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Come può una scuola essere davvero "cattolica"?

Una Istruzione della Congregazione per la Educazione cattolica, “L'identità della Scuola Cattolica per una cultura del dialogo”

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“Tutti hanno l’obbligo di riconoscere, rispettare e testimoniare l’identità cattolica della scuola, esposta ufficialmente nel progetto formativo. Questo vale per il corpo docente, il personale tecnico- amministrativo e per gli alunni con le loro famiglie. Al momento dell’iscrizione sia i genitori che lo studente dovranno essere portati a conoscenza del progetto formativo caratterizzante la scuola Cattolica”. 

E’ quanto si legge nella Istruzione della Congregazione per l'Educazione Cattolica “L'identità della Scuola Cattolica per una cultura del dialogo” pubblicata oggi in diverse lingue.Il testo di una ventina di pagine offre alcune indicazioni alla scuole che in tutto il mondo si fregiano del nome “cattolica” e che devono affrontare il problema del rapporto con altre religioni e con un laicità esasperata. 

Dopo una introduzione su principi e valori arrivano le indicazioni operative con la richiesta di un coinvolgimento diretto dei genitori . Si legge: “la Chiesa raccomanda a tutti i fedeli di favorire le scuole cattoliche e anche di cooperare con le proprie possibilità per fondarle e per sostenerle.

“È necessario che i genitori cooperino strettamente con gli insegnanti, coinvolgendosi nei

processi decisionali riguardanti la comunità scolastica e i loro figli, partecipando alle riunioni o associazioni della scuola (cfr. can. 796 §2 CIC e can. 631 § 1 CCEO). In questo modo, i genitori non solo svolgono la loro vocazione educativa naturale, ma contribuiscono anche con la loro fede personale al progetto educativo, soprattutto se si tratta di una scuola cattolica” si legge nel testo. 

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Anche per gli insegnati attenzione speciale nelle assunzioni e poi “i docenti e il personale

amministrativo che appartengono ad altre Chiese, comunità ecclesiali o religioni, nonché quelli che non professano alcun credo religioso, dal momento dell’assunzione hanno l’obbligo di riconoscere e di rispettare il carattere cattolico della scuola”.

L’aggettivo “cattolica” nel nome di una scuola ovviamente deve avere l’approvazione ecclesiastica. Sarà sempre il vescovo locale ad accertarsi e valutare a norma di Diritto canonico, mantenendo sempre il rispetto per l’autonomia della vita della scuola stessa. 

Ma è proprio sul termine “cattolica” che sorgono le maggiori difficoltà non tanto per le autorità ecclesiastiche quanto per quelle civili in diverse parti del mondo.

“ I problemi giuridici e di competenza delle istituzioni educative cattoliche nascono anche a

causa del doppio inquadramento normativo: canonico e statale-civile. Dalla diversità di scopi delle relative legislazioni, può accadere che lo Stato imponga alle istituzioni cattoliche, che operano nella sfera pubblica, comportamenti non consoni che mettano in dubbio la credibilità dottrinale e disciplinare della Chiesa. Qualche volta anche l’opinione pubblica rende quasi impossibili le soluzioni in linea con i principi della morale cattolica”.

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E ancora “Si verificano anche casi in cui le leggi statali impongono scelte in contrasto con la libertà religiosa e la stessa identità cattolica di una scuola. Pur nel rispetto dei diversi ambiti, è necessaria una ragionevole azione di difesa dei diritti dei cattolici e delle loro scuole sia attraverso il dialogo con le autorità statali, sia mediante il ricorso ai tribunali competenti”.

E c’è poi la questione della chiusura delle scuole. Non è solo una questione finanziaria. “Per le istituzioni scolastiche gestite da religiosi o laici, prima della chiusura o dell’alienazione, è altamente auspicabile consultare il Vescovo e trovare insieme alla comunità educante le vie praticabili per poter offrire ancora la loro preziosa missione”.