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Focolari, morta Palmira, tra le prime compagne di Chiara. Promosse il cambio generazionale

Aveva fondato una cittadella dei Focolarini in Svizzera, a Montet, e lì si è spenta. Aveva lasciato ai più giovani. E, quando la fondatrice del Movimento morì, fu lei a guidare la svolta generazionale

Palmira Frizzera, Chiara Lubich | Una immagine di gioventù di Palmira Frizzera (a sx) e Chiara Lubich (a dx)  | Focolare Palmira Frizzera, Chiara Lubich | Una immagine di gioventù di Palmira Frizzera (a sx) e Chiara Lubich (a dx) | Focolare

Per un movimento che nasce da un carisma di un fondatore, fare il salto generazionale è sempre difficile. E non fece eccezione il movimento dei Focolari quando morì Chiara Lubich. Perché Chiara era partita, come si diceva, ma erano rimaste le prime compagne di Chiara. Cosa fare? Guardare avanti o rimanere in quella generazione. Per Palmira Frizzera, che era stata con Chiara sin dal primo focolare a Trento, non c’erano dubbi: la vecchia generazione doveva lasciare il passo a quella nuova. E la sua opinione fu decisiva per aprire un nuovo capitolo nella storia del movimento.

Palmira si è spenta lo scorso 5 gennaio, a Montet, nella cittadella dei Focolari nella Svizzera italiana che aveva fondato. Con lei se ne va un altro pezzo di storia del movimento. Ma resta l’esempio di una donna che, trovata la sua vocazione nel Focolare, ha poi sempre guardato avanti, sempre lasciato il passo alle nuove generazioni. Era la prima focolarina che si sentì in difetto per non aver pensato, durante la guerra, di donare l’unico uovo che avevano in casa. È stata la focolarina che ha guardato al futuro.

Anche a Montet, dopo aver guidato la cittadella per vari anni, aveva lasciato il posto a una persona più giovane, ritagliandosi per sé il ruolo di formatrice delle nuove generazioni, tornando come una popa (bambina, in dialetto trentino) senza responsabilità.

Palmira Frizzera era nata il 9 aprile 1927 a Terlago, al tempo un villaggio di meno di 500 abitanti e oggi inglobato a Trento come zona residenziale, in una famiglia povera. Suo padre era morto a soli 33 anni, e tutta la famiglia si era appesa alla madre che aveva cresciuto i figli Palmira e Arnaldo tra mille difficoltà. A 11 anni, pensò di avere la vocazione a consacrarsi a Dio, a 13 fu ammessa al collegio di Treviglio delle Suore di Santa Maria Bambina. Ma non poté diventare suora per via di una malattia agli occhi che si palesò quando aveva 18 anni.

Nel 1945, così, rientrò a Trento, amareggiata dall’aver fallito la vita monastica. E lì conobbe una delle prime focolarine, e sentì che quella poteva essere la sua strada, quella di amare il prossimo in cui Gesù si identificava.

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Nel 1947, Palmira fu invitata ad un ritiro spirituale al Collegetto dei Cappuccini alla periferia di Trento, e fu lì che conobbe Chiara Lubich. Racconterà dopo Palmira: “Chiara aveva parlato di verginità come ‘pienezza di Dio nell’anima per cui non c’era più posto per il resto’. Non aveva parlato di voti, neppure di consacrazione, né di fuga dal mondo […] Mi parve di intravvedere finalmente la mia vera vocazione che non consisteva più nella scelta di una strada piuttosto che in un’altra; non coincideva più in uno stato di perfezione ma con la Perfezione che era Dio, e siccome Chiara mi aveva fatto capire così bene che Dio è Amore, la mia vocazione sarebbe stata l’Amore. In questa visione sentivo armonioso anche formarmi una famiglia se Dio l’avesse voluto; anche sola nel mondo sarei potuta ora rimanere perché, con Dio Amore, la mia vita sarebbe stata altamente feconda dovunque”.

Fu così che Palmira entrò poi nel primo focolare, divenendo così una delle prime compagne di Chiara Lubich, insieme a Natalia, Dori, Valeria, Giosi, Ginetta, Silvana, Bruna, Graziella, Lia.

Con Palmira Frizzera, se ne è andato un altro pezzo di questa eredità. Ma il cambio generazionale del movimento ha avuto luogo. Dalla morte di Chiara Lubich, ci sono state altre due presidenti, delle due generazioni successive: prima Maria Voce, per due mandati, e ora Margaret Karram.