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Ecco chi è il nuovo ambasciatore USA presso la Santa Sede

Callista Gingrich | Callista Gingrich, il nuovo ambasciatore USA presso la Santa Sede  | Chris Halloran / Shutterstuck via CNA Callista Gingrich | Callista Gingrich, il nuovo ambasciatore USA presso la Santa Sede | Chris Halloran / Shutterstuck via CNA

È donna, cattolica e moglie di uno dei più grandi sostenitori di Donald Trump, anche lui tra l’altro candidato repubblicano alle primarie presidenziali del 2012. Callista Gingrich, nuovo ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, è stata riconosciuta, prima dal presidente Trump e poi dal Congress che ne ha confermato la nomina, la persona con il pedigree giusto per un incarico molto delicato.

Perché è vero che il ruolo dell’ambasciatore presso la Santa Sede è generalmente quello di fare da liaison con il Vaticano, tra eventi, rapporti e incontri riservati. Ma è anche vero che l’amministrazione Trump ha bisogno di mostrare che i rapporti con la Santa Sede sono buoni come sempre.

Vale a dire, buoni come dal 1984, quando gli Stati Uniti sciolsero le riserve e avviarono lo scambio diplomatico “pieno” in nome di una comune lotta al comunismo che avvicinava l’amministrazione Reagan al pontificato di San Giovanni Paolo II. Buoni nonostante le divergenze sul tema della guerra giusta – ricordate la giornata di preghiera e digiuno di Giovanni Paolo II per scongiurare la Seconda Guerra del Golfo? – e quelle con il mondo democratico sui temi della vita – con le “tirate d’orecchio” diplomatiche di Benedetto XVI a Barack Obama quando questi venne per la prima volta in visita in Vaticano.

E buoni anche adesso, perché gli Stati Uniti sono un partner importante per la Santa Sede, e lo stesso è dall’altra parte dell’oceano. Così, l’annuncio che ufficializzava la candidatura di Callista Gingrich ad ambasciatore e la proiettava all’esame di Senato e Congresso è arrivata appena quattro giorni prima la visita di Donald Trump a Papa Francesco, mentre Segreterie di Stato americana e vaticana lavoravano per rendere l’incontro il più possibile focalizzato sui temi di comune interesse.

Intanto, la scelta di Callista Gingrich conferma la tradizione di avere sempre un ambasciatore USA di fede cattolica presso la Santa Sede. Un segno di rispetto e anche un segnale che le relazioni saranno buone.

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Callista Lou Gingrich, nata Bisek, è la moglie di Newt Gingrich, che nel 2012 si candidò alla primarie presidenziali repubblicane. Di Newt, è la terza moglie, e fu grazie alla sua influenza che il marito si convertì al cattolicesimo nel 2009, battezzato dal cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington.

Nata in una famiglia semplice di origini svizzero-polacche, ha una certa passione per la musica: suona pianoforte e corno francese, è stata per vent’anni corista del coro della Basilica del Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington, proprio dove Papa Francesco beatificò Junipero Serra. Dopo il college, è stata subito presa dal mondo della politica: prima con uno stage a Capitol Hill, e poi come assistente parlamentare.

È lì che conosce Newt, allora sposato. E cominciano una lunga relazione, clandestina, che culminerà con il secondo divorzio di Newt e il matrimonio nel 2000. I due hanno supportato convintamente Trump, quando anche l’establishment repubblicano non avrebbe scommesso un dollaro sulla sua elezione a presidente.

Oggi, Newt Gingrich è uno dei consiglieri più ascoltati dell’amministrazione Trump.

Callista Gingrich scrive libri per bambini di successo con protagonista Ellis l’Elefante, tanto patriottico da dare lezioni di storia americana in rima baciata, è presidente della Gingrich Productions che – tra le varie cose – ha prodotto un documentario sulla visita di Giovanni Paolo II in Polonia nel 1979, e uno di altrettanto successo intitolato “Riscoprire Dio in America”

A lei viene dunque affidato il compito di riportare a Washington le preoccupazioni vaticane, e viceversa, andando oltre il gioco delle parti che fa sempre credere alla possibilità di una nuova guerra fredda. Sono, anche queste, letture semplicistiche, che la Santa Sede non apprezza. È, per la diplomazia USA – Santa Sede, il momento di andare oltre la retorica.

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