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Il cuore della festa cristiana è la santa Messa. XVI Domenica del Tempo Ordinario

Il commento al Vangelo domenicale di S.E. Monsignor Francesco Cavina

La celebrazione della Messa |  | Pablo Esparza/CNA La celebrazione della Messa | | Pablo Esparza/CNA

Gli apostoli hanno terminato la loro missione e si riuniscono attorno a Gesù che li aveva mandati ad annunciare il regno di Dio.  A Lui riferiscono quello che hanno detto e fatto, i successi e gli insuccessi, le fatiche e le soddisfazioni. Troviamo in questo atteggiamento dei dodici un comportamento esemplare per ogni discepolo, il quale deve rendere conto del suo operato al solo Gesù. Non sono mandati per compiacere gli ascoltatori o ricevere la loro approvazione, ma a proclamare Gesù unico Salvatore del mondo. Ai discepoli il Signore propone il suo stesso ritmo di vita. Dopo un’intensa vita apostolica Gesù si ritirava in un luogo solitario, e là pregava. Si tratta di una pausa necessaria per distendere il corpo e lo spirito.

La missione del cristiano, come quella di Gesù, è faticosa e Lui lo sa per esperienza. La nostra vita, che è servizio a Cristo, alla famiglia, alla società è fatta di lavoro e di impegno e non dobbiamo stupirci se ne sentiamo il peso e la conseguente necessità di riposo. Pertanto, nell’invito che il Signore rivolge agli apostoli: “venite in disparte in un luogo solitario, e riposatevi un poco”, troviamo un’attenzione piena di affetto e di comprensione prima di tutto verso gli apostoli, ma poi anche nei nostri confronti. “Quanto ci ama Dio, fratelli – esclama S. Agostino – se arriva a dire che quando riposiamo noi riposa anche Lui”.

Il riposo non si risolve in un non “fare niente”, ma è finalizzato ad un arricchimento interiore, a godere dell’intimità con il Signore. E’ questo il significato della festa, la quale aiuta i cristiani a “ricevere con più efficacia l’azione della grazia divina, e nel prepararli a rispondere con più generosità”. “Il cuore della festa cristiana” è la santa Messa. Confinarla all’ultimo posto della giornata è un chiaro segno di poco amore nei confronti del Signore e di noi stessi.

Al Signore va riservata la parte migliore della domenica, anche se ciò dovesse comportare un cambiamento di programmi. Ma non dobbiamo dimenticare che l’affanno, il troppo lavoro, come del resto un’attività apostolica eccessivamente intensa, corrono il rischio di togliere la serenità interiore e di portare a credere che la salvezza dipenda più dalle nostre forze che dalla grazia divina.

Il Signore desidera avere al suo servizio persone equilibrate, serene accoglienti, disponibili. Il distacco dalle proprie attività, dal proprio luogo di lavoro abituale è necessario per conservarci amabili, pazienti, realisticamente sereni, per superare la superficialità e non fare di ogni piccola difficoltà un dramma. Il riposo, dunque, serve per amare  le persone che il Signore ci ha affidato, la loro crescita e la loro formazione.

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Dopo essere stato nella solitudine e nel silenzio, Gesù è in grado di rispondere efficacemente alle necessità della folla: Si commosse per loro [la folla], perché erano come pecore senza pastore e si mise ad insegnare loro molte cose. Gesù si trova di fronte un popolo che è senza guida, smarrito, privo di riferimento, senza il pane della Verità. La sua commozione non si risolve in un sentimento passeggero, ma si trasforma in insegnamento. Egli annunzia una parola che non è una tra le tante parole che la gente poteva ascoltare o pensare, ma è una Parola nuova che coincide con Lui stesso.