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Dall’Ungheria, il vescovo di Maiduguri: “Con la preghiera abbiamo sconfitto Boko Haram"

Il viaggio del vescovo della diocesi colpita per dieci anni dagli attacchi dell’ISIS in Ungheria era previsto da tempo. È coinciso con la visita di Papa Francesco

Vescovo Doeme in Ungheria | L'incontro del vescovo Doeme con il primo ministro Orban nel 2017 | https://2015-2022.miniszterelnok.hu/prime-minister-viktor-orban-receives-nigerian-bishop-oliver-dashe-doeme/ Vescovo Doeme in Ungheria | L'incontro del vescovo Doeme con il primo ministro Orban nel 2017 | https://2015-2022.miniszterelnok.hu/prime-minister-viktor-orban-receives-nigerian-bishop-oliver-dashe-doeme/

Forse ci sarà anche lui, nell’incontro con i giovani che il Papa terrà questo pomeriggio alla Laszlo Papp Arena di Budapest. Di certo, il viaggio del vescovo Oliver Doeme in Ungheria era stato pianificato in anticipo, e la presenza del Papa è solo una fortunata circostanza. C’è la speranza che lui possa però portare al Papa la storia della visione che ebbe nel 2014, e che è stata cruciale secondo lui. Perché da due anni, la furia islamista non si è abbattuta con forza sulla diocesi di Maiduguri, dopo che in dieci anni gli attacchi continui alle chiese, i rapimenti, le sparatorie avevano portato allo sfollamento di 100 mila cattolici e alla uccisione di almeno un migliaio di loro.

Ma quale era questa visione? “Era il 2014 – racconta il vescovo Doeme – e c’era l’Eucarestia esposta per 24 ore nella cappella della mia casa. Io ci andavo frequentemente per le mie preghiere personali. Così, in quell’ottobre, sono entrato la sera nella cappella per pregare il Rosario. Improvvisamente, Gesù mi è apparso sul lato destro del giardino, proprio come il buon pastore che si trovava appeso nella cappella. E io ho chiesto: ‘Signore cosa è questo?’ Teneva in mano una spada molto lunga nelle mani. Ha cominciato a muoversi verso di me da lì mentre io ero inginocchiato con il mio rosario. Il mio rosario cadde. Gesù mi passò la spada che si trasformò in un rosario. E disse: Boko Haram è andato. Era il 2014. Ora è quasi il 2024. Quella profezia è una lunga predica. Si è realizzata”.

Il vescovo non aveva parlato della visione fino ad un evento di Aiuto alla Chiesa che Soffre a Madrid nel 2022. “Le preghiere – racconta oggi – sono l’arma più forte”.

È la terza volta che il vescovo Doeme è in Ungheria. Attraverso il programma Hungary Helps, l’Ungheria ha inviato circa 1 milione di dollari.

La collaborazione con l’Ungheria nasce nel 2017, quando, nel mezzo della crisi, viene invitato a parlare dei bisogni della sua diocesi.  “Mi sono incontrato con il Primo Ministro – racconta – e abbiamo concordato di lanciare progetti di cui tutti, e non solo i cattolici, potessero beneficiare. Così, abbiamo finanziato ospedali e scuole, con un sistema di controllo che vede come vanno i lavori. Posso dire che il supporto venuto dall’Ungheria è stata una grande fonte di aiuto per noi”.

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Con il denaro, la diocesi ha costruito il più grande ospedale della diocesi e alcune strutture per una scuola che aprirà presto.

Il vescovo Doeme guida la diocesi di Maiduguri dal 2009, proprio l’anno in cui cominciarono gli attacchi di Boko Haram. Per ragioni di sicurezza, il vescovo era stato costretto a chiudere ben 25 parrocchie. Negli ultimi due anni, tuttavia, Boko Haram non ha mosso significativi attacchi nella diocesi.

Il vescovo ha sottolineato che “per anni, la parte nord-est dalla nazione è stata messa a ferro e fuoco” non solo da Boko Haram, ma anche da altri gruppi islamisti come le milizie Fulani che “hanno approfittato di un governo debole, tanto che la crisi è durata fino ad ora”.

Ma oggi c’è “un grande miglioramento. Gli attacchi non sono più così severi come prima e sono rimasti limitati ad alcune comunità”.

Maiduguri è la capitale del Borno, e il vescovo ha riconosciuto che il governo ha messo in campo grandi sforzi per riportare le persone sfollate a casa. Ma se il Nord-Est sembra ora più sicuro, “in altre parti della Nigeria non c’è quasi pace. Il terrore si è spostato in aree differenti, gettando l’inferno su altre comunità”.

Tuttavia, nel periodo di maggiore pericolo, le persone hanno risposto con grande fede. “Nei 14 anni in cui abbiamo sperimentato la crisi di Boko Haram – racconta il vescovo – la nostra gente è diventato più forte. Hanno mostrato la loro fede in azione. Nonostante gli attacchi continui, continuavano ad andare in chiesa per gli incontri nelle parrocchie e per la loro devozione religiosa”.

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Vero che le persone si erano sentite insicure di fronte alla distruzione operata da Boko Haram sulle strutture della chiesa, e che le persone avevano lasciato le loro proprietà che venivano poi occupate dagli islamisti.

Ma i terroristi non avevano potuto “distruggere la fede del popolo. La fede del popolo è incrollabile. Devo dire che il numero della nostra gente è cresciuto in quantità e qualità. Durante la crisi, molti sono partiti, e non lo nego. C’erano cinque messe nella nostra cattedrale, ed erano diventate solo due. Ma poi, sono tornati e ora I numeri dei nostri fedeli sono più alti del tempo che ha preceduta la crisi”.

Insomma, conclude il vescovo di Maiduguri, Gesù ha mantenuto la sua promessa. “La dimensione spirituale – dice – è la chiave della nostra vittoria. Le persone pregano. Stiamo diventando di più, le persone si impegnano di più nelle loro devozioni religiosi. E vediamo la risposta. È importante che in un’area che non può essere trascurata, mentre i militari stanno facendo il loro lavoro, Dio sta rispondendo alle preghiere. E questo è il messaggio”.