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Cardinale Bagnasco: “La Chiesa, baluardo contro l’ordine mondiale senza Dio”

Il Cardinale Angelo Bagnasco |  | MM ACI Stampa Il Cardinale Angelo Bagnasco | | MM ACI Stampa

Una Europa chiamata a riscoprire se stessa, a ritornare alle radici, per superare lo stallo dato dal nichilismo pratico che si è ormai diffuso anche tra i credenti. Il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, ha chiari i problemi europei di oggi. E sono temi tutti da affrontare, nel suo mandato alla presidenza del CCEE.

Dall’omelia di San Lorenzo dello scorso 10 agosto lei parla di un ordine mondiale senza Dio. La Chiesa sembra marginalizzata. Si è passato dal Concilio Vaticano II, in cui la Chiesa sembrava pronta ad affrontare il mondo, ad oggi. Cosa è successo? 

Non dobbiamo dimenticare che il Concilio, che è stato veramente la primavera della Chiesa, poi si è incontrato necessariamente alla rivoluzione culturale del Sessantotto. E la rivoluzione culturale del Sessantotto, che nasce dagli Stati Uniti e poi arriva in Francia, a Parigi, in Italia, ha destrutturato progressivamente la cultura, il sentire e il pensare dell’Occidente, anche attraverso la rivoluzione sessuale, che fa parte della rivoluzione culturale. Questa destrutturazione ha reso l’uomo sempre più individualista, sempre meno relazionato e quindi sempre più solo. A mio parere, questo processo di forte individualismo non è casuale. A mio parere è strategico, perché quanto più si destruttura, si isola la persona in nome magari della libertà, dell’autonomia assoluta, e così la si rende debole. Ora una società di persone deboli costituisce una società debole. Chi è che ci guadagna? Qualcuno ci guadagna!

È una sorta di nichilismo pratico che è entrato nella vita delle persone. Questo sta dicendo?

Con degli scopi, però, di egemonia culturale, politica, ma soprattutto economica.

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E come mai la Chiesa non è riuscita a superare questa abitudine nichilista che si è diffusa così prepotentemente nel mondo?

E’ vero questo. Dovevamo probabilmente, anzi senz’altro, lavorare molto di più sul piano della formazione, dell’educazione. A mio parere, forse avremmo dovuto fare i più. Non possiamo lasciare il campo della catechesi, seppure difficile, impegnativo. Le persone vanno avanti con le idee, mica con le altre cose! Le idee poi possono essere deformate, ma è lì che bisogna lavorare, è lì che il cristianesimo opera nell’ambito del Vangelo e della persona con la sua proposta. Ma c’è anche un altro dato da considerare.

Quale?

Non dobbiamo dimenticare che il nichilismo è un piano in discesa, e in discesa si fa più velocemente che in salita.

Questo nichilismo pratico è ideologicamente partito dall’Europa, e si è diffuso in tutto il mondo. Ora, nel rispondere a questo nichilismo pratico, l’Europa è ancora centrale? Può l’Europa riguadagnare il mondo?

L’Europa non deve riguadagnare il mondo, perché l’eurocentrismo non esiste più, ed è giusto questo. Però il continente europeo, come tutti i continenti, ha una missione da compiere. Ogni Stato, ogni nazione, ha una missione da compiere, una sua storia, una sua identità. Però questo vale, io penso, anche per i continenti. Ogni continente ha delle peculiarità e dei doni da offrire al mondo intero. L’Europa non è da meno, perché proprio nel suo grembo è nato il cristianesimo. In Europa è diventato cultura, e ha forgiato quell’umanesimo pieno, quell’antropologia nobile, alta, che è patrimonio di tutto il mondo.

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Può dunque l’Europa essere di nuovo la culla del cristianesimo?

Deve esserlo, anche se non sempre l’Europa ha vissuto all’altezza del suo umanesimo. Il secolo scorso, il secolo cosiddetto breve, è stato per certi versi una grande tragedia che ben sappiamo. Però l’Europa continua e continuerà ad avere - se vorrà - questa grande missione di offrire la mondo una visione antropologica, umanistica, piena, fondata, e molto nobile. A questa condizione: che l’Europa sia se stessa, si ritrovi! Perché si sta smarrendo dalle sue origini, dal suo principio che è il Vangelo, è il cristianesimo.

Cosa è stato il cristianesimo per la storia europea?

È stato come il grande alveo di un fiume in cui sono approdati grandi contributi ma hanno trovato sintesi alta proprio dentro l’alveo cristiano, il Vangelo. L’Europa sappiamo è formata da tre città di riferimento: Gerusalemme, Atene e Roma. Ecco, deve tornare alle sue radici. Le sue radici sono cristiane. O ritrova le sue radici, il suo volto, la sua missione, o altrimenti diventa un’altra realtà.

Guardando all’Europa quali sono gli obiettivi? La aspettano quattro anni abbastanza impegnativi, con le intolleranze che soffrono i cristiani in Europa, di cui si è parlato anche in uno degli ultimi Consigli permanenti della CEI?

Sono molto convinto dalle esperienze precedenti, e da quelle più intense di questi primi mesi, che l’Europa, l’Unione Europea e l’Europa in genere hanno veramente bisogno di Dio, di Gesù Cristo. Vorrei proprio che il continente europeo non avesse paura della religione in genere e del cristianesimo in particolare. L’ho detto in Parlamento Europeo a gennaio: la Chiesa cristiana, cattolica, la Chiesa cristiana non vuole prevaricare niente e nessuno, vuole soltanto portare il proprio contributo antico, ma sempre nuovo, dell’evangelizzazione di Cristo, che è la sorgente del vero umanesimo.

Cosa propone la Chiesa?

Abbiamo un tesoro da offrire, non vogliamo rubare niente a nessuno. Si tratta di un tesoro di saggezza umana, che vogliamo mettere a disposizione di questo grande compito dell’Unione Europea da una parte e dall’altra della coscienza collettiva dell’uomo europeo.

Ma la religione è davvero la soluzione?

Tutti riconoscono che vi è una rinascita progressiva della dimensione religiosa in Europa. Lo vedo anche io, sebbene a volte il fenomeno sia incerto. Se questo è vero, è intelligente per chi fa politica prendere questo fatto in seria considerazione, non snobbarlo.

E il cristianesimo che ruolo ha in tutto questo?

La Chiesa cristiana in particolare cattolica ha un contatto con il territorio che le istituzioni europee non hanno. Anche questo patrimonio di contatto, di conoscenza, di condivisione della vita, delle preoccupazioni, della gente, è un qualcosa che vogliamo semplicemente mettere a disposizione. Mi sembra una possibilità così serena, se solo cadessero i pregiudizi, le barriere… La Chiesa non è contro la laicità. Il concetto di laicità sta nel Vangelo (“date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”). Non siamo contro la laicità, ma per una sana laicità, dove la dimensione religiosa non è accantonata, non è periferica, non è confinata nel privato, ma è riconosciuta come un fatto pubblico.

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