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Dopo il terremoto il covid, Castelsantangelo sul Nera cerca la rinascita ed è un esempio

Un paesino nell'Appennino maceratese presenta un progetto di nuovo sviluppo nel rispetto del territorio

Una vista panoramica di Castel Santangelo sul Nera  |  | www.comune.castelsantangelosulnera.mc.it Una vista panoramica di Castel Santangelo sul Nera | | www.comune.castelsantangelosulnera.mc.it

A quasi 4 anni dal terremoto, a fine maggio, a Castelsantangelo sul Nera, piccolo comune di 245 abitanti nell’Appennino maceratese, è tornato in attività l’albergo-ristorante ‘Dal Navigante’: un segno di speranza, come gli altri agroturismi della zona montana terremotata, per accogliere i turisti, nel rispetto del distanziamento sociale imposto dal coronavirus.

Nel paese sono presenti quattro chiese: la Chiesa di Santo Spirito, la Chiesa di San Sebastiano, la Chiesa di San Martino dei Gualdesi e la Chiesa di Santo Stefano, edificate tra il secolo XIII ed il secolo XIV, ed il monastero san Liberatore, edificato intorno al 1113.

Il monastero fu restaurato negli anni ’50 del secolo scorso e nel 1958 le monache benedettine, che hanno sempre osservato la clausura, hanno ceduto il monastero alle religiose di vita attiva ‘Suore benedettine della Divina Provvidenza’, riaprendolo con notevoli sforzi anche dopo il sisma del 2016.

Alcuni mesi fa il paese era salito alla cronaca nazionale, perché è stato il primo comune del cratere sismico ad affidare l’incarico per la redazione del Piano Attuativo per la ricostruzione post sisma ad un raggruppamento di professionisti, che fa capo alla Società Cooperativa ‘Mate’, che vede anche la partecipazione dell’architetto Stefano Boeri e del professor Franco Braga, che è rimasto sospeso per alcuni mesi a causa del coronavirus.

Al sindaco Mauro Falcucci abbiamo allora chiesto di raccontarci la vita in un paese terremotato degli Appennini in questo periodo da coronavirus:”I piccoli Comuni montani erano già abituati ad un certo tipo di isolamento dall’esterno, ma erano coesi al loro interno. Il coronavirus ha invece costretto tutti ad un isolamento forzato, che insieme all’isolamento generale territoriale, ha reso ancora più delicata la situazione.

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Questi territori già soffrivano la distanza dei servizi, tra cui quelli sanitari, e questa situazione lo ha evidenziato ancora di più. Inoltre la vita negli insediamenti S.A.E. per loro natura pensati in maniera modulare e compatti al fine di velocizzare l’esecuzione e ridurre i costi di realizzazione, ha reso e rende impegnativo rispettare le distanze e tutto quello che è necessario in ambito di prevenzione epidemiologica da COVID-19.

Solo la grande forza, il pedissequo rispetto delle disposizioni e la caparbietà del popolo montano ha permesso che Castelsantangelo Sul Nera sia tra quei pochi Comuni a rilevare zero contagi”.

Come ripensare le funzioni anche sociali di un territorio montano?

“E’ importante partire dalle esigenze del territorio, per questo propedeuticamente alla pianificazione si è avviato un protocollo d’intesa con i principali enti sovraccomunali coinvolti e la prima fase individuata per la pianificazione è l’ascolto attivo, che sarebbe dovuto iniziare nel mese di marzo, ma a causa del Covid-19 è stato posticipato a maggio.

Solo ascoltando le esigenze dei cittadini, delle associazioni, dei residenti e non residenti, dei rappresentanti degli ordini professionali, degli enti competenti e degli stakeholders, che si possono individuare e ripensare, qualora necessario, le nuove funzioni. In particolare con la sottoscrizione del protocollo d’intesa sono emersi alcuni spunti di riflessione per i progettisti: la necessità di concordare preventivamente le scelte principali con tutti gli enti coinvolti attraverso una ‘cabina di regia’, e la produzione di linee guida volte alla rinascita del territorio.

Tali linee guida, hanno evidenziato la necessità di ricostruire valorizzando il patrimonio storico-artistico e naturalistico-paesaggistico, ma anche migliorando la qualità sociale e urbana. Un vero è proprio modello di ‘best pratices’ riconosciuto dai diversi attori della ricostruzione sovraccomunali”.

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