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Coordinamento Terrasanta, i vescovi chiedono ai governi una soluzione politica

Messaggio finale dei vescovi del Coordinamento Terrasanta, che sono stati tra Gerusalemme, Gaza e la Cisgiordania dall’11 al 16 gennaio

Coordinamento Terrasanta | I vescovi del Coordinamento Terrasanta durante il loro pellegrinaggio 2020 | Twitter Coordinamento Terrasanta | I vescovi del Coordinamento Terrasanta durante il loro pellegrinaggio 2020 | Twitter

I vescovi del Coordinamento Terrasanta esortano i loro governi “a contribuire alla creazione di una nuova soluzione politica fondata sulla dignità di tutti”, sempre ricordando che “tale soluzione debba essere in ultima analisi elaborata dai popoli in dialogo di Terrasanta”.

È un messaggio breve, molto fondato sulle richieste dei vescovi locali, quello che i 13 vescovi del Coordinamento lanciano al termine del loro viaggio annuale, che li ha portati ancora una volta a Gaza, ma anche in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

Presidente del Coordinamento è il vescovo Declan Lang di Clifton (Regno Unito), mentre il coordinamento coinvolge rappresentanti delle conferenze episcopali di Spagna, Francia, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Italia, Scozia e dei Paesi Scandinavi.

Nel loro comunicato finale, i vescovi del Coordinamento sottolineano che “la perseveranza e la fede in un contesto in via di peggioramento sono per noi fonte di ispirazione”.

I vescovi locali hanno denunciato “l’incapacità della comunità internazionale di contribuire alla giustizia e alla pace nel luogo dove è nato Cristo”, hanno sottolineato che la popolazione “vede ulteriormente svanire la speranza di una soluzione duratura”, hanno lanciato l’allarme sulle condizioni di vita che sono sempre più insostenibili.

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Il Coordinamento Terrasanta ripercorre le tappe del viaggio. Nota che in Cisgiordania “alle nostre sorelle e ai fratelli vengono negati anche i diritti fondamentali, tra cui la libertà di movimento. Sottolinea che “a Gaza le decisioni politiche di tutte le parti coinvolte hanno portato alla creazione di una prigione a cielo aperto, a violazione di diritti umani e a una profonda crisi umanitaria”, tanto che alcune famiglie hanno aspirazioni “ridotte all’essenziale, come avere energia elettrica e acqua potabile”.

I vescovi del Coordinamento si dicono “toccati dal sacrificio di religiose, laici sacerdoti” impegnati a tutti livelli, chiedono preghiere, e fanno un appello ai loro governi perché “facciano la loro parte”.

I vescovi del Coordinamento chiedono in particolare che la comunità internazionale sostenga “l’applicazione del diritto internazionale seguendo gli orientamenti della Santa Sede nel riconoscere lo Stato di Palestina”, ma anche “tenendo presente le esigenze di sicurezza di Israele e il diritto di tutti a vivere sicuri”.

I governi sono chiamati anche a rifiutare “sostegno politico o economico agli insediamenti” e ad opporsi “con determinazione agli atti di violenza e o alle violazioni dei diritti umani da parte di chiunque”.

Solo così “la comunità internazionale potrà esprimere la propria solidarietà a quegli israeliani e palestinesi che non vogliono rinunciare alla loro lotta non violenta per la giustizia, la pace e i diritti umani”.