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Coronavirus, Rohingya, Ebola e molto altro: cosa ha fatto Caritas nel 2019?

Il rapporto annuale di Caritas Internationalis descrive il lavoro che ha fatto la federazione nel mondo. E pone le basi per il futuro

Caritas Internationalis | La copertina del Rapporto Annuale 2019 di Caritas Internationalis | Caritas Internationalis Caritas Internationalis | La copertina del Rapporto Annuale 2019 di Caritas Internationalis | Caritas Internationalis

Dagli aiuti a seguito del Ciclone Idai nell’Africa del Sud al contrasto dell’undicesima epidemia di Ebola in Repubblica Democratica del Congo. Dal supporto ai rifugiati Rohingya in Myanmar, agli aiuti inviati a Venezuela e nella striscia di Gaza. Il rapporto annuale di Caritas Internationalis si presenta come una sorta di bollettino di solidarietà. Lì dove c’è una emergenza, qualcuno dei 162 membri della federazione è lì, ad aiutare. Caritas Internationalis è il braccio dell’impegno della Chiesa per i più deboli.

Un impegno che si è moltiplicato durante l’emergenza coronavirus, con una virtual platform, un fondo dedicato alla risposta al coronavirus, una serie di iniziative locali e, ora, la partecipazione alla commissione vaticana anti-Covid 19. Impegno che passa anche per richieste precise ai governi, come il sollevamento delle sanzioni economiche, l’appoggio alla richiesta di cessate il fuoco internazionale delle Nazioni Unite, la campagna per la cancellazione del debito dei Paesi poveri.

“I cittadini semplici e poveri – ha detto il Cardinale Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis, in una video-conferenza stampa lo scorso 16 luglio – sono le vittime delle sanzioni economiche e delle situazioni di guerra e violenza nel mondo”.

Per Caritas, il 2019 è stato un anno di cambiamenti, con un nuovo segretario generale, Aloysius John, e l’inclusione di Caritas Fiji e Kyrgyzstan nella confederazione, cosa che ha portato il numero dei membri a 162.

Nel 2019, Caritas ha lanciato 34 appelli per finalizzare programmi di emergenza in alcune delle aree più povere e colpite da crisi nel mondo.

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Tra questi, la risposta all’emergenza causata dal Ciclone Idai, che ha colpito l’area sud dell’Africa nel marzo 2019, uccidendo 1300 persone. Per gli aiuti, Caritas ha convogliato 731.500 dollari in Mozambico per aiutare le vittime dell’alluvione e del ciclone per tre mesi, e 1.054.000 dollari in Zimbabwe per aiutare ai bisogni più immediati, mentre il Malawi ha avuto 559 mila dollari da impiegare in soluzioni di emergenza.

Caritas ha inviato anche aiuti per un totale di 424.500 dollari in Repubblica Democratica del Congo per aiutare a rispondere alla nuova crisi dell’Ebola, raggiungendo – ha detto Aloysius John – circa 6 milioni di persone. Per affrontare la crisi Rohingya, fornendo tetto, acqua, igiene e protezione alla popolazione che si trova in Bangladesh, sono stati impiegati 13,4 milioni di dollari. 745 mila dollari sono andati in Venezuela per rafforzare le comunità, mentre 160.400 dollari ha aiutato a fornire un team medico mobile alla striscia di Gaza.

Ha spiegato Aloysius John: “Siamo molte organizzazioni, ma una sola confederazione che accompagna migliaia di comunità nel mondo con amore, fede e speranza”.

John ha anche ribadito la richiesta di Caritas Internationalis di cancellare il debito ai Paesi più poveri, richiesta indirizzata al prossimo G20 dei Ministri delle Finanze e Governatori delle Banche centrali.

John ha inoltre messo in luce il “drastico deterioramento” della situazione in Medio Oriente negli ultimi sei mesi, in particolare a seguito delle sanzioni e dell’embargo sulla Siria.

“Le sanzioni come strumento politico si sono mostrate inutili”, ha detto John.

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