“San Colombano fu un canale privilegiato della grazia di Dio, attraendo fiumi di pellegrini e penitenti, e accogliendo nei tanti nuovi monasteri moltissimi giovani, che abbracciavano la sua Regula monachorum.” Così il cardinale Pietro Parolin segretario di stato vaticano, a nome di Papa Francesco, saluta i 1400 anni della morte del monaco nel messaggio inviato al Vescovo di Piacenza-Bobbio in occasione del XVIII Meeting internazionale delle Comunità Colombiane.

Il cardinale rilegge la storia di Colombano irlandese per famiglia e formazione,che “ha sempre nutrito un’idea “europea” del suo impegno ecclesiale. Nella lettera indirizzata al Papa Gregorio Magno nell’anno 600, egli fa direttamente riferimento al compito di tutti i cristiani di collaborare affinché le diverse genti del continente vivano nella pace e nell’unità”. Colombano è la figura più significativa del monachesimo irlandese e

“dopo trent’anni di permanenza in monastero- si legge nel testo del Segretario di Stato-Colombano fa proprio l’ideale ascetico tipico delle comunità irlandesi, quello della peregrinatio pro Christo, e si fa pellegrino nell’Europa continentale, con l’intento di far riscoprire la luce del Vangelo in alcune regioni europee già scristianizzate dopo l’immigrazione di popoli dal Nord-Est. Approdò quindi sulla costa bretone con un gruppo di monaci e, con la benevola accoglienza del re dei Franchi, diede inizio a una grande opera di evangelizzazione dell’Europa, non attraverso l’imposizione del Credo, ma mediante l’attrazione che esercitava lo stile di vita dei monaci: la testimonianza di uomini che pregavano, lavoravano la terra, studiavano, e conducevano una vita sobria, basata sulle cose spirituali e materiali essenziali, e rigorosa sul piano morale.” Il grande monaco “fu diffusore intrepido della Confessione, Sacramento di natura personale, da ripetere nella esistenza di ognuno, quale mezzo insostituibile per un serio cammino di conversione.”  Nel suo pellegrinaggio per l’ Europa la tappa finale fu Bobbio: Bobium civitas columbanensis dove visse negli ultimi anni. “Anche nell’ultima fase della sua missione- scrive Parolin- egli ha promosso l’unità spirituale dei popoli europei lottando per superare le lacerazioni dovute alla presenza nel Nord Italia dell’eresia ariana, che aveva rotto la comunione tra i Longobardi e il Vescovo di Roma.”

San Colombiano come disse Benedetto XVI fu “uno dei “Padri dell’Europa”  ed  “era convinto che nel cuore dell’Europa ci può essere fratellanza tra i popoli solo se esiste una civiltà aperta a Dio. La sua grande cultura, la sua energia spirituale e il suo stile morale ci mostrano chiaramente dove attingere perché anche nel nostro tempo tale civiltà possa ravvivarsi nel continente europeo.”