Advertisement

CEI, no all’eutanasia. “Il suicidio assistito scelta egoistica per privilegiare i forti”

Aperto dal vescov Meini, vicepresidente, il “parlamentino” dei vescovi si riunisce fino al 25 settembre: missionarietà, Settimana Sociale, tribunali tra i temi

Consiglio Permanente della CEI | Uno dei passati consigli permanenti della CEI | pd Consiglio Permanente della CEI | Uno dei passati consigli permanenti della CEI | pd

Dal Consiglio Permanente della CEI arriva anche un “no”, forte e deciso, ad ogni pratica eutanasica, mentre si discute in Parlamento di una possibile legge che la vada a regolarizzare. Lo sottolinea il vescovo Mario Meini, di Fiesole, vicepresidente della CEI, in uno dei passaggi dell’introduzione dei lavori.

“La centralità della persona – ha detto il vescovo Meini - per noi si traduce anche nell’impegno a unire la nostra voce a quella di tanti (a partire dalle associazioni laicali) per dire la contrarietà al tentativo di introdurre nell’ordinamento pratiche eutanasiche”.

Per i vescovi, “è difficile non essere profondamente preoccupati rispetto alla possibilità di ammettere il suicidio assistito, promosso come un diritto da assicurare e come un’espressione della libertà del singolo”.

Sono scelte – aggiunge il vicepresidente della CEI – che sono “egoistiche”, sebbene “ammantate di pietà”, perché finiscono “per privilegiare i forti e far sentire il malato come un peso inutile e gravoso per la collettività”.

Il vescovo Meini ricorda, rilanciando il discorso di Papa Francesco di tre giorni fa, che “si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia”.

Advertisement

I vescovi aggiungono che “ricordare la dignità che rende intangibile ogni vita umana significa anche non arrendersi alla cultura del ‘prima noi e poi gli altri’: quando l’altro è persona bisognosa, priva di ogni opportunità, le nostre chiusure consolidano ingiustizie ed egoismi”

Il passaggio sull’eutanasia è il centro di una denso prolusione, che mostra una Chiesa italiana che si vuole caratterizzare nel percorso della missionarietà, e che però guarda anche a temi concreti come quello dei tribunali ecclesiastici regionali, quella che si riunisce per il Consiglio Permanente dei vescovi italiani che si tiene dal 23 al 25 settembre.

Il “parlamentino” della Conferenza Episcopale Italiana, composto dai presidenti delle commissioni e delle Conferenze Episcopali Regionali, apre i suoi lavori con un indirizzo del vescovo di Fiesole Mario Meini, vicepresidente. È lui a delineare i temi all’ordine del giorno dell’assemblea.

Il primo è appunto quello degli “Orientamenti pastorali” dei prossimi cinque anni, che partono dall’Evangelii Gaudium e dal discorso di Papa Francesco al convegno di Firenze, e che si sviluppa sulle tre traiettorie di gioia del Vangelo, fraternità ecclesiale e mondo, con l’apertura degli “orizzonti per un contributo qualificante dei credenti nel mondo della cultura come in quello della cittadinanza, a partire dall’esperienza di una Chiesa che sul territorio è comunità di vicinato e di prossimità, luogo di crescita spirituale capace di intercettare la domanda di vita e di senso che abita nel cuore di ciascuno”.

Si tratta, insomma, di una Chiesa dal carisma missionario, che vuole portare avanti una “conversione missionaria” partendo dal “primato della parola di Dio”, la “opzione preferenziale dei poveri”, ma anche la formazione dei pastori e dei laici, nonché “all’attenzione per una cultura dell’incontro e della reciprocità”.

Il vescovo Meini guarda poi al mese di ottobre, mese missionario straordinario per ricordare il centenario della Maximum Illud di Benedetto XV, ma anche mese del Sinodo speciale per la Regione Panamazzonica. Sinodo i cui echi si ritroveranno anche nei lineamenta della prossime Settimane Sociali che saranno presentati nel corso dei lavori, e che “si inseriscono a pieno titolo nella denuncia di quanto un’economia, che non abbia riguardo per la sostenibilità sociale e ambientale, finisca per portare l’umanità nel baratro”.

More in Italia

I vescovi italiani intendono dunque “rilanciare la missione della Chiesa di fronte alle sfide del nostro tempo, per non rassegnarci all’insignificanza nella società e nel mondo”.

I vescovi italiani ricordano la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che “ci mette in guardia dalla scorciatoia che vorrebbe ricondurre al fenomeno migratorio le paure e le insicurezze di un malessere civile, che in realtà muove da cause ben più profonde”, nonché l’evento da loro promosso a Bari il prossimo febbraio, che “punta a costruire del Mediterraneo una diversa narrazione”, da fare mettendosi “in ascolto delle diverse esperienze, sensibilità e prospettive che animano le Chiese, che si affacciano sul bacino del Mare Nostrum”.

Guardando alla situazione italiana, il vescovo Meini ricorda al nuovo governo che “chi si è assunto la responsabilità di dar vita a una nuova maggioranza non potrà certamente dimenticare che le attese della gente sono alte e richiedono di essere riconosciute, interpretate e guidate con saggezza e concretezza”, mostrando di perseguire davvero il bene comune, “per cui cerca la stabilità politica fondata su maggioranze chiare e su programmi solidi e condivisi”.

Infine, si parlerà dei Tribunali Ecclesiastici Italiani, da attualizzare in tema di nullità matrimoniali secondo il motu proprio di Papa Francesco Mitis Iudex Dominus Iesus, per seguire la nuova impostazione indicata da Papa Francesco. Questa impostazione – dice Meini – sarà “pienamente assunta secondo criteri di prossimità, gratuità, articolazione dei tribunali e procedure più celeri degli stessi processi”. Papa Francesco aveva rimarcato che il vescovo fosse unico giudice nei processi di nullità in forma breviore al discorso al corso della Rota Romana del 25 novembre 2017.

Spiega il vescovo Meini: “In questo ambito, l’attenzione della CEI incontra l’opera delle parrocchie, dei consultori familiari e dei servizi diocesani, nella disponibilità a quell’accoglienza, a quell’ascolto e a quell’accompagnamento che qualificano la pastorale, mettendo al centro una volta di più la persona”.