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Giornata Pro Orantibus. La vita contemplativa delle clarisse eremite di Fara in Sabina

Il Monastero delle Clarisse di Fara in Sabina |  | Clarisse eremite di Fara in Sabina Il Monastero delle Clarisse di Fara in Sabina | | Clarisse eremite di Fara in Sabina

Il 21 novembre è una giornata speciale per la grande famiglia delle comunità claustrali. La Chiesa celebra il ruolo importante della vita contemplativa femminile, che arricchisce la Chiesa di Cristo con “frutti di grazia e di misericordia”. Fu Papa Pio XII ad istituire, il 21 novembre 1953, nella memoria liturgica della Presentazione di Maria al Tempio, la “Giornata Pro Orantibus”. ACI stampa ne ha parlato con Madre Chiara Annalisa Farfalla, madre badessa delle clarisse eremite di Fara in Sabina nel Lazio.

Mercoledì 21 novembre 2018 è la Giornata Pro Orantibus, la Giornata che la Chiesa dedica al ringraziamento per il dono delle comunità claustrali. Come vivete voi clarisse questo momento speciale?

La nostra comunità monastica è solita rinnovare i voti professati proprio in questa data costituente uno dei momenti di preghiera per eccellenza. Ecco perché ho voluto che la comunità si preparasse a questa giornata mediante un'intensa settimana all'insegna dello studio della Parola di Dio e della ritualità francescana. Dal 13 al 18 si è infatti tenuta la settimana biblica sul Vangelo di Luca (in preparazione all'avvento) per ritrovarsi poi tutte le sere al momento del vespro in una fusione fraterna che ha visto riuniti tutti i tre Ordini Francescani (i frati, le clarisse e i terziari francescani) per via de “La Peregrinatio Del Crocifisso di San Damiano” presente nelle fraternità OFS del Lazio. Momento di grazia straordinario che si è concluso con una conferenza presieduta da Roberto Luzi - Ministro Regionale dell'OFS Lazio - il quale ha spiegato il significato dell'icona a forma di croce che è stata fondamentale nel cammino di conversione del "poverello di Assisi".

Suor Chiara, ci sono nuove vocazioni?

Si, infatti la Giornata Pro Orantibus si contraddistinguerà anche per il passaggio dal postulandato al noviziato della candidata che ha espresso il desiderio di essere iniziata alla vita religiosa. Durante la cerimonia, Emanuela, riceverà l'abito della penitenza - fatto a immagine della croce - affinché possa divenire nuova creatura. D'altronde è il Cristo povero e crocifisso a qualificare la vocazione di Francesco & Chiara d'Assisi che attendevano a conformarsi a Lui perfettamente così che nessuna cosa transitoria separasse l’amante dall’Amato. In virtù di Colui che li ha chiamati ripudiano le vanità della gloria terrena e quanto potesse intaccare il loro cuore, e questi elementi continuano ad essere validi anche oggigiorno per affrontare la Sequela Christi; ecco che allora così come si orna l'esterno mediante l'abito monastico altrettanto deve esser fatto per l'uomo interiore ricolmo del vestito dello Spirito Santo al fine di divenire una nuova creatura che si manifesti - nella Chiesa - come Sposa che parla al Suo Sposo. D'altronde l'augurio che rivolgiamo continuamente a noi e a tutti i fratelli è quello di fare costantemente esperienza di un nuovo sguardo, aiutati dalla Chiesa, per poter seguire l'uomo di ogni dove, di ogni religione e di ogni provenienza, per godere insieme quei raggi che vengono dal Sole che è Dio e che sicuramente sorgerà nella nostra vita. Possa allora ogni uomo contemplare - nel silenzio - il Crocifisso che ancora oggi ci dice di essere servitori e costruttori della Chiesa di Dio perché le tenebre non prevalgano su di essa, ma che lo sguardo di Dio possa donare a tutti quella gioia per poter condividere con i fratelli la bellezza donataci già ora su questa terra, e danzare sulla musica della lode del Dio Altissimo. 

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Quali sono i progetti futuri di una comunità di clausura? E in particolare di voi clarisse eremite? 

