“Sono numerose le cause che hanno portato a questo degrado ambientale e purtroppo molte di esse sono da imputare a una condotta umana improvvida, collegata a forme di sfruttamento delle risorse naturali e umane il cui impatto giunge fino in fondo agli oceani”. E’ l’amara constatazione di Papa Francesco, rivolta ai Leader del “Pacific Islands Forum Secretariat” provenienti da Australia, Isole Cook, Stati Federati di Micronesia, Polinesia Francese, Kiribati, Nauru, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Repubblica delle Isole Marshall, Samoa e Vanuatu.

I Leader parteciperanno a Bonn alla COP-23, la ventitreesima sessione della Conferenza delle Parti alla Convenzione-quadro dell’ONU sul cambiamento climatico. “Voi venite - ha detto Francesco - da Paesi che, rispetto a Roma, si trovano agli antipodi; ma questa visione di una Terra senza confini annulla le distanze geografiche, richiamando la necessità di una presa di coscienza mondiale, di una collaborazione e di una solidarietà internazionali, di una strategia condivisa, che non permettano di restare indifferenti di fronte a problemi gravi come il degrado dell’ambiente naturale e della salute degli oceani, connesso al degrado umano e sociale che l’umanità di oggi sta vivendo”.

“Nel mondo - ha concluso il Papa - tutto è intimamente connesso. Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Questa domanda non riguarda solo l’ambiente in modo isolato. Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori”.