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Natale, Papa Leone XIV: "Dio si fa simile a noi, rivelando l’infinita dignità di ogni persona"

Il Papa nell'omelia della Messa delle Notte di Natale: " La luce divina che si irradia da questo Bambino ci aiuta a vedere l’uomo in ogni vita nascente"

Papa Leone XIV |  | Daniel Ibanez EWTN
Papa Leone XIV | Daniel Ibanez EWTN
Papa Leone XIV |  | Daniel Ibanez EWTN
Papa Leone XIV | Daniel Ibanez EWTN

Papa Leone XIV ha presieduto questa sera nella Basilica Vaticana, per la prima volta nel suo pontificato, la Messa della Notte di Natale.

“In questa notte – ha esordito il Papa nell’omelia, citando la Scrittura -il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”.  Oggi – ha aggiunto Papa Leone – “viene Colui senza il quale non saremmo stati mai. Vive con noi chi per noi dà la sua vita, illuminando di salvezza la nostra notte. Non esiste tenebra che questa stella non rischiari, perché alla sua luce l’intera umanità vede l’aurora di una esistenza nuova ed eterna. È il Natale di Gesù, l’Emmanuele”.

“Nel Figlio fatto uomo – ha osservato - Dio non ci dona qualcosa, ma Sé stesso. Nasce nella notte Colui che dalla notte ci riscatta: la traccia del giorno che albeggia non è più da cercare lontano, negli spazi siderali, ma chinando il capo, nella stalla accanto. Il chiaro segno dato al mondo buio è infatti un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia  Per trovare il Salvatore, non bisogna guardare in alto, ma contemplare in basso: l’onnipotenza di Dio rifulge nell’impotenza di un neonato; l’eloquenza del Verbo eterno risuona nel primo vagito di un infante; la santità dello Spirito brilla in quel corpicino appena lavato e avvolto in fasce. È divino il bisogno di cura e di calore, che il Figlio del Padre condivide nella storia con tutti i suoi fratelli. La luce divina che si irradia da questo Bambino ci aiuta a vedere l’uomo in ogni vita nascente. Per illuminare la nostra cecità, il Signore ha voluto rivelarsi da uomo all’uomo, sua vera immagine, secondo un progetto d’amore iniziato con la creazione del mondo”.

“Finché la notte dell’errore oscura questa provvidenziale verità, allora - ha detto ancora il Papa citando Benedetto XVI -non c’è neppure spazio per gli altri, per i bambini, per i poveri, per gli stranieri. Così attuali, le parole di Papa Benedetto XVI ci ricordano che sulla terra non c’è spazio per Dio se non c’è spazio per l’uomo: non accogliere l’uno significa non accogliere l’altro. Invece là dove c’è posto per l’uomo, c’è posto per Dio: allora una stalla può diventare più sacra di un tempio e il grembo della Vergine Maria è l’arca della nuova alleanza”.

“Ammiriamo- è l’invito di Leone XIV-, la sapienza del Natale. Nel bambino Gesù, Dio dà al mondo una vita nuova: la sua, per tutti. Non un’idea risolutiva per ogni problema, ma una storia d’amore che ci coinvolge. Davanti alle attese dei popoli Egli manda un infante, perché sia parola di speranza; davanti al dolore dei miseri Egli manda un inerme, perché sia forza per rialzarsi; davanti alla violenza e alla sopraffazione Egli accende una luce gentile che illumina di salvezza tutti i figli di questo mondo”.

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“Mentre un’economia distorta – ha ammonito il Papa nell’omelia - induce a trattare gli uomini come merce, Dio si fa simile a noi, rivelando l’infinita dignità di ogni persona. Mentre l’uomo vuole diventare Dio per dominare sul prossimo, Dio vuole diventare uomo per liberarci da ogni schiavitù. Ci basterà questo amore, per cambiare la nostra storia? La risposta viene appena ci destiamo, come i pastori, da una notte mortale alla luce della vita nascente, contemplando il bambino Gesù. Sopra la stalla di Betlemme, dove Maria e Giuseppe, pieni di stupore, vegliano il Neonato, il cielo stellato diventa «una moltitudine dell’esercito celeste». Sono schiere disarmate e disarmanti, perché cantano la gloria di Dio, della quale la pace è manifestazione in terra: nel cuore di Cristo, infatti, palpita il legame che unisce nell’amore il cielo e la terra, il Creatore e le creature”.

“Ora che il Giubileo – ha concluso il Pontefice - si avvia al suo compimento, il Natale è per noi tempo di gratitudine e di missione. Gratitudine per il dono ricevuto, missione per testimoniarlo al mondo. La contemplazione del Verbo fatto carne suscita in tutta la Chiesa una parola nuova e vera: proclamiamo allora la gioia del Natale, che è festa della fede, della carità e della speranza. È festa della fede, perché Dio diventa uomo, nascendo dalla Vergine. È festa della carità, perché il dono del Figlio redentore si avvera nella dedizione fraterna. È festa della speranza, perché il bambino Gesù la accende in noi, facendoci messaggeri di pace. Con queste virtù nel cuore, senza temere la notte, possiamo andare incontro all’alba del giorno nuovo”.

Prima di iniziare la Messa, Papa Leone - che per la prima volta dall'inizio del pontificato ha indossato la fascia bianca con il suo stemma papale ricamato - si era recato sul sagrato della Basilica per salutare e benedire i fedeli che non sono potuti entrare all’interno per seguire la Messa.

"La Basilica di San Pietro - ha detto il Papa - è molto grande, ma purtroppo non è abbastanza grande da accogliere tutti voi. Tante grazie per essere venuti qui questa sera. Vogliamo celebrare insieme la festa di Natale. Gesù Cristo che è nato per noi ci porta la pace, ci porti l’amore di Dio".

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