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Papa Leone XIV: Forza dell'amore, più forte della forza delle armi

All'Angelus nella festa di santo Stefano di oggi in piazza San Pietro

Papa Leone XIV | Papa Leone XIV | Credit Vatican Media Papa Leone XIV | Papa Leone XIV | Credit Vatican Media


Finalmente, oggi, pare che il tempo dia un po' di tregua ai pellegrini giunti a Roma. Dopo questi giorni piovosi un po' di sole si scorge nella piazza più famosa al mondo, piazza San Pietro.
Alle ore 12 di oggi, festa di santo Stefano, diacono e primo martire, papa Leone XIV dal suo studio del palazzo apostolico vaticano si è rivolto alla folla per il tradizionale Angelus. Prima della preghiera mariana, una meditazione incentrata sul senso del martirio:  "Il martirio è nascita al cielo: uno sguardo di fede, infatti, persino nella morte non vede più soltanto il buio. Noi veniamo al mondo senza deciderlo, ma poi passiamo attraverso molte esperienze in cui ci è chiesto sempre più consapevolmente di "venire alla luce", di scegliere la luce" così il pontefice ai pellegrini riuniti nella piazza. 

 

E segue: "Il racconto degli Atti degli Apostoli testimonia che chi vide Stefano andare verso il martirio fu sorpreso dalla luce del suo volto e delle sue parole. È scritto: «E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo» . È il volto di chi non se ne va indifferente dalla storia, ma la affronta con amore. Tutto ciò che Stefano fa e dice raèpresenta l'amore divino apparso in Gesù, la Luce brillata nelle nostre tenebre”, ha continuato.

 

La sua attenzione poi si rivolge alla nascita di Gesù che “chiama alla vita di figli di Dio”. E poi sottolinea come questa nasciata abbia suscitato comunque “fin dall'inizio, la reazione di chi teme per il proprio potere, di chi è smascherato nella sua ingiustizia da una bontà che rivela i pensieri dei cuori”. E ribadisce che "nessuna potenza, però, fino a oggi, può prevalere sull'opera di Dio. Dovunque nel mondo c'è chi sceglie la giustizia anche se costa, chi antepone la pace alle proprie paure, chi serve i poveri invece di sé stesso. Germoglia allora la speranza, e ha senso fare festa malgrado tutto" afferma il pontefice.

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Il suo sguardo poi si rivolge al presente in cui potrebbe sembrare “impossibile la gioia”. E chi oggi “crede alla pace e ha scelto la via disarmata di Gesù e dei martiri è spesso ridicolizzato, spinto fuori dal discorso pubblico e non di rado accusato di favorire avversari e nemici” precisa il pontefice. Tuttavia, il cristiano non ha nemici, ma "fratelli e sorelle, che rimangono tali anche quando non ci si comprende. Il Mistero del Natale ci porta questa gioia: una gioia motivata dalla tenacia di chi vive già la fraternità, di chi già riconosce attorno a sé, anche nei propri avversari, la dignità indelebile di figlie e figli di Dio. Per questo Stefano morì perdonando, come Gesù: per una forza più vera di quella delle armi" sottolinea il pontefice.

E dopo la recita dell'Angelus, aggiunge: "Nel ricordo di Santo Stefano, primo martire, invochiamo la sua intercessione perché renda forte la nostra fede e sostenga le comunità che maggiormente soffrono per la loro testimonianza cristiana. Il suo esempio di mitezza, di coraggio e di perdono (0:45) accompagni quanti si impegnano nelle situazioni di conflitto  per promuovere il dialogo, la riconciliazione e la pace.  A tutti auguro una buona festa!".

 Aggiornato alle ore 12,13

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