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Cina, il nuovo capo dell’Associazione Patriottica è un vescovo approvato da Roma

In quello che appare essere un gesto di buona volontà, l’Associazione Patriottica si sceglie come presidente un vescovo nominato nel 2007 con approvazione di Pechino e Santa Sede. E intanto l’accordo

Giuseppe Li Shan | L'arcivescovo Giuseppe Li Shan, nuovo presidente dell'Associazione Patriottica | Asia News Giuseppe Li Shan | L'arcivescovo Giuseppe Li Shan, nuovo presidente dell'Associazione Patriottica | Asia News

C’è una delegazione vaticana in Cina, per discutere il rinnovo dell’accordo tra Pechino e Santa Sede sulla nomina dei vescovi. Il negoziato – presumibilmente l’ultimo prima di una eventuale firma - è cominciato il 28 agosto e continuerà fino al 2 settembre. Che, però, tutto porti ad un rinnovo dell’accordo lo testimonia la scelta del nuovo capo dell’Associazione Patriottica in Cina.

L’Associazione, fondata nel 1957, è l’organismo governativo cui i sacerdoti devono essere iscritti, per mostrare buona volontà e appunto patriottismo. Dopo l’accordo sino vaticano, le pressioni di Pechino per l’iscrizione all’Associazione erano diventate insistenti, tanto che dovette intervenire il Cardinale Fernando Filoni, allora prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, per chiarire la situazione.

Al termine della X Assembla Nazionale dei rappresentanti cattolici cinesi, che si è tenuta nella ormai nota città di Wuhan, dunque, monsignor Giuseppe Li Shan, arcivescovo di Pechino, è stato eletto presidente dell’Associazione Patriottica, mentre monsignor Shen Bin, vescovo di Haimen, guiderà il Consiglio dei vescovi cinesi, l’organismo collegiale non riconosciuto dalla Santa Sede.

Come detto, la nomina di Li Shan sembra un segno di distensione, perché questi fu consacrato vescovo nel 2007, con il consenso della Santa Sede, secondo una procedura in vigore prima dell’accordo sino-vaticano del 2018 che segnò, di fatto, una distensione di rapporti delineata dalla lettera di Benedetto XVI ai cattolici di Cina. Li Shan visse momenti duri anche per aver auspicato una visita di Benedetto XVI in Cina.

Monsignor Shen Bin, 52 anni, era già vicepresidente del Consiglio dei vescovi cinesi, e dunque per lui si tratta di una promozione. Si tratta di un prelato in vista, non inviso a Pechino, tanto che negli ultimi sei anni ha sempre presentato la relazione dell’attività della Chiesa in Cina. È stato più volte in Italia.

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I vescovi hanno anche stabilito un “Comitato di supervisione dei due organismi supremi”, una novità che sarà guidata dal vescovo Zhan Silu di Xiapu. È un organismo in cui compaiono le personalità più direttamente legate al governo cinese. Non c’è, però, il vescovo Giuseppe Ma Yinglin di Kunming, che fino ad ora è stato il volto noto dell’Associazione Patriottica.

Questi è rientrato in comunione con Roma con gli effetti dell’accordo del 2018, dopo essere stato eletto illecitamente. Il vescovo Fan Xingyao di Linyi, presidente uscente, ha ora il titolo di presidente onorario”.

Il comunicato di fine lavori si menziona la necessità di “unire e guidare il vasto numero dei cattolici a prendere come guida il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una Nuova era, continuare a tenere alta la bandiera del patriottismo e dell'amore per la religione, aderire ai principi dell'autogestione indipendente della Chiesa e dell'educazione democratica, aderire alla direzione della sinicizzazione del cattolicesimo nel Paese, rafforzando vigorosamente la costruzione di forze patriottiche”.

Secondo Asia News, queste parole vanno lette anche alla luce delle rinnovate pressioni per aderire all’Associazione Patriottica che si sono sperimentate di recente nel’Hebei.

Nei mesi scorsi, sono stati anche stabiliti in Cina nuovi regolamenti per “migliorare il controllo democratico sulle religioni,” una conseguenza delle direttive del Comitato Centrale del Partito per la comunità cattolica in Cina.