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Abusi, Papa Francesco nomina un amministratore per la diocesi australiana di Broome

Il vescovo della diocesi Saunders è sotto indagine per aver avuto una errata condotta sessuale. Si è autosospeso dallo scorso marzo e nega ogni accusa

Diocesi di Broome | Il logo della diocesi di Broome in Australia | Diocesi di Broome Diocesi di Broome | Il logo della diocesi di Broome in Australia | Diocesi di Broome

La diocesi di Broome, in Australia, è periferica, e copre circa mezza dozzina di missioni sperdute nei territori aborigeni. Da 25 anni, vescovo di quella diocesi è stato Christopher Saunders. Contro di lui ci sono state accuse di abuso, quindi una visitazione apostolica a marzo che lo ha portato a “mettersi da parte”. Il vescovo ha sempre fortemente negato ogni accusa. Da oggi, Papa Francesco ha deciso di nominare Monsignor Paul Boyer amministratore apostolico sede plena della Diocesi.

Significa che il vescovo Saunders continua formalmente a tenere la guida della diocesi, ed è chiamato, secondo diritto canonico, a collaborare “per quanto gli compete, al pieno, libero e sereno espletamento del mandato dell'amministratore apostolico”.

La decisione del Papa fa seguito ad una aggressiva inchiesta dei media australiani, che avrebbero scoperto una serie di abusi nella diocesi di Broome da parte di sacerdoti. La responsabilità viene fatta ricadere su Saunders, anche lui accusato – ma le indagini sono ancora in corso – di cattiva condotta sessuale.

Lo scorso marzo, il vescovo Saunders si era fatto volontariamente lo scorso marzo, quando la santa Sede aveva inviato una visitazione apostolica per certificare lo stato di salute della diocesi. Secondo i media australiani, le indagini sul vescovo Saunders sarebbero iniziate a ottobre 2018. Il vescovo Saunders, che è arrivato a Broome nel 1975 ed è vescovo del 1995, ha sempre negato ogni accusa.

La visitazione apostolica è ancora in corso, ed è stata guidata dal vescovo Peter Ingham, vescovo emerito di Wollogong.

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Il clima in Australia riguardo possibili casi di abuso nella Chiesa è, comunque, turbolento. Il rapporto della Royal Commission era arrivato a chiedere di abolire il segreto della confessione, mentre gli stessi vescovi australiani hanno affrontato il problema durante la loro ultima visita ad limina in Vaticano.