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75 anni fa le bombe su San Lorenzo e l'arrivo del Defensor Civitatis

Pio XII a San Lorenzo |  | pubblico dominio Pio XII a San Lorenzo | | pubblico dominio

Sono passati esattamente 75 anni. Era il 19 luglio 1943 e gli Alleati - per la prima volta - bombardarono Roma. Quasi 600 aerei americani sganciarono su buona parte della Città Eterna circa 4000 bombe per un peso complessivo di oltre 1000 tonnellate. 

Nel mirino dei bombardieri al comando del generale americano James Doolittle - che nel 1942 aveva effettuato il primo bombardamento aereo su Tokyo come rappresaglia per l’attacco giapponese a Pearl Harbor - lo scalo ferroviario di San Lorenzo e i quartieri limitrofi: Tiburtino, Labicano, Prenestino, Tuscolano… Al termine dell’azione si contarono tra i romani circa 3000 morti. 

Era il 19 luglio e nemmeno una settimana dopo sarebbe caduto il fascismo. La monarchia era sempre più malvista per non essersi opposta all’entrata in guerra nel 1940. L’unica autorità ben vista era il Papa: un Papa romano, tra l’altro. Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli. 

E Papa Pacelli, appresa la notizia del bombardamento, ordinò di essere portato immediatamente a San Lorenzo per dare conforto alla popolazione. Il trasferimento dal Vaticano fu talmente repentino che non si fece in tempo nemmeno a organizzare la scorta per il Papa. 

Ma a far da scorta al Papa vi era in realtà il popolo romano che si strinse attorno al suo Vescovo. Pio XII rimase colpito da quello che vide, si avvicinò ai feriti, diede la benedizione ai morti, consolò i superstiti. E al ritorno in Vaticano la sua talare bianca era macchiata di rosso. “Il sangue di Roma”, disse il Papa ai suoi collaboratori.

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Roma venne bombardata una seconda volta il 13 agosto 1943 e anche in quella occasione il Papa si recò a San Giovanni, zona particolarmente colpita da questo secondo raid aereo alleato. 

Anche per la sua presenza a Roma nonostante i bombardamenti - a differenza del Re e del governo - il Papa si guadagnò l’appellativo di defensor civitatis. Una presenza costante anche durante l’occupazione tedesca, a rischio della deportazione in Germania. Un progetto studiato dallo stesso Hitler che però non fu mai - fortunatamente - messo in atto.