Il cardinale Roger Etchegaray spiega il significato di “misericordia divina”:  “è il volto che prende l’amore di Dio quando egli è alle prese con la miseria degli uomini, con la sofferenza, con il peccato”. Che sono l’altro nome della “miseria” umana, da sempre e “ovunque”. E quindi “Dio non può rivelarsi altrimenti che con il manto della misericordia. La misericordia di Dio è il nuovo nome di Dio, e la misericordia di Dio è infinita come il suo amore. Diciamo “Dio di misericordia”, piuttosto che “misericordia di Dio”!

Parla del prossimo Giubileo il Presidente emerito a Giustizia e Pace e vicedecano del collegio cardinalizio. “Vi sono diverse maniere ugualmente giuste di presentarvi il prossimo giubileo, dirò semplicemente: Dio di tenerezza e di misericordia è la parola d’ordine che corre da un capo all’altro della terra. Dio di tenerezza e di misericordia”.

La riflessione del cardinale novantatreenne è stata condivisa durante il convegno organizzato da “Il Regno” presso l’Auditorium della Conciliazione. Etchegaray ha parlato del “bacio della misericordia alla giustizia”, leggendo la posizione della Chiesa in preparazione al prossimo Anno Santo.

Ha citato i gesti di Giovanni Paolo II il cardinale francese: Wojtyla, “dopo l’attentato di Ali Agca non si è accontentato di cantare questa espressione del salmista nell’enciclica Dives in misericordia del novembre 1980: nel dicembre 1983 ne ha dato l’esempio più straordinario. L’aveva già perdonato dal suo letto d’ospedale, ma quasi nessuno vi aveva fatto caso. Per commuovere milioni di coscienze sparse in tutto il mondo è bastata un’immagine muta, fugace, sfocata: il papa all’interno del carcere dove faceva visita al suo aggressore”.

Invece, “l’uomo moderno, così assetato di iper-giustizia, come può sopportare la scottatura del bacio dato per misericordia?”, si è chiesto il porporato. “Lungi dall’opporsi alla giustizia, la misericordia la postula, la esige, ma va molto più lontano, molto più a fondo. L’uomo non si oppone alla giustizia quando diventa misericordioso”. E quindi “l’uomo – è un’esperienza di ciascuno di noi – rivendica e insieme teme di essere giudicato. La nostra coscienza esige un giudizio che retribuisca il bene e punisca il male. Nello stesso tempo rifiutiamo però di lasciarci pesare sulla bilancia più giusta, perché siamo convinti che la nostra verità è tutta interiore e può essere colta solo dagli occhi dell’amore”.

“La misericordia porta il suo frutto quando l’uomo, amato fino al perdono, diventa lui stesso misericordioso – ha spiegato -. Solo allora la terra diventa respirabile, abitabile, persino in una prigione”. E “condividere per misericordia divina – ha concluso - porta più lontano nella condivisione che condividere per giustizia umana”!