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Il direttore di Adveniat: Serve una nuova stagione di solidarietà!

Padre Maier SJ spiega ciò di cui ha davvero bisogno il Mondo

Padre Martin Maier SJ |  | Adveniat
Padre Martin Maier SJ | Adveniat
Padre Martin Maier SJ  con Papa Francesco |  | Adveniat
Padre Martin Maier SJ con Papa Francesco | Adveniat

Con le crisi a Gaza e in Ucraina, che catalizzano l’attenzione dei media, si sono drammaticamente spenti i riflettori su altre zone di crisi, con ciò aggiungendo alle difficoltà umanitarie il peggiore degli stigmi: la dimenticanza. Così accade per esempio per l’America Latina. Proprio il Sud America è invece programmaticamente al centro degli sforzi umanitari dell’organizzazione tedesca Adveniat, diretta dal 2021 da Padre Martin Maier SJ che spiega ad Acistampa il modo di lavorare di questa opera.

Dal punto di vista umanitario, cosa vi preoccupa di più della situazione in Latin America?

«Senza dubbio la crescente crisi della democrazia e dello Stato di diritto nel continente. Stiamo assistendo a come caudilli autocratici e dittatoriali - cioè presunti uomini forti - stiano prendendo il potere, da destra e da sinistra, in un numero sempre maggiore di paesi. Governano per decreto, impongono uno stato di emergenza permanente, cambiano le costituzioni e, in particolare, i limiti di durata di mandato con colpi di Stato. Oppure falsificano le elezioni. Gli esempi più noti sono le dittature di sinistra in Venezuela e Nicaragua e, con un orientamento economicamente neoliberale e di destra, in El Salvador e Argentina. Sono sempre i poveri a soffrire quando le cricche di potere, non solo agiscono politicamente in modo autocratico, ma saccheggiano i paesi per arricchirsi».

E qual è la reazione di Adveniat a tutto ciò?

«Noi di Adveniat diamo molta importanza ai progetti che promuovono la democrazia e lo Stato di diritto. Insieme all’istruzione, sono la chiave per costruire strutture giuste in cui tutte le persone possano vivere in pace e libertà e difendere i propri diritti».

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Qual è stato il vostro budget di aiuti nel 2024, quali paesi avete raggiunto e con che tipo di progetti?

«Nell’esercizio finanziario 2024 abbiamo sostenuto più di 1.000 progetti in America Latina e nei Caraibi per un ammontare di 33,8 milioni di euro di finanziamenti. Sosteniamo i poveri dal Messico all’America centrale e meridionale fino all’Argentina. Il sostegno va dagli aiuti alimentari, dai prodotti per l’igiene e dai medicinali fino all’aiuto strutturale, che a lungo termine dovrebbe portare le persone ad una certa indipendenza, che è poi il nostro obiettivo principale. L’istruzione è per esempio la via d’uscita più importante dalla povertà e dalla violenza».

Con una situazione politica così delicata, in che modo collaborate con i vostri partner sul territorio?

«Noi di Adveniat non mandiamo dipendenti dalla Germania in America Latina. Le persone sul posto sanno meglio di chiunque altro dov’è l’emergenza, quale aiuto è necessario affinché le persone possano superare la povertà e la violenza e vivere in modo dignitoso. I nostri partner in America Latina e nei Caraibi presentano una domanda in cui ci illustrano il loro progetto. I nostri consulenti nazionali lo valutano, decidiamo l’ammontare del finanziamento insieme alla Commissione episcopale di Adveniat e lavoriamo con i partner per garantire che l’aiuto arrivi effettivamente».

Qual è la caratteristica specifica di Adveniat? Ciò che la contraddistingue da altre organizzazioni umanitarie?

«Il carisma di Adveniat è espresso nel suo nome: il Padre Nostro in latino dice adveniat regnum tuum, cioè venga il tuo regno. In altre parole, vogliamo contribuire alla costruzione del Regno di Dio. Come organizzazione umanitaria latinoamericana, abbiamo un chiaro obiettivo: stare dalla parte dei poveri in America Latina e nei Caraibi. Questa è un’altra caratteristica decisiva, anche rispetto ad altre organizzazioni umanitarie: ossia che ci appoggiamo consapevolmente alle strutture ecclesiastiche e sosteniamo in modo mirato i progetti delle parrocchie e le iniziative locali. In questo modo i nostri aiuti raggiungono anche i villaggi più remoti, luoghi dove l’assistenza e gli aiuti statali non vengono più forniti».

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Cosa si augura stando la situazione geopolitica attuale?

«Alla luce del crescente isolamento nella sfera privata e del crescente antagonismo nella sfera politica, economica e pubblica, spero in un contromovimento. Invece di dazi e contro-dazi, frontiere chiuse e isolamento, abbiamo bisogno di una nuova stagione di solidarietà».