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Cosa significa amare? VI Domenica di Pasqua

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

Gesù con i discepoli |  | PD Gesù con i discepoli | | PD

Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Con queste parole, Gesù ci svela che l’amore può sussistere solo se produce altro amore. Infatti, il Padre ama Gesù; Gesù, amato dal Padre può amare i suoi discepoli ed essi amati da Gesù sono resi capaci di amarsi gli uni gli altri. Possiamo, dunque, riconoscere che l’amore è come una catena che unisce le persone.

Ma cosa significa amare? Si tratta di una domanda legittima perchè la parola “amore” è divenuto il termine più abusato, è ormai sulla bocca di tutti ed usata con significati completamente diversi tra di loro. Infatti, si può amare una persona, il cioccolato, un paio di scarpe o una barzelletta divertente…E così ne abbiamo perso il significato e il valore. Gesù ci aiuta a ritrovare la forza di questa parola quando ci chiede di amarci gli uni gli altri, come io vi ho amato. Come Gesù ci ha amato? Donando la propria vita “per i suoi amici”. Non c’è amore più grande di questo (v. 13). Appare evidente dunque, che Gesù quando parla di amore non intende riferirsi solo ad un sentimento o ad un’emozione, e neppure ridurlo ad una dichiarazione verbale o a un buon proposito. Amare significa ricercare il bene dell’altro senza risparmiarmi, disposto a donare tutto, anche la vita, se necessario.

E’ possibile amare solo se vive all’interno di un amore. E’ la vita stessa che ci insegna questa verità. Il neonato appena uscito dal grembo materno avverte di dipendere esistenzialmente dalla madre e la cerca perchè di lei istintivamente si fida. Io posso amare solo se sento che la mia vita è a sua volta sostenuta da qualcun Altro. Gesù non avrebbe potuto amare i suoi discepoli se non si fosse sentito amato dal Padre, così i discepoli possono amarsi gli uni gli altri solo perché sono stati raggiunti dall’amore di Cristo.

E’ questa la ragione per la quale Gesù comanda ai suoi discepoli: “Rimanete nel mio amore”. In realtà più che un comando queste parole costituiscono quasi una supplica. Egli desidera instaurare anche con noi, come ha fatto con i primi discepoli, un rapporto di amicizia. La caratteristica fondamentale dell’amicizia è la confidenza. All’amico si rivelano anche i segreti più intimi e profondi. Questo ha fatto Gesù con noi. Ci ha rivelato “tutto quello che ho udito dal Padre”. La supplica di Gesù diventa allora, una richiesta a costruire la nostra storia con Lui perchè solo grazie a Lui possiamo finalmente trovare una risposta alle domande vere della vita: “Qual è il motivo per il quale vale la pena vivere? La vita è una fatica e allora perché vivere? Perché la sofferenza e la morte? Dove trovare speranza? Come apprendere ad amare veramente? Concretamente noi possiamo rimanere in Gesù mediante la preghiera, la partecipazione ai sacramenti, vivendo l’amore come lui lo ha insegnato.

Testimonia un santo spagnolo del 1500: “In Dio si scoprono nuovi mari quanto più si naviga”. Quanto più ci si immerge nel Signore tanto più si supera la monotonia, la noia, la ripetitività, il non senso perché si entra in un mondo di novità, di sorprese, di umana e spirituale ricchezza, perché, fin da ora, l’eternità è deposta all’interno dei nostri giorni. Inoltre, la nostra volontà viene centuplicata perché è resa capace di amare come Cristo ha amato. Acquista la libertà del dono. Dà origine ad una convivenza nuova fra le persone.

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Vivendo nell’amicizia di Gesù si trova anche la gioia. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (v. 11). La gioia che Gesù promette è la gioia che lui stesso possiede in quanto Figlio di Dio. Una gioia che sarà nostra nella misura della nostra unione a Lui. Si tratta di una gioia “piena”, cioè non legata a sorgenti che presto inaridiscono o si rivelano avvelenate, perché attinge alla beatitudine stessa di Dio.