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Custodia del Creato: l'appello interreligioso di Astana, quello ecumenico del CCEE

Expo 2017, dichiarazione interreligiosa | Il Cardinale Peter Turkson firma ad Astana la dichiarazione congiunta sulla salvaguardia del creato, Astana, Expo 2017, 31 agosto 2017 | RP / IHD Expo 2017, dichiarazione interreligiosa | Il Cardinale Peter Turkson firma ad Astana la dichiarazione congiunta sulla salvaguardia del creato, Astana, Expo 2017, 31 agosto 2017 | RP / IHD

Il bando delle armi nucleari, ma anche l’adozione di stili di vita più sostenibili e l’indizione di giornate di digiuno e preghiera: esponenti di varie religioni insieme hanno firmato ad Astana un appello comune sulla salvaguardia del creato, alla vigilia della Giornata Mondiale della Custodia del Creato che Papa Francesco ha istituito nel 2015, ma che già dal 1989 viene celebrata dalle Chiese ortodosse.

Succede all’EXPO di Astana sul tema della “Energia Futura”. La Santa Sede ha un padiglione, il cui filo conduttore è quello della creazione, e domani sarà la sua giornata nazionale. Ieri, però, è stata la volta di una conferenza, cui ha partecipato il Cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale, che ha firmato appunto la dichiarazione.

Sono 11 i punti di impegno della dichiarazione. Si comincia dall’incoraggiamento a riflettere sui valori comuni alla relazione dell’uomo con la natura, cosa che va “di pari passo con la contemplazione della natura e con il feeling che viene da quella contemplazione”.

I leaders religiosi poi ricordano che “molte tradizioni religiose danno un posto particolare alla risorse naturale”, perché in molte fedi “l’energia è un attributo di divinità, di potere e di capacità e di creazione”.

Quindi, entrano più nel vivo. Riconoscono che “l’accesso all’energia è un pre-requisito al raggiungimento di molti diritti umani e per lo sviluppo di persone e comuni”, e per questo chiedono politiche che garantiscano “un accesso alle fonti di energia” chiaro, supportando la transizione verso risorse energetiche non inquinanti”.

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I leaders religiosi chiedono agli Stati “di rifiutare ogni progetto a larga scala il cui impatto ambientale e sociale non sia stato adeguatamente studiato e in cui l’alternativa di installazioni di più piccola entità con energia rinnovabile non sia stato adeguatamente esaminato”. Il principio guida è che “l’inquinatore paga e risistema la situazione”, secondo il principio di giustizia riparativa.

Poi, si chiede agli Stati di evitare accordi che isolino i poveri e rendano complicato il loro accesso all’energia; si chiede a uomini d’affari e consumatori di non cercare un profitto immediato e crescita dei consumi, ma piuttosto di preferire “prodotti dalla lunga vita, specialmente quando questi rispondono ad alti standard nel campo della protezione ambientale, eguale redistribuzione delle risorse e dei guadagni, inclusione sociale e diritti umani”.

Il documento quindi rifiuta l’uso di armi nucleari, ma anche “più in generale, siamo rattristati dalla quantità di energia e risorse naturali usate per produrre e fare uso di armi”.

Infine, l’appello agli “agenti religiosi” e a quanti amministrano “edifici religiosi” per migliorare l’impatto ambientale di questi edifici. E una raccomandazione: quella di far crescere la proclamazione di giorni di digiuno e frugalità “non come procedura o fatto di moda, ma come una sempre più rinnovata opportunità e momento privilegiato per una meditazione personale, preghiera e più vicina relazione di Dio”, perché è la preghiera che genera progresso. E per questo, si incoraggiano tutti (dai leaders religiosi a quelli politici) a lavorare insieme per la causa comune.

Il tema viene sviluppato anche in ambito europeo, con un messaggio congiunto del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, della Conferenza delle Chiese Europee e dell’ECEN (European Christian Environment Network).

Nel messaggio si riconosce che “i cristiani di tutte le tradizioni riconoscono la creazione come dono di Dio” e che “i recenti sviluppi ci ricordano l'urgenza del continuo cambiamento climatico, della perdita della biodiversità, del crescente accumulo di rifiuti e molte altre sfide”.

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Si nota che “le cause sono diverse” ma che “parte del problema è legata al nostro egoismo, alla mancanza di attenzione e ad una diffusa errata visione del mondo come fonte del profitto”.

I tre organismi ricordano l’invito del Patriarca Dimitrios a celebrare “il Tempo per la Creazione,” e anche l’approccio di Martin Lutero alla creazione. Lo stesso “riformatore” sosteneva che "Dio è presente in tutte le creature, anche nei fiori più piccoli" e anche "gli animali sono impronte di Dio."

Una visione presente “sin dalle prime fasi della vita cristiana”, in particolare in Massimo il Confessore, che sottolineava come "La persona umana unisce la natura creata con il non creato attraverso l'amore".

“Vorremmo – si legge nel messaggio - ancora oggi sottolineare che l'ecologia ambientale non è separata dall'ecologia umana. La cura cristiana della creazione è sempre legata alla cura di ognuno di noi come esseri umani, creati a immagine e somiglianza di Dio”. Un tema che è stato sviluppato nella Laudato Si, e che oggi viene riproposto dai leaders ecumenici delle Chiese europee.

D’altronde, la sfida di tutte le confessioni che credono in un Dio creatore, ha detto il Cardinale Peter Turkson aprendo ieri i lavori in Astana, è proprio quello di fornire una “olistica visione del mondo ispirata dalla fede”, e allo stesso tempo di “fornire i valori che possano ispirare un credente nella sua relazione con la natura”.