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Bergamo, primo epicentro Covid19, riparte con speranza. Grazie anche alla Caritas

Impossibile dimenticare i 6000 morti di marzo e aprile 2020. Bergamo risente ancora oggi di tutto questo, con la seconda ondata crescono le famiglie povere, le famiglie rimaste sole, la disoccupazione. Ne abbiamo parlato con la Caritas

La Caritas a Bergamo |  | Caritas Bergamo
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Caritas Bergamo |  | Caritas Bergamo
Caritas Bergamo | | Caritas Bergamo
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Caritas Bergamo | | Caritas Bergamo

La prima grave ondata della pandemia da Covid 19 ha travolto il Nord Italia e in particolare la città di Bergamo, diventata in poco tempo epicentro italiano e europeo della pandemia. Impossibile dimenticare i 6000 morti di marzo e aprile 2020. Bergamo risente ancora oggi di tutto questo, con la seconda ondata crescono le famiglie povere, le famiglie rimaste sole, la disoccupazione. Resta ancora oggi il disagio psicologico e la paura del suono di quelle ambulanze che passavano ogni minuto. Ad ACI Stampa risponde don Roberto Trussardi , Direttore di Caritas Diocesana Bergamasca.

Bergamo è stata travolta dalla prima ondata di Coronavirus. Tanti morti, tanta sofferenza. Cosa ha fatto la Caritas Bergamasca durante quei mesi terribili?

Caritas Bergamo come tanti altri enti pubblici e privati si è attivata subito per portare avanti, in primo luogo, i consueti servizi che Caritas ha verso i poveri e verso tutti (docce, dormitori, mensa…), ovviamente con modalità e tempistiche diverse nel pieno rispetto delle normative entrate in vigore. Caritas si è poi attivata insieme ad un bel gruppo di preti giovani e ai giovani di alcune comunità per attivare la consegna dei pacchi di alimenti per le famiglie più bisognose della città di Bergamo e anche della provincia; sono stati sostenuti anche i Centri di Ascolto delle nostre parrocchie diocesane con il dono di dispositivi di protezione. Altro impegno di Caritas è stata l’attenzione e la vicinanza al mondo del carcere e anche l’impegno grosso e oneroso di aprire due Covid-hotel per alleggerire e svuotare i nostri ospedali che erano al collasso a causa dell’elevato numero di ammalati ricoverati. Questo intervento molto costoso si è potuto realizzare attraverso un fondo appositamente aperto per l’emergenza chiamato Abitare la cura, fondo di Caritas che ha visto la partecipazione di L’Eco di Bergamo e Confindustria Bergamo. Un altro intervento realizzato è stato la consegna a circa 500 famiglie bisognose della Diocesi di Bergamo di digital devices e dispositivi per avere la connessione wi-fi/internet per poter aiutare i ragazzi e gli adolescenti nel loro percorso scolastico a distanza.Vista l’emergenza abbiamo potenziato i servizi per i senza fissa dimora aprendo dormitori, ovviamente non solo la notte, ma attivandoli anche come strutture diurne; in più abbiamo aperto un nuovo dormitorio con più di 30 posti in aggiunta agli 80 ordinari del Dormitorio Galgario.

La seconda ondata di Covid ha colpito il Nord facendolo diventare nuovamente nuova rossa. Quali sono le iniziative di oggi della Caritas di Bergamo?

In questa seconda ondata le iniziative di Caritas Bergamo sono di portare avanti il grande Fondo Ricominciamo Insieme, iniziato nel mese di Giugno, che sta elargendo risorse a più di 1800 nuclei familiari fino ad oggi, secondo il criterio di valutazione principale della riduzione delle entrate annuali a causa del Covid; il lavoro di risposta alle richieste che sono arrivate continua costantemente in queste settimane. Inoltre, abbiamo fatto partire un altro Fondo Nessuno Resti Indietro per dare una risposta alle famiglie bisognose con gravi marginalità presenti sul territorio diocesano e seguite dai centri di ascolto del territorio. Rispetto alla prima ondata ci siamo organizzati in modo che i centri di ascolto della città e della provincia ora possono proseguire con le loro attività di ascolto e monitoraggio delle famiglie del loro territorio, sempre nel rispetto delle normative vigenti.

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Disoccupazione, indigenza, miseria. Come si può risolvere tutto questo? Su cosa vi state concentrando principalmente?

I temi dei 2 grandi Fondi sopra citati hanno obiettivo di andare a sostenere questa situazione. È in previsione e stiamo lavorando su un altro fondo, più progettuale e meno assistenziale dei precedenti che verrà attivato il prossimo anno, alla luce anche di quanto fatto fin ora.
Sicuramente finché non ci sarà un vaccino la situazione non si arresterà, soprattutto nei mesi invernali. Come vi state attrezzando?
Aspettiamo e attendiamo anche noi il vaccino, ma continuiamo a fare le nostre attività, com’è giusto che sia, in favore dei più poveri. Non ci faremo sicuramente fermare dal Covid!

Un augurio alla città di Bergamo che ha perso moltissimi dei suoi cittadini...

Bergamo è stata purtroppo un po’ la città simbolo del Covid soprattutto nella prima ondata. L’augurio più bello che si può fare alla nostra città è di trovare la forza e la speranza di ripartire e che questa esperienza faccia sentire ai bergamaschi la voglia e la volontà di essere sempre più uniti e solidali, come è stato nei giorni dell’emergenza: questo atteggiamento non deve fermarsi a quei giorni di emergenza, ma ripetersi in ogni occasione, per il bene di tutta la Comunità bergamasca.