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Avvento, da Papa Francesco monito contro consumismo e traffico delle armi

Anatema del Pontefice nella Messa celebrata per la comunità congolese di Roma

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La prima domenica di Avvento “primo giorno dell’Anno liturgico segna il nostro punto di partenza: sappiamo che , al di là di ogni evento favorevole o contrario, il Signore non ci lascia soli. È venuto duemila anni fa e verrà ancora alla fine dei tempi, ma viene anche oggi nella mia vita, nella tua vita. Sì, questa nostra vita, con tutti i suoi problemi, le sue angosce e le sue incertezze, è visitata dal Signore. Ecco la sorgente della nostra gioia: il Signore non si è stancato e non si stancherà mai di noi, desidera venire, visitarci”. Lo ha detto il Papa, stamane, celebrando la Messa in San Pietro all’Altare della Cattedra per il 25/mo della comunità congolese di Roma.

Francesco si rivolge direttamente ai congolesi presenti: “Avete lasciato le vostre case, avete lasciato affetti e cose care. Giunti qui - ha detto il Pontefice - avete trovato accoglienza insieme a difficoltà e imprevisti. Ma per Dio siete sempre invitati graditi. Per Lui non siamo mai estranei, ma figli attesi. E la Chiesa è la casa di Dio: qui, dunque, sentitevi sempre a casa”.

“Il consumismo - ha aggiunto il Pontefice commentando le Letture - è un virus che intacca la fede alla radice, perché ti fa credere che la vita dipenda solo da quello che hai, e così ti dimentichi di Dio che ti viene incontro e di chi ti sta accanto. Il Signore viene, ma segui piuttosto gli appetiti che ti vengono; il fratello bussa alla tua porta, ma ti dà fastidio perché disturba i tuoi piani. Il vero pericolo è ciò che anestetizza il cuore: è dipendere dai consumi, è lasciarsi appesantire e dissipare il cuore dai bisogni”.

Il rischio odierno - avvisa Papa Francesco - è quello di vivere “di cose e non si sa più per cosa; si hanno tanti beni ma non si fa più il bene; le case si riempiono di cose ma si svuotano di figli; si butta via il tempo nei passatempi, ma non si ha tempo per Dio e per gli altri. E quando si vive per le cose, le cose non bastano mai, l’avidità cresce e gli altri diventano intralci nella corsa e così si finisce per sentirsi minacciati e, sempre insoddisfatti e arrabbiati, si alza il livello dell’odio. Lo vediamo oggi là dove il consumismo impera: quanta violenza, anche solo verbale, quanta rabbia e voglia di cercare un nemico a tutti i costi! Così, mentre il mondo è pieno di armi che provocano morti, non ci accorgiamo che continuiamo ad armare il cuore di rabbia”.

E’ necessario dunque vigilare: “vincere la tentazione che il senso della vita è accumulare, smascherare l’inganno che si è felici se si hanno tante cose, resistere alle luci abbaglianti dei consumi, che brilleranno ovunque in questo mese, e credere che la preghiera e la carità non sono tempo perso, ma i tesori più grandi. Quando apriamo il cuore al Signore e ai fratelli, viene il bene prezioso che le cose non potranno mai darci. Quando apriamo il cuore al Signore e ai fratelli, viene il bene prezioso che le cose non potranno mai darci e che Isaia annuncia nella prima Lettura, la pace”.

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Infine il pensiero del Papa è andato alle violenze che insanguinano il Congo.  “Oggi - ha concluso - preghiamo per la pace, gravemente minacciata nell’Est del Paese, specialmente nei territori di Beni e di Minembwe, dove divampano i conflitti, alimentati anche da fuori, nel silenzio complice di tanti, di coloro che si arricchiscono vendendo le armi. Chiediamo che, in nome di Dio-Amore e con l’aiuto delle popolazioni vicine, si rinunci alle armi, per un futuro che non sia più gli uni contro gli altri, ma gli uni con gli altri, e ci si converta da un’economia che si serve della guerra a un’economia che serva la pace. Chi ha orecchi per intendere, intenda!”.