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Diplomazia pontificia, un tema cruciale: le migrazioni

Bandiera della Santa Sede | La bandiera della Santa Sede sventola di fronte alla sede ONU di Ginevra | UN.org Bandiera della Santa Sede | La bandiera della Santa Sede sventola di fronte alla sede ONU di Ginevra | UN.org

Per dimostrare quanto è attento al tema delle migrazioni, Papa Francesco ha istituito all’interno del nuovo dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale una sezione migranti e rifugiati, sotto il suo diretto controllo, con una squadra di studio e azioni che gli permette di avere gli occhi aperti sul tema.

Ma l’impegno della Santa Sede sul tema delle migrazioni è di lunghissima data. E se la Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato è una intuizione di Benedetto XV, è da notare che la Santa Sede ha lavorato con attenzione sui fenomeni migratori anche nel campo della cosiddetta diplomazia multilaterale. Una delle ultime mosse è stato l’ingresso nell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni come Stato membro. Una operazione di cui fu architetto l’allora Osservatore Permanente presso le Nazioni Unite di Ginevra, l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi.

 Da Osservatore Permanente a Ginevra, lei è stato tra i promotori dell’ingresso della Santa Sede come Stato Membro nell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni. Perché?

La globalità del fenomeno migratorio esigeva una presenza più incisiva della Santa Sede nel contesto internazionale. Sono 250 milioni le persone che vivono e lavorano in un paese diverso da quello in cui sono nate. La Chiesa è stata pioniere nell’attenzione pastorale e sociale durante le migrazioni di massa dall’Europa nel 1800 e lo è ancora oggi. Ha un contributo da dare nel richiamo alla solidarietà e all’accoglienza, al diritto a non dover emigrare, nel proporre un’integrazione rispettosa delle società di arrivo e dei loro valori fondamentali.  

Quali i problemi principali sul tema delle migrazioni?

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L’equilibrio tra sovranità nazionale e permeabilità delle frontiere, nonostante l’impianto normativo internazionale, è ancora difficile da trovare. Si erigono facilmente barriere per bloccare l’entrata di richiedenti asilo. A fronte di una normativa sostanzialmente favorevole al soggetto debole (migrante, richiedente Asilo, profugo) rimane però una prassi quasi sempre orientata a limitare gli effetti della mobilità umana all’interno di società con un elevato e consolidato livello di sviluppo e benessere. E’ stata proposta una governance globale delle migrazioni e se ne discuterà alla Conferenza convocata dall’ONU a New York per il dicembre 2018.

Quali le possibili soluzioni?

Si dovrebbe sviluppare un partenariato, tra persone, Stati, Istituzioni internazionali, in grado di garantire scelte per l’immigrazione dove non prevalgono solo prospettive legate alla sicurezza e problematiche economiche, ma dove affiori anche una dimensione ed un’azione sociale, culturale, religiosa che voglia concorrere alle decisioni ed alle politiche in materia di mobilità umana in nome di una coerente sussidiarietà e capace di esprimersi attraverso lo strumento normativo e di garanzia di diritti e doveri. Verrebbe così superata la contraddizione di un mondo globalizzato dove mentre sempre più avanza un’apertura degli spazi sovrani alla dimensione economica (capitali, commercio, servizi finanziari di altro tipo), appaiono ancora insormontabili le chiusure poste nei confronti della persona umana. Mentre per la mobilità di prodotti esiste l’Organizzazione Mondiale del Commercio con dei poteri reali, per la mobilità delle persone non si è trovata una formula equivalente che faciliti la domanda e la disponibilità di mano d’opera o di tecnici. L’OIM, che dal 2016 è diventata un’Agenzia collegata delle Nazioni Unite (related agency) si avvicina a questa possibilità.

E così la Santa Sede ha deciso di farvi parte…

Nel 2011 appunto la Santa Sede è passata dallo status di osservatore a membro dell’OIM per indicare l’apprezzamento dell’organizzazione e la priorità che devono assumere i diritti umani nel settore delle migrazioni, critico anche per la pastorale e la nuova evangelizzazione. Guardando ai negoziati e alle discussioni tematiche del Global Compact sulle Migrazioni, che dovrebbe essere approvato nella Conferenza dell’anno prossimo, si evince che attraverso il lavoro costante che si sta facendo nell’Organizzazione come Membri si ha la possibilità di influire il dibattito e creare quella convergenza indispensabile intorno a valori condivisi che poi vengono riversati negli strumenti della cooperazione, del diritto e di tutti gli obiettivi della Comunità internazionale.