Fra le “rotte” d’ingresso principali sono in aumento solo quella del Mediterraneo centrale e quella dei Balcani occidentali, sia pure con cifre incomparabilmente inferiori rispetto al 2015 dell’“emergenza migranti” europea. Negli ultimi mesi, tuttavia, nell’Atlantico si sono moltiplicati gli arrivi alle Canarie, territorio spagnolo. Sempre fra gennaio e settembre, le rotte migratorie mediterranee e interne all’Europa hanno contato almeno 672 morti/dispersi in mare e 76 in percorsi via terra.
Nel 2020, sulle richieste d’asilo nell’Unione Europea (196.620 mila quelle presentate per la prima volta fra gennaio e giugno, - 31% rispetto allo stesso periodo 2019) hanno pesato le restrizioni e i lockdown per la pandemia di Covid-19 in primavera.
Alcuni dati più generali sui richiedenti asilo. Negli ultimi cinque anni sono entrati irregolarmente nel territorio dell’UE circa 2 milioni di persone. Nello stesso periodo gli arrivi attraverso una forma di ammissione umanitaria sono stati circa 100 mila, solo il 5%. Ogni ingresso autorizzato per motivi umanitari è un atto di eccezione che riafferma la dignità dell’essere umano: come la vicenda di Nimco e Ayaan, una madre e una bambina somale che sono state capaci di ribellarsi all’integralismo di Al-Shabaab e alla politica dei confini chiusi.
Ancora una volta, il 2020 è avviato a concludersi con un totale di arrivi in Italia di migranti e rifugiati via mare certamente in crescita rispetto al biennio 2018-2019 dei “porti chiusi” e della “guerra alle ONG”, ma comunque a livelli minimi rispetto agli anni precedenti: 23.720 gli arrivi nel nostro Paese a fine settembre 2020, contro i 132.043 nello stesso periodo del 2016 e i 105.417 del 2017.
La rotta del Mediterraneo centrale, cioè quella verso l’Italia e Malta (25.888 gli arrivi da gennaio a settembre 2020), continua ad essere la più pericolosa. Anche nel 2020, nelle acque del solo Mediterraneo centrale si è registrato il 70% di tutti i morti e dispersi stimabili per difetto nel “Mare nostrum”.
I richiedenti asilo in Italia nel 2020 sono ai minimi degli ultimi anni, anche per il lockdown per la “prima ondata” di Covid-19, che ha paralizzato per mesi anche le procedure d’asilo: al 30 settembre sono stati registrati circa 16.855 richiedenti (dato provvisorio), due terzi rispetto allo stesso periodo 2019.
Fra i 10 Paesi d’origine con il maggior numero di richiedenti asilo in Italia nel 2020, 4 hanno un “indice di pace” molto basso (3 casi) o basso (1 caso): sono cioè fra i Paesi più insicuri al mondo per guerre e conflitti esterni o interni, militarizzazione, criminalità e violenze. Si tratta di Pakistan, Nigeria, Venezuela e Somalia.
A fine settembre 2020 il totale di migranti, richiedenti asilo e rifugiati nei servizi di accoglienza italiani, circa 82.100 persone, ha toccato il minimo dell’ultimo periodo: per trovare un valore più basso occorre risalire al 2014, subito prima della grande “emergenza migranti” europea del 2015. Rispetto al valore massimo di fine 2017 (quasi 184.000 persone), oggi l’accoglienza si è più che dimezzata.
Fra i “luoghi di accoglienza” nel 2020 si potrebbero anche inserire le discusse navi quarantena anti-Covid-19 per i migranti. Verso la fine di settembre erano già cinque, con oltre 2.200 migranti a bordo.
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