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Bari attende Papa Francesco. La CEI: le sue parole sono punto di riferimento necessario

Domani si chiude "Mediterraneo frontiera di pace". Intervista al Vicepresidente CEI Monsignor Antonino Raspanti

Monsignor Antonino Raspanti, Vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana |  | ACI STAMPA Monsignor Antonino Raspanti, Vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana | | ACI STAMPA

Domani mattina a Bari Papa Francesco concluderà l’evento - organizzato dalla CEI - “Mediterraneo, frontiera di pace”. I lavori - aperti mercoledì scorso - hanno visto la partecipazione di una sessantina di vescovi del bacino del Mare Nostrum.  Acistampa ha fatto il punto sui lavori con il Vescovo di Acireale, Monsignor Antonino Raspanti, Vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana.

Il bilancio di questi giorni è estremamente positivo oltre le nostre aspettative: hanno risposto tutti gli invitati, nessuno escluso e quando sono venuti qui ci hanno detto che loro stessi sentivano l’esigenza di fare il punto in quanto il Mediterraneo era troppo poco attenzionato. Il Mediterraneo implica intorno a sé l’Europa, i Paesi del Golfo, la zona subsahariana, circa un miliardo di persone. Era e sarà necessario mettere meglio a fuoco le nostre collaborazioni. Poi ci sono delle situazioni di grandi sofferenze in alcune Chiese e una certa sonnolenza delle Chiese dell’Europa occidentale e allora è probabile che un maggior scambio arricchisca tutti e svegli un po’ queste Chiese addormentate e non faccia sentire sole le Chiese che sono nella prova.

Con che slancio bisogna ripartire da Bari? Quali saranno gli stimoli dell’incontro con il Papa?

Quello che è venuto fuori è che tutto non si concluda qui, che non sia un semplice evento ma che si possa avere un continuum. Non sappiamo in che modalità, su questo aspettiamo il Santo Padre. Domani quello che il Papa ci dirà: per noi sarà un punto cruciale per capire dove dobbiamo andare, indirizzarci, in che modo. Le sue parole saranno un punto di riferimento necessario.

La presenza del Papa è quindi il punto da dove ripartire?

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In realtà lo è stato fin dall’inizio. Il Papa ha incoraggiato da subito questa idea del Cardinale Bassetti. Gli ha dato delle linee direttive iniziali… Ha detto esplicitamente che voleva essere qui e sicuramente vorrà indirizzarci.

Sul fronte delle migrazioni si vede un’Europa pressoché assente…

Sì, ci sono problematiche nel campo sociale che conosciamo molto bene. La questione migratoria è dolorosa perché in Europa si sono sviluppati scetticismi, nazionalismi, paure che veramente talvolta sono poco giustificati. A volte non c’è stato un buon servizio: c’è chi cavalca la paura e chi la ingrandisce.

A suo giudizio non si corre il rischio che nei confronti di migranti e rifugiati ci si riduca solo a del semplice assistenzialismo?

Dipende da come si accoglie e si accompagna, poi molti di loro vorrebbero tornare nei Paesi d dove sono sfuggiti. Il vero punto sarebbe quello di lavorare sul piano sociale e politico per porre le condizioni affinchè queste persone possano tornare. Molti vescovi ci hanno raccontato che molte persone hanno lasciato tutto per fuggire 500 chilometri più in là e vorrebbero poi tornare nella propria terra. E andrebbero aiutati anche in questo senso.