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Papa Leone XIV: la Pasqua di Gesù ci fa pre-gustare la vita eterna

L'udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro

Papa Leone XIV | Papa Leone XIV | Credit Vatican Media Papa Leone XIV | Papa Leone XIV | Credit Vatican Media

Piazza San Pietro, ore 10. Il papa arriva nella piazza romana famosa in tutto il mondo: fa il suo consueto giro tra la folla che vuole abbracciarlo, vuole salutarlo. Ormai siamo quasi abituati a queste dimostrazioni di affetto che il popolo di fedeli riserva al pontefice. E lui, ricambia: sorrisi, benedizioni ai bambini, saluti. Un dialogo che testimonia il desiderio e la speranza di una Chiesa sempre viva. Ed è proprio alla speranza che è dedicata a questa udienza generale del mercoledì che giunge quasi a termine dell'anno giubilare vissuto: “Gesù Cristo nostra speranza”, questo il tema della meditazione di papa Leone XIV. E, in particolar modo, il pontefice si concentra sul tema della Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale. La Risurrezione di Cristo, tema che apre ad altri rivoli di parole: fra queste parole ce n'è una che il pontefice vuole approfondire, indagare: il tema della morte che è legato, ovviamente, a quello della Resurrezione appunto. 

 

"Il mistero della morte ha sempre suscitato nell'essere umani profondi interrogativi. Essa infatti appare come l'evento più naturale e allo stesso tempo più innaturale che esista. È naturale, perché ogni essere vivente, sulla terra, muore. È innaturale, perché il desiderio di vita e di eternità che noi sentiamo per noi stessi e per le persone che amiamo ci fa vedere la morte come una condanna, come un “contro-senso”", con queste parole esordisce il pontefice. E sempre sulla morte continua il suo discorso ai fedeli: "La morte appare una specie di tabù, un evento da tenere lontano; qualcosa di cui parlare sottovoce, per evitare di turbare la nostra sensibilità e tranquillità. Spesso per questo si evita anche di visitare i cimiteri, dove chi ci ha preceduto riposa in attesa della risurrezione".

 

L'uomo cosa fa di fronte alla morte? Papa Leone XIV, allora, dà una lettura assai interessante. Antropologica, si potrebbe definire: parla di un'umanità che si scopre consapevole della morte, ma allo stesso tempo impotente. “Probabilmente da qui provengono le frequenti rimozioni, le fughe esistenziali davanti alla questione della morte” sottolinea il pontefice. Cita Sant'Alfonso Maria de' Liguori che nel suo celebre scritto intitolato "Apparecchio alla morte" - ricorda il pontefice - "riflette sul valore pedagogico della morte, evidenziando come essa sia una grande maestra di vita.  Sapere che esiste e soprattutto meditare su di essa ci insegna a scegliere cosa davvero fare della nostra esistenza. Pregare, per comprendere ciò che giova in vista del regno dei cieli, e lasciare andare il superfluo che invece ci lega alle cose effimere, è il segreto per vivere in modo autentico, nella consapevolezza che il passaggio sulla terra ci prepara all'eternità”.

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Lo sguardo al presente, poi: un mondo contemporaneo in cui molte "visioni antropologiche attuali promettono immortalità immanenti, teorizzano il prolungamento della vita terrena mediante la tecnologia. È lo scenario del transumano, che si fa strada nell'orizzonte delle sfide del nostro tempo. La morte potrebbe essere davvero sconfitta con la scienza?" si chiede papà Leone XIV. E ancora: “Ma poi, la stessa scienza potrebbe garantirci che una vita senza morire sia anche una vita felice?”. 

 

Ecco, allora la risposta cristiana: "L'evento della Risurrezione di Cristo ci rivela che la morte non si oppone alla vita, ma ne è parte costitutiva come passaggio alla vita eterna. La Pasqua di Gesù ci fa pre-gustare, in questo tempo colmo ancora di sofferenze e di prove, la pienezza di ciò che accadrà dopo la morte". E ricordando le parole dell'evangelista Luca, nel racconto della Pasqua di Cristo, si sofferma su quella luce "che anticipa il mattino di Pasqua": dove "già brilla nelle oscurità del cielo che appare ancora chiuso e muto. Le luci del sabato, per la prima ed unica volta, preannunciano l'alba del giorno dopo il sabato: la luce nuova della Risurrezione. Solo questo evento è capace di illuminare fino in fondo il mistero della morte". La forza, la risposta alle nostre domande più intime non possono che giungere da Cristo Risorto che "ci ha preceduto nella grande prova della morte, uscendone vittorioso grazie alla potenza dell'Amore divino. Così ci ha preparato il luogo del ristoro eterno, la casa in cui siamo attesi; ci ha donato la pienezza della vita in cui non vi sono più ombre e contraddizioni".

Dopo la meditazione e il rissunto della catechesi in diverse lingue, il papa ha espresso preoccupazione per il "riacceso conflitto lungo il confine tra Thailandia e Cambogia. Ci sono state vittime anche tra i civili e migliaia di persone hanno dovuto abbandonare le proprie case. Esprimo la mia vicinanza nella preghiera a queste care popolazioni e chiedo alle parti di cessare immediatamente il fuoco e di riprendere il dialogo".

Aggiornato ore 11,00

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