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Che cosa significa credere? II Domenica di Pasqua

L'incontro tra Gesù e Tommaso |  | Centro Aletti L'incontro tra Gesù e Tommaso | | Centro Aletti

Il brano di Vangelo di questa domenica ci racconta un’apparizione di Cristo risorto nel Cenacolo. L’aria che si respira all’interno della comunità dei discepoli è la paura. Una paura che è la conseguenze della loro mancanza di fede. Si sentono dei falliti, degli sconfitti. Hanno dato credibilità ad una persona, Gesù di Nazareth, che è stato violentemente ucciso e sanno che gli aguzzini cercano anche loro per metterli a morte. Si trovano, dunque, in una situazione spirituale e morale che li porta a chiudersi in loro stessi e ad evitare di farsi vedere.

Quando Gesù risorto appare in mezzo ai suoi discepoli la prima azione che compie è quella di tranquillizzarli, di rasserenarli: La pace sia con voi…E i discepoli gioirono al vedere il Signore. E perché non ci siano dubbi circa l’identità di colui che appare, il Signore mostra ai discepoli le piaghe delle mani e del costato. E’ lo stesso Gesù che avevano visto distrutto dalla morte e deposto in un sepolcro che si mostra loro. Non stanno vedendo un fantasma e non sono neppure in preda ad un’allucinazione collettiva.

Pace e gioia sono i doni del Signore risorto. La pace che il Signore offre non si risolve in un saluto puramente formale o nella manifestazione di un desiderio utopistico. Non è neppure la pace che il mondo cerca di realizzare attraverso un ordine esterno fatto di leggi, di norme, di regolamentazione di diritti e doveri. La pace di Gesù, invece, è un’esperienza interiore compatibile con il disordine, la lotta, il dolore perché nasce dalla certezza che il Cristo della Croce è vivo ed è presente anche oggi. La pace di Gesù, allora, nasce dalla capacità di leggere nella storia la presenza del Cristo risorto e di interpretare alla luce della resurrezione la sofferenza e la morte.

La presenza di Cristo risorto se dona ai cuori inquieti, paurosi e turbati degli apostoli la pace e la gioia, non li lascia, tuttavia, inoperosi. Egli comanda: Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. I discepoli potranno adempiere a questo imperativo del Risorto quando riceveranno il dono dello Spirito della Pentecoste, che è lo Spirito della missione e della testimonianza. Con il dono dello Spirito la Chiesa diviene missionaria, si apre al mondo, va nei posti più lontani per portare la presenza salvatrice di Cristo.

Gesù rimprovera l’apostolo Tommaso perché non ha creduto. Vogliamo chiederci: “Che cosa significa credere?”. La fede suppone sempre l’incontro con il Signore risorto che rinnova la vita, la riempie di gioia e suscita un impegno. I discepoli sono pieni di gioia al vedere Gesù. Una gioia che li porta a gridare: Abbiamo visto il Signore. Anche Tommaso, che da principio dubita, quando, poi, vede il Signore confessa: Signore mio e Dio mio. Per noi questo incontro oggi è reso possibile grazie alla Chiesa, la quale è stata voluta da Cristo proprio come segno e strumento della Sua presenza.

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Se l’incontro con il Signore è vero non posso tenerlo per me. C’è sempre qualcuno vicino a me che non crede, che appartiene ad un’altra religione, che sta vivendo momenti di oscurità e di difficoltà di fede e che dice come Tommaso: “Se non metto il mio dito nelle piaghe delle sue mani e la mia mano nel costato non crederò”. A queste persone io sono mandato ad annunciare - come hanno fatto gli apostoli, come ha fatto Maria Maddalena e tanti altri - che Cristo “mia speranza” è veramente risorto ed è vivo.

Da ultimo vorrei ricordare alcune motivazioni che indeboliscono la nostra fede. La fede viene meno per mancanza di profondità; per mancanza di purezza interiore (il nostro cuore è legato a troppe cose); per mancanza di vera povertà di spirito (solo ai poveri in spirito saranno manifestati i segreti del regno di Dio, per mancanza di amore verso i fratelli. La fede trova il suo giusto ambente nell’interno di una comunità. Tommaso non era nella comunità quando apparve Gesù, per questo non credette. Non credette agli altri perché non si era integrato in quella comunità, non era partecipe della comunità.