Ci sono due eventi chiave per la Chiesa cinese nel 2007: l’ordinazione episcopale di Giuseppe Li Shan, nominato arcivescovo di Pechino con l’approvazione della Santa Sede, e la morte dell’arcivescovo Fue Tieshan, che fu una figura chiave della Chiesa patriottica legata a Pechino. La scelta di Li Shan fu, allora, un segno di buona volontà da parte del governo cinese e anche della Santa Sede, che arrivavano ad un accordo su un vescovo ufficiale, ma non così duro nelle posizioni pubbliche. Ora, il governo di Pechino celebra il vescovo Li Shan con una mostra che sembra voler piuttosto riaffermare la sua posizione decisionale.
Nel quadro del possibile rinnovo dell'accordo tra Vaticano e Cina per la nomina dei vescovi, i cui termini al momento restanto ancora riservati, un rappresentante della Santa Sede avrebbe avvertito della possibile crescente persecuzione contro i cattolici a Hong Kong.
Oggi, 24 maggio, giorno liturgico di Santa Maria Aiuto dei Cristiani, si celebra la tredicesima giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, istituita da papa Benedetto XVI il 27 maggio 2007 con la Lettera ai cattolici Cinesi. La giornata fu celebrata, per la prima volta, l’anno successivo, il 24 maggio 2008. Questa bella ricorrenza è un’occasione preziosa per ripercorrere la storia della devozione mariana in Cina.
La notizia è stata ressa ufficiale dalla Santa Sede solo oggi, ma Stefano Li Side, Vescovo della diocesi di Tianjin (Cina Continentale) è morto lo scorso 8 giugno 2019, alle ore 11, all’età di 93 Sofferente da molti anni di una malattia cronica, ultimamente era stato ricoverato in ospedale a Gixian.
Era il 2007 quando Benedetto XVI stabiliva il 24 maggio come Giornata Mondiale di Preghiera per i Cattolici Cinesi. È il giorno della Madonna di Sheshan, l’immagine della Vergine più venerata in Cina. Dodici anni dopo, c’è un accordo provvisorio tra Santa Sede e Cina sulla nomina dei vescovi. Ma c’è anche un movimento di sinizzazione delle religioni voluto dal presidente Xi Jinping. Ci sono ancora persecuzioni, abbattimenti di croci e di chiese. Ancora c’è bisogno di pregare.
L’Osservatore Romano pubblica nuove informazioni sulla Chiesa Cattolica in Cina. Lo fa attraverso una lunga intervista – pubblicata nell’edizione di domenica 3 febbraio 2019 - al Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che ha seguito il delicato e complesso cammino della Chiesa cattolica in Cina a partire dal 1992, anno del suo arrivo a Hong Kong. E con un articolo con nuove informazioni.
In seguito alla firma dell’Accordo provvisorio sulla nomina dei Vescovi con la Repubblica Popolare Cinese - annunciato durante la visita del Papa in Lituania accompagnato dal Segretario di Stato, il Pontefice - ha deciso di riammettere nella piena comunione ecclesiale i Vescovi della Chiesa Patriottica ordinati senza Mandato Pontificio e quindi scomunicati latae sententiae: Mons. Giuseppe Guo Jincai, Mons. Giuseppe Huang Bingzhang, Mons. Paolo Lei Shiyin, Mons. Giuseppe Liu Xinhong, Mons. Giuseppe Ma Yinglin, Mons. Giuseppe Yue Fusheng, Mons. Vincenzo Zhan Silu e Mons. Antonio Tu Shihua, quest’ultimo deceduto il 4 gennaio 2017: prima di morire aveva espresso il desiderio di essere riconciliato con la Sede Apostolica.
Papa Pio XII dovette affrontare in prima persona il problema, o meglio il dramma, della persecuzione del regime comunista cinese ai danni dei cattolici. Nel 1958 - pochi mesi prima della sua morte e dopo altre due encicliche Cupimus Imprimis e Ad Sinarum gentem - Papa Pacelli scrisse l’enciclica Ad Apostolorum principis.
Una visita ad limina particolarmente delicata quella che i Vescovi di Hong Kong e Macao rendono a Papa Francesco. Delicata per la ben nota situazione dei cattolici nella Repubblica Popolare Cinese dove la Chiesa patriottica risponde direttamente - a partire dalle nomine episcopali - al governo di Pechino e dove, nello stesso tempo, la libertà religiosa dei cattolici in comunione con il Papa non viene rispettata.
Il Papa ha accettato stamane la rinuncia del Cardinale John Tong Hon all'ufficio di Vescovo di Hong Kong. Succede al Cardinale Tong Hon Monsignor Michael Yeung Ming-cheung, finora Vescovo coadiutore. La Diocesi di Hong Kong è centrale nella delicata vicenda dei rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, che non intrattiene con il Vaticano rapporti diplomatici.
Le violazioni contro la libertà religiosa da parte del governo della Repubblica Popolare Cinese continuano a preoccupare la Santa Sede e in particolare "la situazione personale di Mons. Pietro Shao Zhumin, Vescovo di Wenzhou, forzatamente allontanato dalla sua sede episcopale ormai da tempo". Lo ha detto stamane il Direttore della Sala Stampa Vaticana, Greg Burke.
Il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin è intervenuto a Pordenone ad un convegno sulla figura del Cardinale Celso Costantini, primo delegato apostolico della Chiesa Cattolica in Cina.
Si chiamava Tommaso Zeng Jingmu, aveva quasi 96 anni, ed è morto lo scorso 2 aprile. ACI Stampa ne aveva dato notizia. Ma la notizia ufficiale, però, è arrivata solo una settimana fa, tramite l’Agenzia Fides, legata alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. E il ritardo è comprensibile. Zeng era vescovo emerito e non ufficiale della diocesi di Yuijang, nella provincia di Jianxi, in Cina. Ed aveva trascorso più di 30 anni in carcere.
Anche dalla Cina è arrivata una entusiata adesione alle iniziativa “24 ore per il Signore”, voluta per il terzo anno da Papa Francesco anche durante il Giubileo straordinario della Misericordia.
E’ una Cina più vicina, quella tratteggiata dall’arcivescovo Claudio Maria Celli nella presentazione del libro “Il Vangelo oltre la Grande Muraglia” lo scorso 8 gennaio. Perché “i cattolici in Cina sono ancora come uccelli in gabbia”, ma di certo “è una gabbia più larga di quella di quarant’anni fa”. Una gabbia resa più larga anche grazie all’impegno incessante dei Papi. In particolare, di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, che “sapeva già cosa fare, perché Giovanni Paolo II non prendeva una decisione senza chiedere al Cardinale Ratzinger”. E oggi c’è Papa Francesco, che “andrebbe in Cina anche domani”.