Roma , sabato, 19. aprile, 2025 10:00 (ACI Stampa).
Domenica scorsa la Domenica delle Palme che ha aperto la Settimana Santa. Una settimana intensa con tanti momenti di preghiera e celebrazioni a partire dalle messe crismali, alle Messe in Coena Domini, alle processioni del Venerdì Santo con le Via Crucis.
Oggi predomina il silenzio, il raccoglimento, la meditazione in attesa dell’annuncio della Risurrezione. Questa sera in tutte le chiese e cattedrali le Veglie Pasquali con anche i sacramenti dell’iniziazione cristiana per gli adulti. Per l’intera giornata non vi saranno celebrazioni liturgiche, né Sante Messe; è l’unico giorno dell’anno che non si può ricevere la Comunione, tranne nel caso eccezionale dell’Unzione degli Infermi per i malati gravi. Per l’occasione tutti i vescovi italiani inviano alle proprie comunità ecclesiali un messaggio per la Pasqua. Qui ne citiamo solo alcuni nei passaggi più significativi. Al centro spesso il tema della Speranza.
Giuliano Brugnotto, vescovo di Vicenza, parte dalla lanterna rimasta accesa dopo che i martiri della fraternità, beatificati in Congo nello scorso mese di agosto, sono stati uccisi per la loro attività di evangelizzazione. Per il presule vivere la speranza non significa avere solo una mera visione ottimistica della vita, ma si tratta di vivere qualcosa che non è ancora visibile all'esterno. “L’incontro con il Risorto libera questo desiderio [di eternità] dalle secche dell’individualismo e lo apre ai fratelli e alle sorelle per vivere un’esistenza nel dono”, scrive aggiungendo che “ogni vita umana ha il diritto di aspirare all’eternità e di vedersi perciò riconosciuta nella sua dignità”. I “missionari Martiri della fraternità” sono “per noi una testimonianza di accoglienza del Signore risorto nella Chiesa diocesana che vive nelle comunità parrocchiali. E ci spronano al dono, annunciando la ‘vita vera’ e seminando la speranza”.
Il Risorto “ci chiede di fare Pasqua di morte e risurrezione dentro di noi per sgretolare la forza del male che ci divide da Dio e dagli altri e ci contrappone tra noi”, scrive il vescovo di Aosta, Franco Lovignana: “fare Pasqua dentro vuol dire far morire il cuore duro per farlo diventare mite e umile come il cuore di Gesù. L’amore più grande, come per Gesù, scaturisce dal rapporto con Dio, dall’ascolto della sua Parola, e la sua forza risiede nel ‘disarmo interiore’ (Madre Canopi) che fa guardare agli altri senza pregiudizi, senza violenza, con cuore aperto e accogliente, capace di abbracciare tutti per portarli all’abbraccio del Padre”.
Pasqua – scrive il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia – “ci porta la notizia più bella: Gesù Cristo, il Crocifisso Risorto, è la speranza che non delude, la speranza che abbiamo continuamente bisogno di ravvivare nella nostra vita e nella nostra storia, la speranza forte che l’Anno giubilare ci fa riscoprire in tutta la sua ricchezza”. Cristo è “la nostra Pasqua, ossia la nostra salvezza e la nostra speranza, perché Lui è il Risorto, il Vivente, il nostro Redentore, la nostra gioia, la nostra pace”, scrive Moraglia evidenziando che è difficile oggi “avvertire intorno noi questa pace e questa gioia pasquale! Le cronache quotidiane gettano davanti a noi scene continue che lasciano interdetti e a cui stiamo, purtroppo, abituandoci; vi sono vicende sempre più cruente di violenza e di guerra contro civili, donne, vecchi e bambini indifesi (penso soprattutto all’Ucraina e a Gaza), in base ad una volontà di potenza e di scontro”.