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Crisi in Venezuela, la Santa Sede ribadisce la sua posizione

Proteste di piazza in Venezuela | Una delle tante proteste di piazza in Venezuela | Wikimedia Commons Proteste di piazza in Venezuela | Una delle tante proteste di piazza in Venezuela | Wikimedia Commons

Una lettera formale, protocollata 796/17/RS, per rispondere all’allarme lanciato da sei ex presidenti di Stati latino americani e ribadire la posizione della Santa Sede sulla crisi venezuelana: si presenta così la missiva della Segreteria di Stato, una risposta ad un appello rimbalzata sui media sudamericani, per sottolineare quale è la posizione della Santa Sede.

Si tratta, in fondo, di un ribadire i punti già affermati in diverse circostanze, tra i quali quelli della necessità di elezioni libere in Venezuela.

La lettera è firmata dal Segretario di Stato vaticano, il Cardinale Pietro Parolin.

Vi si riconosce “la preoccupazione di Papa Francesco per la sofferenza del popolo venezuelano”, afferma che l’appello dei sei presidenti è stato inoltrato al Papa, il quale “segue con attenzione” quello che accade in Venezuela e sta cercando di aiutare a trovare “una soluzione di fronte alle gravi difficoltà” che vengono affrontato”.

Il Segretario di Stato afferma che la Santa Sede ha fatto tutto il possibile nel suo ruolo di mediazione per “cercare un accordo politico tra le parti si concretizzasse in una uscita democratica, pacifica e praticabile della crisi venezuelana”.

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Insomma, non ci devono essere “dubbi che le condizioni cui fa riferimento il Papa perché sia restaurata la via del negoziato in Venezuela sono quelle della lettera segnalate nella mia lettera dello scorso 1 dicembre 2016”.

Erano quattro le condizioni delineate nella lettera del Cardinale Parolin per risolvere la crisi venezuelana: la necessità di stabilire un canale umanitario, il riconoscimento dell’Assemblea Nazionale, la liberazione dei prigionieri politici e le libere elezioni.

Il Segretario di Stato sottolinea anche che “in realtà, la Santa Sede continua a ritenere che una negoziazione seria e sincera tra le parti, basata in condizioni molto chiare, a partire dalla celebrazione delle elezioni costituzionalmente previste, potrebbe risolvere la difficile situazione del Venezuela".

Il cardinale Parolin risponde ad una missiva di sei ex presidenti: Laura Chinchilla del Costa Rica, Luis Alberto Lacalle dell'Uruguay, Mireya Moscoso di Panama, Andrés Pastrana della Colombia, Jorge Quiroga della Bolivia e Miguel Ángel Rodriguez del Costa Rica.

Questi hanno partecipato, in qualità di osservatori, alle elezioni legislative del dicembre 2015, che sono state vinte delle opposizioni del MUD.

Tutti hanno avuto molto critiche in passato sulla situazione in Venezuela: Chinchilla ha parlato del rischio di una dittatura, Moscoso ha chiesto l’appoggio internazionale “contro la dittatura brutale” di Caracas, Pastrana ha posto l’accento sulla crisi umanitaria in atto, Quiroga ha addirittura paventato che il Venezuela rischiava di diventare “la nuova Corea del Nord”, e Rodriguez ha usato parole dello stesso tenore.. 

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Gli ex governanti si sono rivolti al Papa giorni fa attraverso l'iniziativa "IDEA Democratica -Iniziative della Spagna e delle Americhe". La lettera voleva avvisare il Papa della crisi del Venezuela, e in particolare della rottura dell’ordine costituzionale e democratico, e del sequestro dello Stato.

Lo scorso 8 giugno, i membri della presidenza della Conferenza Episcopale venezuelana sono stati in udienza da Papa Francesco, cui hanno portato un dossier sulla crisi umanitaria in corso e uno sulle uccisioni dei manifestanti in piazza da parte del governo.

Per tutta risposta, il presidente Maduro ha annunciato che avrebbe inviato una lettera al Papa per denunciare l’uso di bambini nelle proteste di piazza, e chiedere una mediazione con l’opposizione perché si eviti ai bambini per “atti terroristici”.