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Come leggere la mostra a Pechino per i 15 anni dell’ordinazione di monsignor Li Shan?

L’arcivescovo della capitale cinese fu ordinato vescovo nel 2007, con l’approvazione della Santa Sede. Ora è presidente dell’Associazione Patriottica. Il governo lo celebra così

Mostra Giuseppe Li Shang | La mostra per i 15 anni dell'ordinazione dell'arcivescovo Giuseppe Li Shang | WeChat dell'arcidiocesi di Pechino, da Asia News Mostra Giuseppe Li Shang | La mostra per i 15 anni dell'ordinazione dell'arcivescovo Giuseppe Li Shang | WeChat dell'arcidiocesi di Pechino, da Asia News

Ci sono due eventi chiave per la Chiesa cinese nel 2007: l’ordinazione episcopale di Giuseppe Li Shan, nominato arcivescovo di Pechino con l’approvazione della Santa Sede, e la morte dell’arcivescovo Fue Tieshan, che fu una figura chiave della Chiesa patriottica legata a Pechino. La scelta di Li Shan fu, allora, un segno di buona volontà da parte del governo cinese e anche della Santa Sede, che arrivavano ad un accordo su un vescovo ufficiale, ma non così duro nelle posizioni pubbliche. Ora, il governo di Pechino celebra il vescovo Li Shan con una mostra che sembra voler piuttosto riaffermare la sua posizione decisionale.

A mettere in luce come la mostra rappresentasse prima di tutto una espressione della sinicizzazione del Paese è stata per prima l’agenzia del PIME Asia News, che ha pubblicato foto provenienti dall’account WeChat (la chat di messaggistica più popolare di Cina) dell’arcidiocesi di Pechino. In un mondo in cui ogni dettaglio significa qualcosa, infatti, il modo in cui la mostra è stata pensata ha un significato ben preciso.

C’è un dato da non sottovalutare. L’arcivescovo Li Shan è stato nominato presidente dell’Associazione Patriottica, ovvero l’organismo governativo che raggruppa i vescovi fedeli alla Cina. Anche la sua nomina è stata considerata un segnale di disgelo, proprio in virtù del fatto che Li Shan divenne arcivescovo di Pechino con l’approvazione di Roma. La sua elezione avvenne poco prima del rinnovo dell’accordo provvisorio per la nomina dei vescovi stipulata tra Santa Sede e Cina.

Dopo l’accordo, però, ci sono stati momenti di tensione quando Pechino ha installato un vescovo in una diocesi non riconosciuta da Roma. Una decisione che suscitò una dura reazione della Santa Sede, con una nota pubblicata il 26 novembre con un duplice scopo: far comprendere al governo cinese che, nonostante l’accordo, la Santa Sede non manca di notare quando ci sono delle violazioni; e mettere in luce la buona fede della Santa Sede, che rimaneva in attesa di risposta puntando ad un dialogo costruttivo.

Ma la decisione di Pechino era anche un modo di “mostrare i muscoli”, anche perché la Santa Sede avrebbe rifiutato un possibile vescovo proposto da Pechino durante il negoziato per il rinnovo dell’accordo. La Cina, poi, ha fatto sapere di voler continuare il dialogo con la Santa Sede.

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La mostra per l’arcivescovo Li Shan sta lì, però, a dire che Pechino non mollerà sulla cosiddetta “sinicizzazione” della Chiesa e di tutte le religioni. Il tema era stato rilanciato da Xi Jinping nel suo discorso al XX Congresso del Partito Comunista Cinese.

Così, la celebrazione dell’arcivescovo ha come nome “Onorare il cielo e amare la patria. La storia della sinicizzazione del cattolicesimo di Pechino”.

In 41 pannelli e più di 600 immagini scelti e installati in più di 16 mesi di lavoro, con l’opinione di cinque cicli di esperti, l’iniziativa ha lo scopo di – si legge nel pannello introduttivo - "promuovere ulteriormente la sinicizzazione del cattolicesimo, per comprendere più a fondo l'importante dichiarazione del segretario generale Xi Jinping sulla religione, per promuovere l'eccellente cultura cinese, per rafforzare la fiducia culturale e per esplorare le ricche risorse culturali cattoliche di Pechino".

La mostra non manca di menzionare il grande missionario Matteo Ricci, ormai in odore di beatificazione, ma mette soprattutto in luce la storia degli organismi patriottici. L’immagine centrale è appunto quella dell’arcivescovo Fu Tieshan.

È qui che torniamo all’inizio della storia Perché Fu Tieshan fu figura chiave della promozione di una Chiesa autonoma cinese. Nato nel 1931 in Hebei, sacerdote dal 1956, la sua biografia ufficiale ha un vuoto dall’arrivo dei comunisti di Mao Tse tung nel 1949 fino al 1979, trenta anni in cui era stato rinchiuso in campo di lavoro durante la Rivoluzione Culturale comunista dal 1966 – 1976.

Nel 1979, Fu fu nominato arcivescovo di Pechino, arrivando al culmine di una sempre maggiore considerazione nel Partito Comunista come il braccio difensore della Chiesa Patriottica Cattolica. Addirittura, Fu, nel 2001, fu nominato vicepresidente della Assemblea Nazionale Popolare, il primo religioso ad assurgere a quella posizione.

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Era quasi un premio per aver, nel gennaio 2000, aver ordinato illegittimamente cinque vescovi patriottici e aver criticato la canonizzazione di 120 missionari martiri in Cina tra il 1649 e il 1930.

Porre al centro la sua figura è, insomma, un forte segnale, da parte di Pechino. Che non è passato inosservato.