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Cardinale De Donatis, Messa per l’Europa. “Insieme per rendere impensabili i conflitti”

Il Vicario del Papa per la Diocesi di Roma celebra la Messa per l’Europa nel giorno della dichiarazione Schumann. Al via l’Iter Europaeum per i 50 anni di relazioni diplomatiche

Missa Pro Europa | Un momento della Missa Pro Europa, Basilica di San Giovanni in Laterano, 9 maggio 2021 | Daniel Ibanez / ACI Group Missa Pro Europa | Un momento della Missa Pro Europa, Basilica di San Giovanni in Laterano, 9 maggio 2021 | Daniel Ibanez / ACI Group

L’idea di Robert Schumann era chiara: creare cooperazione economica, andare oltre la concorrenza feroce, in modo che una guerra potesse essere “non solo impensabile, ma impossibile”. Ed è questo che colpisce il Cardinale Angelo de Donatis, vicario del Papa per la Diocesi di Roma, che centra proprio su questo punto la sua omelia della Missa Pro Europa, la Messa per l’Europa, che si è tenuta il 9 maggio, Giorno dell’Europa, nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma.

Il 9 maggio è il giorno dell’Europa proprio perché fu il giorno in cui venne pronunciata la cosiddetta “Dichiarazione Schumann”, in cui l’allora ministro degli Esteri francese – tra l’altro, in odore di santità, con un processo di beatificazione che va avanti – poneva le fondamenta dell’ideale europeo con un accordo di cooperazione sulla produzione di carbone e acciaio tra Francia e Germania.

Due nemici storici, la cui concorrenza nella produzione di carbone e acciaio – nota il Cardinale de Donatis – era stata feroce, tanto da essere una delle ragioni dei conflitti, potevano allora cooperare, mettersi indietro le inimicizie, creare le condizioni per la pace duratura.

L’Europa nasce, allora, come idea di riconciliazione e di solidarietà, ed è questa che deve prevalere anche oggi, nota il Cardinale de Donatis, perché in una Europa che vive un’altra situazione di conflitto, come la pandemia da coronavirus, l’unico modo di uscire dalla crisi è quello di cooperare.

"Non ci potrà essere pace nel mondo se essa è solo per alcuni. Nuovi sforzi creativi ci attendono", ha detto il Cardinale. Il quale ha poi sottolineato che la festa dell'Europa deve essere l'occasione per "compiere ulteriori passi in un cammino di trasformazione» reso ancora più impellente in un momento storico attraversato dalla crisi economico-sociale, sanitaria, ambientale e spirituale".

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Parlando della crisi sanitaria, il Cardinale de Donatis ha messo in guardia dalla tentazione di "barattare l’ideale di pace con l’illusione di piccole sicurezze, proprietà solo di pochi", enfatizzando quanto sia stato profetico Papa Francesco, con la sua enciclica “Fratelli Tutti” sull’amicizia sociale, perché è proprio nell’amicizia sociale che ci si può riscoprire “tutti fratelli”.

Il vicario del Papa per la diocesi di Roma ha ricordato come la Chiesa sia sempre stata vicina al processo di costruzione europea, e che ancora oggi può dare alla dimensione europea "l'universalità e la cattolicità che invita a guardare al mondo intero", perché "l’Europa potrà continuare a costruire se stessa solo se sarà capace di guardare al di fuori di sé".

Il Cardinale de Donatis ha celebrato Messa di fronte a un vasto parterre diplomatico che includeva anche il presidente di Lettonia Engils Levits, che oggi sarà in udienza da Papa Francesco per celebrare i cento anni di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Lettonia, e Alexandra Valkenburg, ambasciatore dell'Unione Europea presso la Santa Sede.

Al termine della Messa, è cominciato anche l’Iter Europaeum, un percorso che tocca 27 chiese, ognuna legata ad un particolare Paese dell’Unione – alcune sono proprio le Chiese nazionali, come ce ne sono molte a Roma. L’Iter è una iniziativa dell’Ambasciata dell’Unione Europea presso la Santa Sede per celebrare i 50 anni di relazioni diplomatiche.

La Santa Sede ha, in effetti, un nunzio presso l’Unione Europea, trattato come organismo politico unitario e non come ente multilaterale (nel qual caso, la Santa Sede nominerebbe un ambasciatore).

I colloqui per stabilire le relazioni diplomatiche erano cominciate ben prima del 1971, quando poi Santa Sede e Unione Europea formalizzarono il tutto. Già nel 1963, la Santa Sede aveva informato la Comunità Economica Europea (precursore dell’attuale Unione) del suo interesse a stabilire legami diplomatici. Furono le iniziali obiezioni francesi, e poi alcuni problemi strutturali della stessa istituzione europea, a lasciare la richiesta sospesa per vari anni. Ma, nel 1970, l’arcivescovo Igino Eugenio Cardinale, nunzio in Belgio, sollevò nuovamente la questione, e questa volta con successo.

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Fu lui ad essere nominato nunzio dell’Unione Europea. Cardinale era anche contemporaneamente nunzio in Belgio e Lussemburgo e Osservatore Permanente della Santa Sede al Consiglio d’Europa, e tenne tutti e quattro gli incarichi fino alla sua morte, nel 1983.

Il suo successore, l’arcivescovo Angelo Pedroni, continuò ad essere nunzio in Belgio, Lussemburgo e presso l’Unione Europea. La nunziatura presso l’Unione Europea divenne un incarico unico solo nel 1989, con la nomina dell’arcivescovo Giovanni Moretti.

L’arcivescovo Aldo Giordano, da poco nominato, il settimo “ambasciatore del Papa” presso l'UE.