Con il motu proprio Quartus Iam Annus pubblicato il 9 maggio 1918 Benedetto XV disponeva che tutti i sacerdoti del mondo celebrassero la Messa il 29 giugno successivo - solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo - per l'ottenimento della pace.

"Tutti il sacerdozio cattolico sacrificando contemporaneamente in unione con Noi in qualsiasi contrada della terra, sarà presente con maggiore speranza per impetrare dalla divina bontà che si avveri finalmente quanto è auspicato da tutti: la giustizia e la pace si sono baciate. Giustamente – spiegava il Papa - la Chiesa prescrive ai pastori di anime di celebrare in determinati giorni per i bisogni del popolo; in tali giorni la pietosissima Madre intende particolarmente invocare la misericordia divina per le necessità dei suoi figli. Ma poiché questi tempi indicano che la necessità di tutte le cose è altissima, affinché l’umana società possa godere nuovamente di concordia e di tranquillità, Ci è parso assai opportuno invitare i sacri pastori a celebrare il divino sacrificio per tale scopo, in una particolare solennità della Chiesa".

Benedetto XV in conclusione ribadiva di non aver tralasciato "nulla di ciò che la coscienza del dovere apostolico Ci dettava o la carità di Gesù Cristo Ci suggeriva", così che Dio "ponga fine a tanti flagelli e, ricomposte le vicende umane nella pace, restituisca agli uomini il regno della giustizia e della carità".