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Cantalamessa: “L’eternità è il modo di essere di Dio, l’eternità è Dio”

Le prediche di Cantalamessa |  | L'Osservatore Romano, ACI Group Le prediche di Cantalamessa | | L'Osservatore Romano, ACI Group

Non speculare su come sarà la nostra vita eterna, ma fare le cose che ci portano ad essa, affinché ogni giorno sia un “piccolo passo avanti”. È questo il consiglio spirituale di padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, nella quarta meditazione di quaresima tenuta venerdì mattina, 31 marzo, nella cappella Redemptoris Mater del palazzo apostolico, alla presenza di Papa Francesco.

Il tema in particolare proposto oggi è “sul mistero della Sua e della nostra risurrezione”. La risurrezione di Cristo è “un evento storico in un senso particolarissimo” ha fatto presente padre Cantalamessa, constatando che quel “gruppo di uomini”, impaurito e ormai senza speranza dopo la crocifissione, dica “a voce alta che Gesù di Nazareth è il Messia, il Signore, il Figlio di Dio, che è vivo e che verrà a giudicare il mondo”. E così “il caso di Gesù non solo è riaperto, ma è portato in breve tempo a una dimensione assoluta e universale: quell’uomo interessa a tutti gli uomini di tutti i tempi”.

Parlare di Risurrezione, in senso storico, implica due fatti, ha ricordato padre Cantalamessa: “L’improvvisa e inspiegabile fede dei discepoli, una fede così tenace da resistere perfino alla prova del martirio e la spiegazione che di tale fede gli interessati ci hanno lasciato”.

E’ dunque la fede che permette di vedere e “la prova più sicura della Risurrezione si ha dopo, non prima, che si è creduto, perché allora si sperimenta che Gesù è vivo”. La Risurrezione è il potente “sì” di Dio sulla vita di Gesù.

“La Risurrezione di Cristo – ha proseguito il francescano - ci riguarda ed è un mistero per noi perché fonda la speranza della nostra stessa Risurrezione dalla morte”.

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E’ Gesù a pronunciarsi sul modo e sul fatto della Risurrezione: sul fatto che ci sarà la Risurrezione dei morti basta richiamare l’episodio del roveto ardente quando Dio a Mosè si proclama il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Il Dio dei vivi! Se si crede alla Risurrezione di Cristo – ha aggiunto il predicatore - allora si crede a quella dei morti.

Ai Corinzi san Paolo scrive che “se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato”. E sarebbe “assurdo pensare a un corpo il cui capo regna glorioso in cielo e il cui corpo marcisce sulla terra o finisce nel nulla”.

“La verità — ha spiegato il predicatore — è che tutto ciò che riguarda la nostra condizione nell’aldilà resta un mistero impenetrabile: non perché Dio abbia voluto tenercelo nascosto, ma perché, costretti come siamo a pensare ogni cosa dentro le categorie del tempo e dello spazio, ci mancano gli strumenti per rappresentarcelo”. Infatti “l’eternità non è un’entità che esiste a parte e che si possa definire in se stessa, quasi fosse un tempo allungato all’infinito. Essa è il modo di essere di Dio, l’eternità è Dio”.