vita definitiva, la dimora eterna a cui siamo destinati, fino a godere la piena comunione con Dio. Là noi riposeremo e vedremo, scrive sant’Agostino. Vedremo e ameremo, ameremo e loderemo. Ecco ciò che alla fine sarà, senza fine. E quale altro fine abbiamo, se non di giungere al regno che non avrà fine?”. Per il porporato il cammino di Avvento “ci permette di puntare verso l’obiettivo giusto, ci insegna a non deviare. Cristo ci apre la strada verso la pienezza della comunione con Dio e tra di noi. A ciascuno il compito di percorrerla, chiamati a vivere eternamente con Lui nella gioia del Regno, che già fin d’ora possiamo pregustare”.
A Verona, sabato scorso, veglia diocesana di preghiera che ha segnato l’inizio del tempo di Avvento e del nuovo anno liturgico-pastorale. A presiederla il vescovo Domenico Pompili, che ha posto al centro il tema “Coltivare l’arte dell’attenzione” che è “la forma di amore più radicale perché ama senza dominare, guarda senza giudicare, riceve e dona senza pretendere”.
“L’Avvento ci insegna a vivere il tempo come occasione di crescita e di speranza”, ha scritto l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Claudio Maniago che invita a leggere l’ingresso nel nuovo percorso comunitario non come un semplice cambio di calendario, ma come un momento in cui la Chiesa è chiamata a riconoscere che il tempo non è soltanto una successione cronologica, bensì un luogo in cui maturano relazioni, responsabilità e scelte di vita. “Il tempo – scrive - non è solo misurazione, ma occasione in cui la presenza di Dio incoraggia l’uomo a crescere”. Maniago descrive l’anno liturgico come una “pedagogia del tempo”, un itinerario che permette di interpretare le tappe dell’esistenza non in modo ripetitivo, ma come un processo che trasforma. In questa prospettiva, l’Avvento inaugura un percorso che condurrà alle celebrazioni del Natale e ai momenti più significativi della vita ecclesiale.