In questo particolare momento storico tutte le contemplative sono interpellate, dalle sfide del nostro tempo, segnate dalla tecnologia, dalla multiculturalità e dalla globalizzazione, alle quali cerchiamo di rispondere con la nostra peculiare chiamata alla vita contemplativa e alla preghiera per le necessità di tutti e con la comunione e l'amore fraterno. Inoltre Papa Francesco ha chiesto a tutte le contemplative di rifondare la nostra vita sul battesimo e di riscoprire il volto di Dio oggi con la Costituzione Apostolica Vultum Dei Quaerere e di essere nella Chiesa e per la Chiesa cuori oranti con l’Istruzione applicativa sulla vita contemplativa femminile Cor OransE’ certamente per tutte le contemplative un rimettersi in cammino dietro a Cristo in un modo sempre più consapevole “della vocazione che abbiamo ricevuto” (cfr. Ef 4,1) per essere segno e profezia nella Chiesa, per diventare “sentinelle del mattino” (cfr. Is 21,11-12) che annunciano il giorno, la luce, Cristo nel mondo di oggi segnato dalla crisi e dalla “liquidità”. Mi sembra una bella e impegnativa sfida che il papa ci ha lanciato e per la cui attuazione non basta la vita.Tra l’altro, proprio per poter approfondire ancora di più queste tematiche siamo state invitate per il 21 novembre ad un convegno, presso l’Università Lateranense, su “Approfondimenti su Vultum Dei Quaerere e Cor Orans” e ci è sembrato un segno di amore e di tenerezza della Chiesa nei nostri confronti. Noi Clarisse Eremite ci sentiamo particolarmente interrogate perché la nostra vita è ancora di più segno dell’Unum Necessarium che ci ha chiamato e a cui abbiamo risposto. In particolare abbiamo da subito accolto l’invito del Papa ad entrare a far parte di una delle Federazioni nelle quali sono riuniti i monasteri di Clarisse, proprio come obbedienza alle nuove norme, ma anche come segno di quella comunione e fraternità di cui, come figlie di Francesco e Chiara d’Assisi siamo portatrici e di cui la Chiesa ha tanto bisogno oggi.

E oltre la preghiera?

In questa società del rumore un altro elemento importante per noi è il silenzio. Il papa ci ha richiamato a “prestare attenzione al silenzio abitato dalla Presenza, come spazio necessario di ascolto e di ruminatio della Parola e presupposto per uno sguardo di fede che colga la presenza di Dio nella storia personale, in quella dei fratelli e delle sorelle che il Signore vi dona” (VDq, 33). Il silenzio è il proprium del nostro monastero dove fin dagli inizi si è sempre vissuto in maniera molto rigida; un silenzio delle parole per fare spazio alla Parola, “un silenzio di se stessi per fare spazio all’accoglienza” (VDq, 33), un silenzio degli arredamenti per testimoniare Dio come unica cosa necessaria nella nostra vita, un silenzio dei contatti per “soli Deo vacare”, per desiderare solo Dio ed essere “Sole dinanzi all’Unico”. Solo in questo modo il silenzio diventa grembo gravido in cui può nuovamente nascere Dio, ma dove nasce e viene accolto anche l’uomo con le sue attese e le sue speranze. Non possiamo poi non raccogliere la sollecitazione di Papa Francesco alla formazione personale e comunitaria in quanto essa deve condurci alla “configurazione a Cristo” (cfr. VDq, 13), a comportarci come lui si è comportato (cfr. 1Gv 2,6) e ad avere i suoi stessi sentimenti (cfr. Fil 2,5). “Chiamati ad essere trasformati ad immagine di Cristo” (2Cor 3,18) la formazione non impegna la persone per un tempo delimitato, ma è un processo che dura tutta la vita e “mira a formare il cuore, la mente e la vita” (VC, 50), è qualcosa o meglio Qualcuno che abbraccia la persona nella sua integralità. In questo processo dobbiamo tenere in conto diversi fattori: l’attuale contesto storico, socio-culturale e religioso (cfr. VDq, 15) e il cambiamento antropologico degli ultimi tempi per cui c’è una visione diversa dell’uomo che non possiamo non prendere in considerazione. Tutto questo cambierà il paradigma della vita monastica e contemplativa in genere e ci terrà impegnate nell’oggi, per “vivere il presente con passione e abbracciare il futuro con speranza”.

E' possibile rimanere in contatto con le CLARISSE EREMITE DI FARA SABINA mediante il sito www.clarisseremite.com e la pagina facebook www.facebook.com/clarisseeremite.farasabina

 

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