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Concistoro, quei "cardini" della Chiesa pronti all'effusione del sangue

Il Papa impone la berretta cardinalizia |  | Daniel Ibanez/CNA Il Papa impone la berretta cardinalizia | | Daniel Ibanez/CNA

E’ un concistoro molto significativo quello che oggi Papa Francesco presiederà nel pomeriggio nella Basilica Vaticana. Si tratta poi del primo concistoro con i vertici del Sacro Collegio "rinnovati" con il Cardinale Giovanni Battista Re nuovo Sotto-Decano, al posto del dimissionario Cardinale Roger Etchegaray che ricopriva l'incarico dall'aprile 2005.

L’esiguità numerica - solo cinque porpore assegnate - ricorda gli ultimi concistori di Benedetto XVI e di Paolo VI quando crearono rispettivamente nel 2012 e nel 1977 sei e cinque cardinali.

Quattro porporati su cinque poi saranno i primi cardinali provenienti dalle rispettive nazioni: Jean Zerbo dal Mali; Anders Arborelius dalla Svezia; Louis Marie Ling Mangkhanekhoun dal Laos e Gregorio Rosa Chavez da El Salvador

Ma non è la composizione né geografica, né numerica a rendere questo concistoro particolare.

Sono le parole di Papa Francesco - pronunciate in occasione dell’annuncio non più tardi di un mese fa - a ribadirne l’importanza. 

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Papa Francesco ci ha abituati a scelte assolutamente sorprendenti: tralascia le sedi storicamente cardinalizie e punta alle periferie, a quella Chiesa in uscita di cui tanto parla dal primo giorno di pontificato. 

“La loro provenienza da diverse parti del mondo - spiegava il Papa annunciando l’odierno concistoro - manifesta la cattolicità della Chiesa diffusa su tutta la Terra”. I nuovi cardinali - auspicava ancora Francesco - “siano autentici servitori della comunione ecclesiale e con quella dell’Apostolo delle genti, siano annunciatori gioiosi del Vangelo nel mondo intero e, con la loro testimonianza ed il loro consiglio, mi sostengano più intensamente nel mio servizio di Vescovo di Roma, Pastore universale della Chiesa”.

Francesco dunque ribadisce con forza quello che i suoi predecessori hanno sempre affermato: il cardinalato non è un vanto, ma un servizio fino alla effusione del sangue. Usque ad sanguinis effusionem

Si tratta dunque di un servizio da adempiere con dignità. Quella dignità che - sottolineava ancora il Papa - “non è onorifica. Lo dice già il nome – cardinale – che evoca il cardine; dunque non qualcosa di accessorio, di decorativo, che faccia pensare a una onorificenza, ma un perno, un punto di appoggio e di movimento essenziale per la vita della comunità”.

I cardini della Chiesa - usando le parole di Papa Francesco - sono insigniti della porpora che evoca il sangue. Una caratteristica che - spiegava Papa Benedetto XVI - significa per i cardinali “una più intensa partecipazione al mistero della Croce nella condivisione delle sofferenze di Cristo”.

La porpora dunque - ricordava invece Giovanni Paolo II nel suo ultimo concistoro - “richiama l’eroismo dei martiri. E’ il simbolo di un amore per Gesù e per la sua Chiesa che non conosce limiti: amore sino al sacrificio della vita. Occorre predicare con la parola e con l’esempio”.

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