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I cinque giorni del Patriarca Bartolomeo in Italia

Dalla laurea honoris causa a Firenze alla festa per la traslazione della reliquia di San Matteo, il Patriarca Bartolomeo ha trascorso cinque giorni in Italia. Ecco cosa ha fatto

Patriarca Bartolomeo | Il Patriarca Bartolomeo e l'arcivescovo Bellandi | Centro Pro Unione Arcidiocesi di Salerno Patriarca Bartolomeo | Il Patriarca Bartolomeo e l'arcivescovo Bellandi | Centro Pro Unione Arcidiocesi di Salerno

Il 6 maggio dell’anno 954 le reliquie di San Matteo, patrono – tra l’altro – dei pescatori, furono traslate a Salerno, che lo venera come patrono. E quest’anno, nella circostanza della festa della traslazione è arrivato a Salerno anche il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, che ha ricevuto dall’arcivescovo Andrea Bellandi in dono una reliquia del Santo.

Il dono della reliquia è parte di quella “diplomazia ecumenica” delle reliquie che ha trovato terreno fertile in questi ultimi anni. Lo stesso Bartolomeo I era stato nella Chiesa dei Santi Apostoli nel 2018 a venerare le tombe dei Santi Filippo e Giacomo, dopo che le reliquie di San Filippo erano state inviate fino a Smirne.

La visita a Salerno è stata comunque parte di una settimana tutta spesa in Italia, per il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli. Prima di andare a Salerno, era stato a Firenze per ricevere una laurea honoris causa sui temi dell’ecologia. E nel suo viaggio ha toccato anche la città di Napoli e quella di Amalfi, dove nel 2007 ricevette in dono una reliquia dell’Apostolo Andrea, patrono della Turchia e del Patriarcato ecumenico.

La festa della traslazione di San Matteo

È stato lo stesso patriarca Bartolomeo a pronunciare l’omelia nella festa della Traslazione di San Matteo. “La Chiesa in Oriente ed in Occidente – ha detto - ha sempre festeggiato fin dai tempi della Chiesa Nascente la traslazione dei corpi di santi, intravedendo in essa una particolare presenza della grazia santificante del Signore per una Chiesa locale”.

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Bartolomeo ha ricordato che in Italia ci sono le reliquie di tre dei quattro evangelisti (Matteo a Salerno, Marco a Venezia e Luca a Padova), ha messo in luce la storia di Matteo, esattore delle tasse che si chiamava Levi prima di essere chiamato da Gesù, e che dopo la chiamata “tiene un banchetto con Gesù e i suoi discepoli, ma anche con i pubblicani e i peccatori”.

E ancora oggi, quello della Chiesa – sottolinea il Patriarca Bartolomeo – è l’atteggiamento della mensa, e e ci sono ancora cristiani che “non si lasciano sopraffare dal moralismo cieco, dalla legge vuota”, ma ci sono “molti altri, troppi cristiani anche nella nostra epoca, spaventati dal giudizio del mondo, incapaci di superare il senso di colpa del peccato, preferiscono solamente osservare determinate norme di comportamento, ma non imitare il Signore”.

Da qui, l’appello a “cambiare radicalmente la propria esistenza” aprendo il cuore per poter essere “sale della terra e costruire una terra nuova davanti alle tante sfide che il mondo moderno ci presenta”, basandoci proprio sulla “testimonianza ispirata” che viene dal Vangelo di Matteo, il quale rappresenta “una continua dimostrazione di come la venuta di Gesù nella storia sia stata preannunciata e preparata nell’Antico Testamento e di come Egli porti a compimento le profezie”.

