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Dio ama, dona, si fa carne. Santissima Trinità

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

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Dopo aver celebrato i misteri della salvezza – dalla nascita di Cristo a Betlemme fino alla venuta dello Spirito Santo a Pentecoste – la Liturgia ci porta a contemplare il mistero centrale della nostra fede: la santissima Trinità. Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che Dio è Uno e in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Si tratta di una verità che Dio stesso ha progressivamente rivelato agli uomini.

Infatti, nell’Antico testamento, Dio si è fatto conoscere come Creatore e Signore che, a differenza del mondo, è “increato”, eterno e non conosce limiti perché è onnipotente. L’ Antico Testamento, nello stesso tempo, ci rivela che Dio è anche “il pastore che fa pascolare il gregge” che si prende cura dei suoi figli con tenerezza e dolcezza, che perdona e dimentica le frequenti infedeltà del suo popolo.

Ma è con la nascita nella carne del Figlio di Dio che veniamo a conoscere molto altro di Dio. Nel brano di Vangelo abbiamo sentito da Gesù stesso queste parole: “Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo unico Figlio”. Vogliamo brevemente soffermarci su questa frase. In essa troviamo due verbi. Innanzitutto il verbo “amare”. Il mondo, l’intero universo, l’uomo sono oggetto dell’amore di Dio. E non può essere diversamente perché tutto è stato da Lui creato. L’altro verbo è “ha donato”.  Dio, che cosa, o meglio, “chi” ha donato? Ha donato il suo Figlio.

San Paolo sintetizza la vicenda storica del Figlio di Dio in questa frase: “Il Padre non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma l’ha sacrificato per noi” . Poche parole per raccontarci  l’enormità e la follia dell’amore di Dio per l'umanità. Per noi egli non ha risparmiato il Figlio unico, il Prediletto, ma lo ha consegnato alla morte come segno di amore supremo. Questo evento diventa per noi fonte di ogni altro dono di salvezza. Perciò siamo autorizzati a eclissare ogni timore e a fondare saldamente la nostra speranza perché nessun nemico è abbastanza potente da prevalere contro l'amore di Dio per  noi. Il Figlio di Dio, divenuto uno di noi, ci ha rivelato anche l’esistenza dello Spirito Santo, il quale “procede dal Padre e dal Figlio” e  ha la missione di sostenerci nel cammino della vita.

E così giunge a compimento la rivelazione della vita intima di Dio: Dio è una comunione di vita.

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Queste brevi riflessioni ci aiutano a capire che il Credo che noi proclamiamo nella Messa ogni domenica non è una raccolta di idee, ma un insieme di fatti: Dio ha creato, Gesù è stato concepito per opera di Spirito Santo, ha sofferto, è morto per liberarci dalla schiavitù del peccato, è risuscitato, è salito al cielo. Lo Spirito Santo è colui che procede dal Padre e dal Figlio e porta la vita divina in noi. I cristiani nella Liturgia non celebrano idee astratte quali la giustizia, la fraternità, la pace, ma avvenimenti che hanno Dio come attore e protagonista. E’ Lui, in altre parole, che ama, che dona, che si fa carne, che si rende presente, che salva, che chiama.

Scrive un Santo: “Dio è mio Padre. Se lo mediti non  riuscirai a staccarti da questo consolante pensiero. Gesù è mio Amico che mi vuole con tutta la divina pazzia del suo Cuore. Lo Spirito Santo è il mio Consolatore, che mi guida nel percorrere tutta la mia strada”.