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Benedetto XVI al Rabbino, la conclusione del dialogo ebraico-cristiano è solo di Dio

Il Gran Rabbino di Vienna Arie Folger |  | settimananews.it Il Gran Rabbino di Vienna Arie Folger | | settimananews.it

Il Papa emerito Benedetto XVI ha scritto nel suo testo pubblicato da Communio in tedesco la scorsa estate che le due tesi proposte necessitavano di altro dibattito ed approfondimento. E’ così è stato. Soprattutto in Germania visto che il testo fino allo scorso ottobre era solo in tedesco e solo da poco è arrivata la provvidenziale traduzione francese, mentre l’italiano è ancora lontano.

Tra le risposte più interessanti e degne di nota quella del Gran Rabbino di Vienna Arie Folger che in un articolo su Jüdische Allgemeine lo scorso luglio si domanda se il dialogo sia in pericolo.

La sua è una prospettiva ovviamente diversa da quella di Benedetto XVI ed onestamente sottolinea che il testo è scritto “ad uso interno vaticano” ma aggiunge da “un eminente teologo conservatore”.

Benedetto però dimostra di essere tutt’altro che conservatore, proprio perché afferma che le tesi che affronta “ devono continuare ad essere elaborate in maniera critica”.

Il Rabbino riassume il testo del Papa emerito puntando solo a quello che non condivide. Ovviamente, proprio perché è un Rabbino.

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Arie Folger scrive che la tesi di Benedetto che la teoria della sostituzione non ha mai fatto parte della dottrina della Chiesa è un “revisionismo antistorico”, a proposito del tema dell’Alleanza il Rabbino si chiede se gli ebrei debbano “subire delle missioni imposte” e sulla questione della Terra promessa e lo Stato di Israele si dice fortemente contrario alla “devalorizzazione teologica del sionismo”.

Il Papa risponde a questo articolo il 23 agosto del 2018 con una lettera personale al Rabbino. Un testo semplice che dimostra proprio la necessità di approfondimento delle tesi che Benedetto aveva anticipato.

Cristianesimo ed ebraismo si dividono nella accettazione di Gesù. Un dibattito che non è stato spesso o sempre condotto dai cristiani in modo rispettoso dell’altra parte.

Sul dibattito sulla interpretazione della Bibbia del Popolo ebreo Benedetto rimanda al testo del 2001 della Pontificia Commissione biblica “Il popolo ebreo e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana”, e poi chiarisce il suo pensiero senza chiudere al dibattito, ma aprendo a nuove riflessioni.

La promessa messianica è sempre un oggetto di controversia. Mosè parla faccia a faccia con Dio come un amico, Gesù è figura centrale perché da del “tu” a Dio.

Così il “tempo della Chiesa” è un po’ come i quaranta anni nel deserto per Israele. Un tempo per esercitare la libertà dei figli di Dio.

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A proposito delle obiezioni sulla questione dello Stato di Israele Benedetto aggiunge: si tratta di uno stato laico che ha dei fondamenti religiosi. Ma per i padri da Ben Gurion a Golda Meier era evidente che lo stato fosse laico semplicemente perché era il solo modo nel quale potesse sopravvivere.

E conclude con un passaggio interessante in risposta alla difesa della Halaka del Rabbino di Vienna. In materia di morale e di culto c’è una unità che possiamo vedere oggi più di prima, molto grande tra Chiesa e Israele. Anche se oscurata nei secoli dal rifiuto di Lutero alla Legge combinato con un un marcionismo pseudo religioso e con il quale il dibattito on è ancora iniziato. E lì il Papa vede una opportunità nuova di dialogo ebraico cristiano.

Rav Folger risponde a sua volta a Benedetto XVI il 4 settembre e parte proprio da questo terzo punto: la morale e il culto. Unire le forze, dice, contro la secolarizzazione.

Anche sulla natura dello Stato di Israele riconosce la necessaria laicità per poter meglio gestire la politica, ma certo ha un significato religioso per molti ebrei nella diaspora.

Infine il tema dell’Alleanza. Benedetto dice che il dialogo tra ebrei e cristiani non si conclude nella storia, la conclusione appartiene a Dio alla fine della storia.

Il Rabbino risponde che il tema dell’Alleanza mai revocata è utile per combattere l’antisemitismo e lega tutte le forme di antisemitismo anche nella Chiesa all’idea di “sostituzione”.

Conclude con l’augurio che questa corrispondenza “contribuirà a rafforzare e approfondire il dialogo” e fare crescere le azioni per una società migliore.