Bartolomeo a Salerno, l’incontro con le autorità

Il Patriarca ha anche incontrato sindaci, amministratori e rappresentanti locali nel Palazzo Arcivescovile di Salerno. Nel suo discorso, il Patriarca ha ricordato la ricchezza della storia del territorio, ha apprezzato l’impegno delle autorità per una economia pulita ed ecosostenibile, e si è soffermato sui grandi sconvolgimenti mondiali, nonché sulla pandemia del Covid-19 che ha portato “in numerose comunità un senso di smarrimento, ha accentuato distanze interpersonali, ha provocato in persone fragili e vulnerabili dei veri attacchi di panico e di disperazione per il futuro, ha spesso creato dei vuoti emotivi nei giovani, che sono la nostra speranza per il domani, alimentando percorsi di vita non sempre positivi. Se gli effetti più tragici della pandemia sono passati, restano le conseguenze, per le quali saranno necessari anni di collaborazione tra Istituzioni Civili, Religiose e quant’altro, per recuperare il senso di comunità che è indispensabile per la crescita umana, sociale, antropologica, economica e religiosa di ogni società”. 

Nel suo discorso, Bartolomeo ha parlato anche del “diabolico conflitto, seguìto alla invasione della Ucraina da parte della Federazione Russa, che ha sconvolto non solo l’Europa ma tutto il mondo, addolorandosi perché il conflitto coinvolge “due popoli fratelli, che hanno condiviso la storia del Ventesimo secolo e i secoli precedenti, accomunati nella maggioranza dei casi, anche dalla stessa fede Ortodossa”.

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Questo – ha aggiunto – “ci addolora in modo particolare, perché il Cristiano non può mai pensare alla guerra come mezzo per risolvere questioni che potevano essere risolte con la diplomazia, con la buona volontà, con l’impegno di tutti, con la giustizia. Il nostro Patriarcato Ecumenico ha cercato e cerca di trovare ponti di dialogo, ma nulla ha potuto davanti a ideologie che nulla hanno di cristiano, se non il nome”.  

Bartolomeo ha denunciato la “distruzione di un intero paese, della sua economia, delle sue opere artistiche, dei simboli religiosi e culturali, del suo eco-sistema e principalmente la perdita di tante vite umane da entrambi i fronti, devono interrogarci continuamente su quale via si stia incamminando la società mondiale. Una società che non pone la dignità ed il valore della persona umana al primo posto è destinata a perdersi. Non possiamo arrenderci”.

E ha lanciato un appello: “Se il Cristiano ha la certezza che le forze del male non prevarranno, e ha l’arma della preghiera, anche tutte le altre forze buone di ogni società devono operare, dialogare e collaborare per un mondo dove trionfi la giustizia, la pace, l’armonia, ossia la bellezza.

Durante la sua permanenza a Salerno, il Patriarca ha anche tenuto una conferenza sul tema “Ecologia e Pace. Un futuro secondo il disegno di Dio”.

Bartolomeo ad Amalfi e Napoli

Durante il viaggio, Bartolomeo è stato anche ad Amalfi, dove c’è la tomba di Sant’Andrea, e dove era stato nel 2007, ricevendo come detto in dono una reliquia del “Primo Chiamato” fondatore della Chiesa di Costantinopoli. Il Patriarca è passato anche da Napoli, dove ha fatto una visita privata alla comunità greco-ortodossa della capitale campana.

Bartolomeo a Firenze

A Firenze, invece, il Patriarca Ecumenico ha ricevuto un dottorato honoris causa dalla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale di Firenze per il suo impegno ecologico. Nell’occasione, ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “Il mondo come sacramento. Una visione teologica della creazione”.

Nella sua lectio, il Patriarca ha sottolineato che “la distruzione del Creato è un’offesa al Creatore, del tutto inconciliabile con i principi fondamentali della teologia cristiana”, e ha messo in luce che quella che affrontiamo “non è una crisi principalmente ecologica”, ma piuttosto una crisi che “riguarda il modo in cui percepiamo il mondo”.

Il Patriarca ha detto che ormai non vediamo il mondo “come un dono ereditato dall’alto”, eppure “è nostro obbligo ricevere, rispettare e restituire questo dono a Dio per il bene delle generazioni future. Questa è la fonte del nostro ottimismo. Questo mondo e l’ambiente naturale – la foresta, l’acqua, la terra, tutte le risorse del pianeta – appartengono a tutte le generazioni. I nostri figli hanno diritto a un mondo migliore e più luminoso; un mondo libero dal degrado, dalla violenza e dallo spargimento di sangue; un mondo di generosità e di amore. Ecco come la teologia può contribuire e aprire la strada verso il futuro”.