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Ecumenismo, la Chiesa ortodossa etiope Tewahedo in visita in Vaticano

Incontro il 23 luglio per la particolarissima Chiesa ortodossa del Corno d’Africa, con una grande comunità in Italia

Cardinale Koch e Chiesa ortodossa etiope | Il cardinale Kurt Koch e la delegazione della Chiesa ortodossa etiope Tewahedo, 23 luglio 2019 | Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani Cardinale Koch e Chiesa ortodossa etiope | Il cardinale Kurt Koch e la delegazione della Chiesa ortodossa etiope Tewahedo, 23 luglio 2019 | Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani

Una delegazione della Chiesa ortodossa etiope tewahedo è stata ricevuta lo scorso 23 luglio dal Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

La delegazione della Chiesa ortodossa etiope era composta dal Vescovo Abba Heryacos dell’Arcidiocesi ortodossa etiope d’Italia, Francia, Belgio, Grecia e Turchia, dei Rev.di Abba Tigistu Gizahew (parrocchia della Santissima Trinità del Monte Cana a Roma), Abba Melate Tsehay Ghebre Tinsae Hailu (parroco della comunità etiope ortodossa presso la chiesa dei Santi Gioacchino e Anna ai Monti) e Abba Ermias Gedlu (parrocchia di Udine).

Durante l’incontro, è stata ricordata la visita in Vaticano di Sua Santità Abuna Matthias I, ma si è anche discusso della vita delle comunità ortodossi etiopi a Roma e in Italia.

Abuna Matthias I si incontrò con Papa Francesco il 29 febbraio 2016, dopo una quattro giorni ecumenica con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, portando avanti un impegno che era stato anche del suo predecessore, Abuna Paulos.

Questi era morto ad agosto 2012, proprio mentre il Patriarca ortodosso di Mosca Kirill era in Polonia per uno storico viaggio di riconciliazione, il primo di una serie di passi che hanno portato allo storico incontro dell’Avana il 12 febbraio 2016.

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La storia della Chiesa ortodossa Tewahedo ha origini antiche. Il suo primo grande evangelizzatore fu San Frumenzio, un cittadino romano di Tiro naufragato sulla cosa Africana del Mar Rosso, successivamente ordinate vescovo e poi tornato in Etiopia per evangelizzare il Paese.

Molte le particolarità. Si tratta di una Chiesa ortodossa orientale, ma ha mantenuto anche diverse pratiche ebraiche: la circoncisione, il rispetto delle regole alimentari, il rispetto del Shabbat del Sabato e della Domenica. La liturgia, di origine copta e influenzata dalla tradizione siriaca, è stata celebrate fino a pochi anni fa nell’antica lingua Ge’ez, e solo da poco viene celebrata nel moderno amarico. Ha 35 milioni di membri, con una grande comunità a Roma.

I rapporti con la Chiesa Cattolica sono sempre stati cordiali e si sono intensificati negli ultimi 30 anni.

Abuna Paulos incontrò Giovanni Paolo II nel 1993 e Benedetto XVI nel 2009. Partecipò anche al Sinodo special per l’Africa. La Chiesa ortodossa etiope è coinvolta anche nella Commissione Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese ortodosse orientali, tanto che l’incontro della commissione nel 2012 fu ospitato ad Addis Abeba.

Quell’incontro fu presieduto da Abuna Paulos, che poi morì il 16 agosto di quell’anno. E sulla figura di Abuna Paulos ci sarebbe molto da scrivere. Paulos era il quinto patriarca della Chiesa ortodossa Etiope, da quando – era il 1959  –il Paese del Corno d’Africa cominciò a designare i suoi propri patriarchi, rompendo con una tradizione di secoli secondo la quale la nomina del patriarca etiope spettava alla Chiesa ortodossa copta in Egitto.

Esiliato per anni negli Stati Uniti, Abuna Paulos era tornato nel suo Paese dopo la caduta del regime del “Derg”, la giunta militare che ha controllato l’Etiopia tra il 1974 e il 1991. Nel 1992, Paulos prese il comando della Chiesa ortodossa dopo essere stato designato dal governo di Meles Zenawi, primo ministro etiope. Una decisione che non fu ben accolta da molti fedeli, che avevano considerato Paulos un politico che serviva gli interessi dell’esecutivo, più che un leader religioso.

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