Città del Vaticano , mercoledì, 10. dicembre, 2025 10:24 (ACI Stampa).
Piazza San Pietro, ore 10. Il papa arriva nella piazza romana famosa in tutto il mondo: fa il suo consueto giro tra la folla che vuole abbracciarlo, vuole salutarlo. Ormai siamo quasi abituati a queste dimostrazioni di affetto che il popolo di fedeli riserva al pontefice. E lui, ricambia: sorrisi, benedizioni ai bambini, saluti. Un dialogo che testimonia il desiderio e la speranza di una Chiesa sempre viva. Ed è proprio alla speranza che è dedicata a questa udienza generale del mercoledì che giunge quasi a termine dell'anno giubilare vissuto: “Gesù Cristo nostra speranza”, questo il tema della meditazione di papa Leone XIV. E, in particolar modo, il pontefice si concentra sul tema della Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale. La Risurrezione di Cristo, tema che apre ad altri rivoli di parole: fra queste parole ce n'è una che il pontefice vuole approfondire, indagare: il tema della morte che è legato, ovviamente, a quello della Resurrezione appunto.
"Il mistero della morte ha sempre suscitato nell'essere umani profondi interrogativi. Essa infatti appare come l'evento più naturale e allo stesso tempo più innaturale che esista. È naturale, perché ogni essere vivente, sulla terra, muore. È innaturale, perché il desiderio di vita e di eternità che noi sentiamo per noi stessi e per le persone che amiamo ci fa vedere la morte come una condanna, come un “contro-senso”", con queste parole esordisce il pontefice. E sempre sulla morte continua il suo discorso ai fedeli: "La morte appare una specie di tabù, un evento da tenere lontano; qualcosa di cui parlare sottovoce, per evitare di turbare la nostra sensibilità e tranquillità. Spesso per questo si evita anche di visitare i cimiteri, dove chi ci ha preceduto riposa in attesa della risurrezione".
L'uomo cosa fa di fronte alla morte? Papa Leone XIV, allora, dà una lettura assai interessante. Antropologica, si potrebbe definire: parla di un'umanità che si scopre consapevole della morte, ma allo stesso tempo impotente. “Probabilmente da qui provengono le frequenti rimozioni, le fughe esistenziali davanti alla questione della morte” sottolinea il pontefice. Cita Sant'Alfonso Maria de' Liguori che nel suo celebre scritto intitolato "Apparecchio alla morte" - ricorda il pontefice - "riflette sul valore pedagogico della morte, evidenziando come essa sia una grande maestra di vita. Sapere che esiste e soprattutto meditare su di essa ci insegna a scegliere cosa davvero fare della nostra esistenza. Pregare, per comprendere ciò che giova in vista del regno dei cieli, e lasciare andare il superfluo che invece ci lega alle cose effimere, è il segreto per vivere in modo autentico, nella consapevolezza che il passaggio sulla terra ci prepara all'eternità”.





